La nostra storia

689 56 78
                                    

Simone Balestra ha un piccolo grande amore dai grandi occhi azzurri; ricci scuri e morbidi; guance tira baci e lentiggini e si chiama Jacopo. Jacopo è nato da una relazione con Laura, la sua ex fidanzata ai tempi dell'università, quando ancora non aveva capito ed accettato sé stesso e una notte di cinque anni prima s'erano abbandonati a quello che per Laura era amore ma per Simone no. La lasciò poi senza un motivo apparente, appena prese consapevolezza di sé fu la prima a cui disse di essere gay, perché così doveva essere. Non fu solo Simone a dover fare una confessione, Laura aveva scoperto di essere incinta di due settimane, decisero che lo avrebbero tenuto quel bambino e che gli avrebbero dato tutto l'amore possibile anche separati, che in fondo loro due si volevano un bene dell'anima. Così è stato, sono riusciti a prendersi cura di quello scricciolo che ora poggia la testa sul petto del padre e lo ascolta leggere il suo libro preferito Due amici ed una moto di un certo Mel A. che secondo Simone scrive delle storie davvero belle e toccanti.

"Fabio abbracciò forte il suo migliore amico «Anche se domani partirò e non ci vedremo per un po' io sarò sempre qui» disse mettendo una mano sul suo cuore" si ritrovò a sorridere Simone e sentì gli occhi pizzicare

"Papà? Che c'è? Sei triste?" Jacopo aveva alzato di poco la testa per guardarlo non sentendolo più parlare

"No, no sono triste"

"E perché piangi?"

"Mi ha ricordato un po' zio Jacopo"

"Perché anche lui è sempre qui ora?" Mette la piccola manina sul petto che Simone si premura di stringere

"Sì, ora però si è fatto tardi, domani c'è scuola e-"

"No papà! Domani non c'è scuola, c'è assemblea, l'hai dimenticato? Nonno mi porta alla presentazione del libro di Mel A." Dice tutto felice

"Oh giusto! È comunque ora di dormire"

"Ok, papi" si alza, gli rimbocca le coperte e gli dà il bacio della buonanotte

Manuel Ferro ha una grande passione: la scrittura. Un giorno decise di rimboccarsi le maniche e cominciare a scrivere, in modo da dare vita a tutta la sua immaginazione e per farlo al meglio iniziò da un libro per bambini, che lui non aveva avuto un'infanzia molto felice e il momento in cui poteva scappare da quella realtà era quando sua mamma, Anita, la sera prima di andare a letto gli leggeva il suo libro preferito: Il giornalino di Gian Burrasca. Scrisse il suo primo libro che frequentava il secondo anno di università e senza alcun preavviso si ritrovò ad avere un successo inaudito, continuò a scrivere e a studiare. Ora si trova a presentare il suo ultimo libro in una biblioteca dalle parti della Casilina ed è felicissimo di guardare quei volti paffuti e sorridenti che lo ascoltano rapito mentre legge un passaggio del racconto. E' in spaventoso ritardo per la lezione delle quindici di letteratura inglese ma non poteva rinunciare a leggere, e non ha potuto ignorare un bambino tutt'occhioni e con una nuvola di ricci corvini che gli ha chiesto un autografo e lo ha riempito di domande su tutti i suoi libri fino a quando il nonno non l'ha trascinato via dalla biblioteca. Ora Manuel sta correndo tra i corridoi dell'università e con ben venticinque minuti di ritardo, colpa anche della pioggia che ha fatto intensificare il traffico, apre la porta dell'aula 505 con più forza del necessario facendo voltare tutta la classe e anche il professore che si trovava alla lavagna, libro alla mano, e stava scrivendo qualcosa e lo guarda torvo. Vorrebbe sedersi all'ultima fila così da non beccarsi quello sguardo inceneritore ma i posti sono tutti occupati, impreca nella sua mente e si avvia verso le prime file, il tutto accompagnato da uno stridente rumore che fanno le suole delle sue scarpe bagnante, e oltre allo sguardo divertito dei suoi colleghi sente bruciare addosso quello del professore che incontra appena si siede e sente improvvisamente caldo, forse per la vergogna.

Baci e battibecchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora