I nomi sono la conseguenza delle cose.

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Belisario era sempre stato al fianco del suo imperatore, Giustiniano. Il suo Giustiniano. Colui che egli aveva sempre amato, ammirato e obbedito. Ovunque l'imperatore andasse, egli era sempre lì. Era la sua ombra, la sua anima interiore che lo seguiva come un bravo segugio. 

Tuttavia vi era qualcos'altro tra loro due. Che nessuno sapeva e non poteva sapere. Nemmeno l'imperatrice. Teodora. Il conoscersi ormai da molto tempo facilitava le cose. Il popolo li definiva come fratelli. Ma poteva essere definito come rapporto tra fratelli anche ciò che succedeva ogni sera, sotto le coperte? 

L'imperatore si era appena rintanato nelle sue stanze, seguito dal suo valoroso cavaliere. Belisario gli stava sfilando delicatamente l'armatura, e appoggiandola sul manichino apposito proprio alla loro destra. Non scambiarono molte parole tra di loro, dopotutto non vi era molto di cui parlare. Finito ciò, anche Belisario iniziò a sfilarsi di dosso l'armatura pesante in argento, in contrapposizione dell'armatura dorata del suo imperatore. Di tanto in tanto Giustiniano lo beccava osservare troppo a lungo quel pezzo tutto dorato. Difatti alcune volte aveva anche pensato di regararglielo, tanto lui se lo sarebbe potuto sforgiare uno nuovo. 

Sbattè delicatamente la mano sulle lenzuola, e lo invitò a sedersi accanto a lui. Belisario si accasciò sulle coperte a peso morto, e si sdraiò completamente. Il braccio piegato sopra la sua fronte a riposare, mentre il suo petto si alzava e abbassava velocemente. Ogni volta che si ritrovava al fianco del suo imperatore gli veniva una strana adrenalina che gli saliva il petto e dunque il collo. Chiuse gli occhi, cercando in qualche modo di diminuire le sue emozioni. 

Pure Giustiniano si distese sulle morbide lenzuola di seta, mettendosi un braccio dietro la testa per sorreggerla. Girò la testa verso destra e ammirava con avidità i lineamenti delicati e dolci del suo soldato preferito. Gli avvicinò una mano e accarezzò la sua guancia ormai segnata dalla barba. Gli occhi di Belisario si aprirono di colpo, e si girò dall'altra parte, affinchè potesse vedere meglio il volto del suo imperatore. 

Quest'ultimo distolse subito lo sguardo, cercando invano di coprire le grosse chiazze rosse che si erano formate sul viso. Stava arrossendo. E stranamente questo gli piacque un po' troppo al valoroso soldato. Tese la mano, cercando di voltare quel viso di cui si era innamorato perdutamente, ma invano. Dunque nuovamente si girò di schiena di lato. Si pose una mano tra la testa e il cuscino. Si immerse nei suoi pensieri e non si accorse di come Giustiniano si fosse levato in piedi ponendosi prorpio davanti alla finestra e al fianco del letto. 

Egli si passò una mano tra i capelli in modo nervoso, non sapendo cosa fare. Era giusta la relazione che stavano avendo? Erano due uomini dopotutto, inoltre egli stesso aveva una bellissima moglie per cui aveva cambiato la legge per sposarla. Erano anche in attesa di un figlio a quel tempo. Sbuffò e prese un profondo respiro. Si stirò le lunghe braccia verso l'alto per cercare di rilassarsi in un qualche modo. Iniziò a svestirsi per mettersi una tunica più leggera, ormai si vedeva il suo petto nudo e proprio in quel momento Belisario, che aveva raccolto tutte le sue forze per voltarsi verso il suo amante, si girò. Tutti e due si fermarono per qualche istante che parvero anni, se non secoli. 

L'imperatore scoppiò in una risata llegra, genuina, piena di allegrezza e calore. Era la prima volta dopo tanto tempo che egli si metteva a ridere, se non dalle prime volte con sua moglie, Teodora. La bella e dolce Teodora. Era sicuro che in quel momento ella si stava hicedendo dove egli fosse, se fosse sano e salvo e se fosse disposto ad incontrarla. Ma avrebbe dovuto ricevere nota del suo ritorno, dunque non si preoccupò molto. Aveva ancora tanto tempo per vederla nuovamente. Si sfilò del tutto la sua camicia, fadendo nascere un bellissimo sorriso sul suo viso. Di conseguenza anche Belisario scoppiò a ridere, rigirandosi nel suo lato del letto. 

Il sole stava per calare, e stava lasciando dietro di sè dei colori caldi, calorosi, dolci. Le nuvole che erano presenti prima ormai non si vedevano più, e sicuramente il giorno successivo sarebbe stato ancora più bello di quello presente. Si sentivano gli uccellini cinguettare, probabilmente perchè i loro o le loro compagne erano tornate nel proprio nido. Avrebbero portato il cibo che avevano trovato a casa, per sfamare i loro piccoli. La loro famiglia. Perchè questa era la loro natura. questo era il loro lavoro. E così era anche per tutti gli uomini presenti al di fuori del castello a mirare l'orizzonte per individuare qualche eventuale pericolo imminente. Ogni uomo al di fuori di quella grande finestra stava lavorando come gli era stato ordinato e Giustiiano non poteva biasimarli. Neanche se fossero venuti ad ucciderlo. Perchè era ciò che gli avevano ordinato. Perchè questa era la loro natura. 

Ormai il sole era calato del tutto e i servi all'interno del castello stavano già iniziando ad accendere tutte le candele necessarie lungo i corridoi. La luna che ormai era spuntata nel cielo adornava il paesaggio. Gli animali notturni iniziavano a uscire dalle loro tane, in cerca delle loro prede. Giustiniano aprì le grandi finestre per uscire fuori nel balcone. Tese un braccio verso Belisario, in segno che avrebbe dovuto congiungersi con lui. L'imperatore si appoggiò di schiena sulla ringhiera, portando il collo all'indietro. Il vento gli accarezzava dolcemente i capelli. Quasi malinconicamente. Ma il sovrano non capiva il perchè. Forse per qualche segno. Che qualcosa gli stava per accadere. 

Una freccia. 

Forse, suo figlio non ce l'avrebbe fatta e sarebbe nato prematuramente conseguendo alla sua morte?

Sibilava. 

Oppure il suo esercito qualche mese dopo sarebbe stato annientato?

Verso Giustiniano. 

Invece forse era il suo Belisario?

Ad una velocità soprannaturale. 

Ma poteva il suo Belisario abbandonarlo nel momento in cui ne aveva più bisogno?

Si avvicinava semrpe di più. 

Poteva mai Belisario, il suo Belisario abbandonarlo ad alcuna condizione?

Sempre di più.

No, non ci voleva pensare. Non poteva essere. No.

Trafisse con forse troppa facilità il petto di Giustiniano.

Gli occhi di Belisario si velarono di orrore. 

Sputava sangue. Perdeva sangue. Troppo sangue. 

Giustiniano si accovacciò per terra, le mani che toccavano la punta della freccia immacolata.

Gli occhi di Belisario si velarono di lacrime. 

Giustiniano non stava più respirando. 

Gli occhi di Belisario si velarono di sangue.

Un altro uomo stava morendo davanti a lui. Davanti ai suoi occhi, e lui non poteva fare niente. Ma lui non era solo un uomo. 

Era il suo amore più grande che aveva mai avuto. 

Era il suo unico imperatore. 

Era il suo Giustiniano. 

Era suo. 

A.A.B.

24/01/2024

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 24 ⏰

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