2 febbraio 2023/ 7.30 pm
Londra, Regno Unito
Quella stessa sera, in macchina, il silenzio tra noi due è un po’ teso, come probabilmente non lo è mai stato da quando ci conosciamo, ma nel mio cervello si stanno inseguendo troppi pensieri tutti insieme per potermi concentrare su altro ed Oscar non ha ancora perso la faccia preoccupata da quando ha raggiunto noi ragazze con Lando prima. La sua mano sul mio ginocchio cerca di trasmettere sicurezza, forse anche a se stesso, ma sento che sta leggermente tremando e capisco che anche la sua è tutta apparenza. Sono proprio quelle mani tremanti che, nonostante tutti i pensieri che mi frullano per la testa, mi fanno capire che questa volta, e forse anche per la prima in assoluto tra di noi, devo essere io la prima a buttarmi, che Oscar questa volta non ha uno sguardo dolce e un sorriso sereno per togliermi le mie paure e che per una volta devo essere io quella che dovrà consolare il mio migliore amico.
«Alla fine non siamo riusciti a parlare di tutta la situazione con il tuo capo.» Non sono molto brava in questo e dico la prima cosa che mi viene in mente, anche se mi rendo conto che forse non è delle migliori, visto che rischiamo di fare un incidente un secondo dopo che ho aperto bocca, con Oscar che inchioda e mi fissa sconvolto. Lo guardo a mia volta, non capendo il perché della sua reazione così improvvisa.
«Oscar, mi vuoi dire che ti prende? Magari anche senza farci finire entrambi in ospedale? Non credo che alla McLaren sarebbero molto contenti se ti rompessi l’osso del collo mentre torni a casa, sai?»
La mia voglia di fare ironia muore subito dopo che Oscar non mi risponde e torna a guardare la strada, ripartendo. È solo in questo momento che i miei pensieri tornano a correre, anche più di prima. Questa giornata è stata veramente lunga e inizio a pensare che ci possano essere stati dei problemi in fabbrica. E se avesse avuto problemi con il suo team? Dice che li conosce ormai quasi tutti e sono bravi, ma non si sa mai. E se invece i problemi fossero con Lando? Quel ragazzo è simpatico, ma non si sa mai. Nonostante giochino ai videogiochi quasi tutte le sere insieme magari hanno scoperto che non riescono a lavorare insieme bene come credono. Oppure il problema potrebbe essere di nuovo con il suo contratto o si è fatto male oggi con il suo allenatore e non me lo vuole dire… o ha litigato con il suo capo e adesso non lo fanno più correre. I miei pensieri continuano ad accavallarsi uno sull’altro e presto sento il respiro accelerare, la vista offuscarsi e i pensieri farsi meno definiti. Oscar deve essersene accorto circa mezzo secondo dopo, quando sicuramente la mia gamba si sarà irrigidita sotto la sua mano. Ormai faccio fatica a rendermi conto di quello che mi sta accadendo intorno, ma poco dopo sento benissimo quando il rombo del motore della macchina si ferma e poco dopo il venticello che mi sfiora la pelle e delle mani che stanno slacciando la mia cintura, come il freddo che sento sotto di me e che vuol dire che non siamo più in macchina. Continuo a vedere poco chiaro e tutto sfocato, ma per fortuna Oscar è perfettamente capace di calmarmi in poche mosse. Non lo vedo ma sento molto bene le sue mani sul mio collo, che lo massaggiano con movimenti lenti e circolari, studiati, e il mio corpo è come se sapesse perfettamente cosa fare anche da solo. In poco tempo il mio respiro si sincronizza con i movimenti circolari dietro il mio collo e tutto torna normale in poco tempo. Sento comunque che Oscar non smette di fare quei piccoli movimenti circolari dietro il mio collo, aspetta sempre che mi passi anche la tensione muscolare, prima di smettere del tutto e posizionarsi davanti a me, con una luce rassicurante nei suoi occhi castani e un sorriso dolce. Questa volta non mi faccio ingannare dal suo sorriso e mi fiondo tra le sue braccia, tremando, preoccupata come non mai che sia successo qualcosa che non mi vuole dire.
Sento le sue braccia chiudersi sulla mia schiena quasi subito e mi beo per qualche secondo della sensazione che mi da stare tra quelle braccia muscolose, prima di alzare gli occhi e fargli la domanda che mi tormenta da quando siamo entrati in macchina. «È successo qualcosa oggi in fabbrica?»
Mi guarda un attimo confuso prima di rispondermi. «No, perché?»
«Perché sei tornato molto preoccupato e avevo paura che fosse successo qualcosa. Non ti sei fatto male, vero?»
Lo sento scoppiare a ridere, prima di rispondermi senza riuscire a smettere di sorridere come uno stupido. «No, Fifi, non mi sono fatto male. Mi spieghi da dove ti è venuta questa idea?»
«Quando sei uscito dalla fabbrica eri molto preoccupato e poi eri silenzioso in macchina, ti tremava anche la mano… avevo paura che fosse successo qualcosa…»
«Ti posso garantire che non è successo nulla. Sono un po’ stanco, per questo sono più silenzioso del solito.»
«E la tua espressione preoccupata?»
«Inizio a sentire la tensione. Oggi quando in riunione abbiamo iniziato a parlare dei test in Bahrein ho iniziato veramente a sentire che sto per avverare il mio sogno e ho iniziato e sentire la tensione crescere. Adesso è tutto reale e continuo a pensare che prima o poi mi sveglierò e scoprirò che tutto questo è solo un mio sogno.»
«Ma non hai già fatto test con la Formula due e Formula tre? Cosa ci sarebbe di diverso?»
«Niente… è che adesso sembra veramente tutto così reale. Non vedo l’ora di provare la macchina ma inizio anche a sentire un po’ di pressione addosso, non posso negarlo. Questa scuderia ha tanta storia e tanti campioni sono passati da qui e… non lo so spiegare bene neanche io.»
Restiamo ancora per qualche minuto lì, a bordo strada, a cullarci uno nelle braccia dell’altra, prima di ritornare in macchina e ripartire. Ritorniamo presto alle nostre solite posizioni di quando siamo in macchina, ma sento che il suo tocco è un po’ diverso dal solito, un po’ più rigido, e poco dopo mi rendo conto che sta cercando di dirmi qualcosa, senza sapere come farlo. Odio conoscere il mio migliore amico come le mie tasche, perché capisco subito quando c’è qualcosa che non va.
«Okay, Oscar, dimmi cosa non va.»
«Niente.»
«Oscar, non sei assolutamente capace di mentire, ricordatelo. Ti diventano tutte le orecchie rosse quando lo fai e adesso sembrano due pomodori, quindi dimmi che cosa c’è, per favore.»
Mi guarda con la coda dell’occhio, poco convinto, ma io alzo quasi subito un sopracciglio per fargli capire che non ho intenzione di abbandonare la conversazione e lui, poco dopo, si convince.
«È successo qualcosa oggi con Luisa e la sorella di Lando?» lo guardo sorpresa, non mi sarei immaginata una domanda del genere da parte sua, soprattutto perché non so proprio di che cosa parli.
«No, cosa dovrebbe essere successo. Abbiamo parlato poco tra di noi. Luisa sembra simpatica, anche Flo probabilmente, ma un po’ impicciona.»
«Avevi una faccia quasi spaventata quando vi siamo venuti incontra con Lando e ho pensato che fosse successo qualcosa.»
«Non hanno detto nulla di male, sembrano simpatiche, ma mi hanno fatto riflettere.»
«Su cosa?»
«Su questa situazione.» mi giro a guardarlo, con occhi tristi, e lui si accorge subito che qualcosa non va e aumenta subito la presa sulla mia gamba, per infondermi coraggio. «Oscar, tra poco più di un mese inizia la stagione…»
«Quindi?»
«Oscar tu ti presenterai nel paddock con una ragazza che palesemente non è la tua ragazza, non è una tua parente, non è una dipendente della McLaren ed è sbucata completamente dal nulla. Non voglio che inizino a circolare strane voci su di noi, non sarebbe corretto nei confronti di Lily.»
«Non capisco quale sia il problema, diremo semplicemente la verità, che sei la mia migliore amica e che hai deciso di seguirmi in questa nuova avventura per sostenermi.»
«Certo, come no. E una migliore amica sbuca assolutamente dal nulla, senza che ci sia una foto pregressa, senza un profilo social, senza che io sia mai venuta a una tua gara quando eri nelle formule minori. Ho paura di cosa penserà la gente.»
«E tu lasciali pensare quello che vogliono, fregatene. Lily purtroppo potrà venire solo a poche gare ma io ti voglio vicina in questa nuova avventura.»
I suoi occhi cercano in tutti i modi di farmi capire il suo punto di vista ma per me è difficile. Nonostante tutto voglio molto bene a Lily e non voglio che la mia presenza la possa mettere in difficoltà. Il problema principale è che quest’anno potrà essere presente solo a poche gare e io non voglio che qualcuno possa mettere in discussione il suo rapporto con il mio migliore amico, non se lo merita. Continuo a rimuginare su questa cosa finché non arriviamo davanti a una boutique e io scendo dalla macchina con un sospiro rassegnato. Devo assolutamente comprarmi un vestito per la presentazione della macchina, non posso certo andarci in jeans, anche se forse avrei preferito. La boutique è una di quelle di alta moda e assolutamente pretenziose in cui non avrei mai nemmeno pensato di mettere piede, ma Lando, che ce l’ha consigliata, ha detto che è una delle migliori della città e che hanno abiti di tutti i tipi, anche meno pretenziosi e assurdi di quelli che in questo momento sto vedendo in vetrina e che non metterei mai, neanche sotto tortura.
