Capitolo 1

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Questa è un'opera di fantasia.

Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti, sono frutto dell'immaginazione dell'autore o sono usati in modo fittizio.

Qualunque somiglianza con fatti, luoghi e persone reali, esistenti o esistite è del tutto casuale.

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Forse, tra tutte le cose che sono costretta a fare nella mia vita, spostarmi con le valigie al seguito è la cosa che mi manda più ai matti. Nella vita corri, corri sempre. Corri per andare a lavoro, corri per andare a casa, corri per andare al supermercato e corri per andare dal medico. Quindi, tanto per cambiare, corro anche ora, sudata fradicia, con il trolley che sbanda appresso a me, perché ho il treno che parte tra cinque minuti ed io sono appena arrivata a Termini. Dopo uno scatto da far impallidire Usain Bolt, lancio la valigia sulla carrozza e stramazzo sulla poltrona della prima classe, abbassando lo schienale il più possibile. Sono sfinita! Sospiro e mi volto verso il finestrino. Ce l'ho fatta, mi dico sbadigliando, compiacendomi per la mia maratona nell'atrio della stazione, anche se piuttosto ridicola. Mi sono risparmiata le urla di Giancarlo almeno per oggi, e per fortuna, perché ieri sera me ne ha cantate di ogni e non a ragion veduta.

Giancarlo è il mio capo. È un uomo sulla cinquantina, dalla pelle scura e la pancia prominente. Fuma la pipa e quando la sua bocca non sputa fuori il fumo, è impegnata ad elargire sentenze ed ordini. È una specie di despota, ma mi vuole bene, a modo suo. Lavoriamo insieme da oltre sei anni. Mi ha trovata un giorno mentre svolgevo il più nobile e soddisfacente dei miei incarichi: portare caffè a tutti. Vagavo per Cinecittà con un vassoio sempre in mano, tanto da essere scambiata da chiunque per la cameriera del bar. Non capivo assolutamente nulla di quello che avrebbe dovuto essere il mio lavoro, ma conoscevo benissimo gli infiniti modi per fare un cappuccino. Giancarlo ha saputo vedere qualcosa in me e mi ha dato un'opportunità. Così, da quel giorno, lavoro per la Immago Production, una casa di produzione cinematografica tra le migliori a livello nazionale e faccio l'aiuto regia, ovvero la serva del regista. Lui, Giancarlo, dice che sono la migliore, io so solo che il mio lavoro mi piace, punto.

"Non rompere i coglioni Claudia, ci andrai, che tu lo voglia o no" mi ha detto con la sua voce rauca ieri sera al telefono.

"Vorrei farti notare che sono appena rientrata da un mese di riprese in quel cavolo di paesino sperduto sulle Dolomiti. Non prendeva nemmeno il telefono!"

"Non farmi pentire di aver parlato di te al regista! Devi sostituire Marianna e poi è solo per una settimana. Devono fare dei rifacimenti."

Rifacimenti? Sono già abbastanza nervosa per aver passato solo due giorni a casa, figuriamoci adesso, che sono venuta a sapere che dovrò andare a rimettere le mani sul lavoro di altri!

"Hai il treno alle nove di domani mattina. Non ti azzardare a tardare!"

"Tardare? Scherzi! Sono la regina della puntualità!"

"Claudia!"

"Va bene, va bene. Prenderò quel dannatissimo treno domani mattina alle nove. Dormi sereno" gli ho detto. L'ho sentito rilassarsi, mi ha salutata ed ha attaccato borbottando.

Il treno parte con uno strattone ed io chiudo gli occhi. Ieri sera Silvia e Cristiana mi hanno fatto fare davvero tardi. Non avrei dovuto, vista l'alzataccia, ma era il compleanno di Silvia e mi hanno trascinato tutta la notte in giro per i locali del centro di Roma. Di solito non bevo, ma ieri sera, beh, non potevo esimermi, tanto che, uscita dal secondo locale, ero già completamente sbronza. Non reggo molto l'alcol, così nell'ennesimo pub, mi sono ritrovata avvinghiata ad un tipo sconosciuto, scalza a parlare di UFO. Non è esattamente quello che si dice passare una bella serata! Ma mi sono divertita, per quello che riesco a ricordare...

Bianco e Nero in dissolvenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora