::2 freddo

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Credo che il mio primo errore sia stato dar fiducia così velocemente al sorriso di quel ragazzo di scuola che avevi sulle tue labbra quando avevi proferito la prima parola, e più quando credetti che quel paio di brillanti occhi grigi erano la cosa più bella che avessi visto in vita mia.

Non ero abituata a diffidare delle persone, sempre mi hanno detto di non parlare con gli sconosciuti, però spesso mi chiedevo; se non parlo con gli estranei, come posso avere amici? E a giudicarti con la mia prima impressione di te, sembravi uno di loro.

Era un luogo pubblico, William. E in un lampo avevi messo fine a un piano come se lo stessi pianificando da tempo, ingannando tutti intorno a noi, ingannando me, ingannando te stesso. Solo ti bastarono un paio di minuti.

Tutto era sfocato, tutto era un incessante dolore nei miei muscoli e un ruggire del mio stomaco chiedendo cibo. Non potevo muovermi, i miei arti non rispondevano e il mio cervello non lavorava come faceva solitamente.

Può essere che la tua intenzione non fosse farmi del male, però è stato necessario.

Un'aria fredda entrò all'improvviso nella mia bocca facendomi svegliare, i miei occhi lo fecero svogliatamente cercando qualcosa di conosciuto nelle vicinanze.

Numerosi flash di quello che succedette m'inondarono; i tuoi occhi ipnotizzanti che mi guardavano con precauzione mentre mi chiedevi come mi sentissi. Tu che mi strisciavi per l'aeroporto, recitando, come se fossimo una coppia mentre ti preoccupavi di non farmi cadere per colpa della mia goffa camminata. Dopo essere arrivati in un luogo appartato, mi spogliasti senza pudore per vestirmi di nuovo con roba molto diversa da quella che usai quando uscì di casa. In seguito vidi come mi imbarcatasti su un aereo senza problemi, su un aereo in cui non c'erano i miei genitori, su un aereo che senza dubbio non andava in Irlanda, che senza dubbio neanche ritornava a casa.

Il ricordo dell'odore di tabacco, schiuma da barba e lavanda che emanavi, mi fecero svegliare.

C'era una luce che bagnava il mio corpo coperto da diversi tipi di coperte, una luce così fredda e vuota che veniva dalla finestra semi aperta della stanza. Mi è costato abituarmi all'atmosfera; era così freddo che il mio respiro poteva vedersi, così frigido che il mio tremore divenne evidente e così gelido come il ricordo del tuo sguardo che all'improvviso arrivò.

Era un luogo piccolo, il letto era scomodo e la fiamma della piccola candela sul comodino si stava estinguendo a causa dell'aria che entrava. Seppi che la finestra si aprì sola, in qualche momento, per il suo fastidioso cigolare.

Non so quanto tempo passò fino a quando riuscì a muovermi, mi vedevo però non ero cosciente di quello che facevo. Era un letargo così forte che incominciai a credere che si trattasse di un brutto sogno.

Scostai le coperte dal mio corpo così scoprendo il mio intimo. Il panico mi attaccò; mi avevi toccato? Avevi abusato di me senza che me ne rendessi conto? E peggio, l'avresti rifatto adesso che mi avevi?

L'adrenalina arrivò quando volli mettermi in piedi, però le mie gambe continuavano ad essere addormentate e caddi. La sporca e stridente legna ferì le mie ginocchia, volli gridare per la frustrazione però mi convinsi che guardarti arrivare per quello, era qualcosa che non avrei voluto neanche in un milione di anni.

Ero dolorante, disorientata, affamata e con la vescica sul punto di esplodere. Non sapevo che giorno fosse, né dove fossi e neanche ero sicura se fosse reale; e come bambina abituata ai sobborghi, incominciai a singhiozzare.

Avrei voluto morire se non mi fossi svegliata da quell'incubo. Non avevo mai sentito tanta disperazione nella mia vita, non sapevo cosa fare, non sapevo che pensare. E l'unica opzione che passò dalla mia mente fu scappare.

»Crystal trees« |lwt u| {traduzione italiana}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora