Sotto il cielo di New York

capitolo 2 tra fiamme e asfalto

Max scrutava l'orizzonte incandescente, l'odore di benzina e asfalto fuso permeava l'aria. La sua moto ruggiva come un leone, un richiamo indomabile che lo trascinava in una realtà sotterranea.
Il mondo delle corse clandestine era il suo rifugio, ma anche il suo inferno personale se suo padre vedesse come ha sprecato la sua laurea in ingegneria meccanica lo avrebbe ammazzato con le sue stesse mani. Ma tutto Era iniziato con un lavoro extra come un meccanico, le mani sporche di olio e il volto nascosto dietro le tenebre della notte. L'officina di suo padre, un tempo un simbolo di orgoglio familiare, era stata spazzata via da una marea di debiti. Jack, il fratello maggiore, aveva gestito l'attività con incoscienza, accumulando solo fallimenti e rovine.Max, intrappolato in una spirale di responsabilità, aveva preso una decisione. Aveva messo in un cassetto i suoi sogni e aveva venduto la sua anima al mondo clandestino delle corse motociclistiche, sperando che la velocità e il rischio potessero ripagare il debito che lo schiacciava.Le notti si erano fuse in giorni, e Max era diventato più di un meccanico. Era diventato un pilota, un bravo pilota un'icona delle strade clandestine.
La sua moto, una Ducati Panigale tutta modificata da lui era una bestia di ferro e fuoco, diventò l'estensione della sua volontà. Ogni curva, ogni accelerazione, era un passo più vicino alla libertà finanziaria che cercava disperatamente.
Le corse notturne si trasformavano in un balletto di velocità, con le moto che sfrecciavano tra le strade deserte di New York come frecce ardenti.
Max dominava il suo destriero d'acciaio, spingendosi oltre i limiti, sfidando il fato e il pericolo.Ma mentre l'asfalto si svelava sotto le sue ruote, l'ombra dei debiti familiari si allungava. Ogni vittoria era un respiro di sollievo, ma il peso della responsabilità lo costringeva a continuare, a immergersi più a fondo nel mondo clandestino che stava diventando il suo rifugio.