Buonasera, amici ✨
Benvenuti ad un nuovo episodio di Sara recensisce cose.
Partiamo subito col riconoscere che anche questa volta ci siamo fatti cogliere impreparati, incapaci di conservare la dignità e in balia degli istinti più gregopazzi. We're only humans, after all.
Ma dopo aver messo in pratica i consigli di Alefendinebbia sulla meditazione e sull' incanalare le energie positive e tutt chella robba là, eccoci pronti ad assecondare il nostro Lillopao interiore dedito all'analisi e alla riflessione.
Farò una breve premessa: è un dato di fatto che le confessioni non abbiano un copione e che - dunque - siano gli attori stessi a scavare nei loro personaggi e a commentare le loro azioni. Ed è perciò naturale che molto di quello che dicono sulle dinamiche di coppia sia anche un riflesso del loro rapporto reale con il/la partner di scena per cui è assodato che c'è tanto di Massimiliano e Maria in questi 50 secondi di paradisinferno che ci hanno donato oggi. Tuttavia trovo riduttivo pensare che stia tutto li, che non abbiano commentato davvero dal punto di vista di Carmine e Rosa.
Credo che la chiave di lettura delle confessioni - di tutti e non solo dei Piecuri - sia quella del "senno di poi". Queste riflessioni non sono quelle del personaggio nel momento in cui avvengono gli eventi. Sono quelle del personaggio che a distanza di tempo è cambiato e maturato per effetto di quegli eventi.
Da qui la dolcezza di Rosa anche nel dire "volevo ucciderlo ". A dirlo non è la Rosa accecata di rabbia di quel "non mi riconosci, Di Salvo". È la Rosa di oggi, quella che si è innamorata di lui, quella che ha capito che "non è accussí che passa 'o dolore", quella che ce l'ha fatta a fare quel salto. È una Rosa che oggi finalmente capisce e sa quello che allora le stava succedendo.
E il Carmine di "m venev 'a rirer" non è il Carmine impietrito di quel loro primo incontro, non è il Carmine distrutto dall' aver appena lasciato andare i suoi amici più cari. È il Carmine di "Rosa Rí, a sta 'ncazzat nun fa buon 'a pelle". Non a caso, infatti, il montaggio mostra la scena immediatamente successiva (sto sbagliann, Rosa Rí?). Credo che Massimiliano abbia volutamente commentato il momento del "oggi è una bella giornata" perché quella è l'incarnazione più vivida e concreta dell'essere la sorella di Ciro Ricci.
Il Carmine che ride di questa cosa piccola e "av't nu metr 'e vint" è lo stesso Carmine dei primi sei episodi della terza stagione. Quello che non l'hai mai temuta, quello che viveva ogni momento con lei come una sfida, quello che incassava ogni insulto felice perché sapeva che le stava entrando dentro, che quegli insulti erano il modo di lei di dargli attenzione.
Carmine - a differenza di Rosa - ha vissuto quella prima fase in maniera gioiosa, serena, senza tumulti interiori. Il suo turning point avviene dopo, col salvataggio di Futura e con la presa di coscienza che quel gioco tra loro, quell'attrazione sta diventando tanto reale da spingerlo a togliere la fede.
Ma questo Carmine che si diverte al pensiero di lei piccola e feroce e che dice che sapeva che lei poteva fargli male ma che non ne aveva paura è esistito davvero. È il Carmine che le chiede a chi appartiene, quello che non distoglie lo sguardo e quello le sussurra che "Tarantè, è' furnut e fa chella forte?".
In conclusione, amici, - come vedete - io sono impazzita per questi 50 secondi di piecureggine.
Purtroppo le prospettive future non sono rosee. Sarà una lenta e graduale discesa nella follia piecura. E neanche le strategie zen di Alefendinebbia potranno salvarci.
Ma fino a quel momento, let's channel our inner Berlino e viva la resistenza siempre 💃
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Cose molto #piecure
Não FicçãoUna riflessione breve ma intensa sull'anteprima delle confessioni dei piecuri.