La ragazza che ci accoglie e che si dovrebbe occupare di me mi fa venire mal di testa dopo meno di cinque minuti. Non tanto per il sorriso, davvero troppo eccessivo che ha avuto dal primo momento, ma perché sembra che si sia scolata cento red bull prima di iniziare il lavoro. Penso che dire che non è stata ferma neanche per mezzo secondo sia un eufemismo, sembrava che stesse saltellando per il negozio e dopo poco stavo per legarla a una sedia, non ne potevo più di vederla girare come una trottola impazzita.
Oscar si accomoda subito sulla stessa sedia dove volevo legare la commessa, tranquillo, e fa partire la videochiamata con Lily, che voleva assolutamente essere coinvolta nella scelta del mio vestito, mentre io metto subito in chiaro le cose con la commessa, dopo averla vista andare quasi subito verso un assurdo vestito arancione sgargiante con gli occhi che le brillavano. «Aspetti un secondo. Mettiamo le cose in chiaro, il vestito deve essere abbastanza lungo, magari al ginocchio, il colore deve essere abbastanza scuro e non deve essere troppo scollato.» vedo la ragazza perdere per un secondo il suo sorriso assurdo e voltarsi verso di me.
«Con i suoi capelli scuri e gli occhi chiari le starebbe meglio un vestito di un colore chiaro.»
«No, preferisco rimanere su colori più scuri.»
Penso si possa fare una statua a quella ragazza dopo oggi pomeriggio, soprattutto se non è uscita completamente di testa. Pensavo che avendo dato delle indicazioni molto precise di come volevo il vestito le cose sarebbero state molto più facili di quello che si sono rivelate. Abbiamo presto scoperto che Oscar, Lily ed io abbiamo gusti completamente diversi e anche idee diversissime su quello che avrei dovuto indossare. Quello che piaceva a loro mi faceva sentire quasi nuda, mentre con quello che piaceva a me, mi guardavano entrambi con un’espressione molto poco convinta. Penso di aver provato più della metà dei vestiti del negozio prima di trovare, dopo un quasi esaurimento nervoso da parte di tutti quanti, il vestito.
Appena esco dal camerino vedo solo facce felici e anche io mi sento veramente a mio agio con questo addosso. È lungo fino al ginocchio, abbastanza largo ma con il corpetto e le maniche a tre quarti di pizzo. Mi piace veramente molto ma non riesce a convincermi fino in fondo il colore e quindi chiedo alla commessa se per caso ne hanno altri e quando arriva con lo stesso modello ma di colore blu notte penso proprio di essermene innamorata. E sono ancora più certa della mia scelta quando esco con l’ultimo vestito e vedo le due lacrimucce che sono scappate ad Oscar e che gli rigano le guance, mentre Lily è direttamente una fontana al telefono e la commessa penso stia ringraziando tutti i santi del paradiso per averci finalmente accontentati.
Solo quando siamo in macchina, Oscar ha un’obiezione da fare.
«Non capisco perché hai voluto cambiare il colore del vestito, per me stavi benissimo anche con l’altro.»
Mi metto le mani nei capelli, prima di rispondergli. A volte i maschi sono proprio stupidi. «Ma secondo te, potevo mai venire alla presentazione della McLaren con il vestito di quel colore?» gli dico, sottolineando particolarmente il concetto sperando che capisca, ma senza particolare successo, visto la faccia da pesce lesso che mi rifila subito dopo.
«Oscar, qual è il colore principale della tua tuta da gara?»
«Il grigio.»
«Okay, riformulo. Di che colore è la tua polo della McLaren?»
«Arancione.»
«Esatto. E, secondo te, io potevo mai venire alla presentazione della McLaren con un vestito rosso!?»
Non ci posso credere, continua a guardarmi come un pesce lesso. «Oscar, con il rosso posso andare alla presentazione della Ferrari, no?»
Penso che solo in questo momento i solo due neuroni che gli sono rimasti in testa si siano connessi tra di loro, perché smette di guardarmi come se fossi matta, anche se subito dopo scoppia a ridere. Lo guardo per un attimo, scuotendo la testa, prima di mettermi a ridere insieme a lui, ed è così che torniamo a casa, pochi minuti dopo, ancora ridendo come matti, e ad aspettarci c’è un’altra bella sorpresa, Lily, appena tornata da una visita ai suoi genitori, visto che sua madre non sta molto bene in questi giorni.
Appena entriamo dalla porta Lily mi rapisce e mi porta nella mia stanza per poter vedere dal vivo il vestito, per poi farsi venire di nuovo gli occhi lucidi. «È stupendo.»
«Lo so, piace veramente tanto anche a me, non posso negarlo.»
«Ti prego, fatti fare una foto da Oscar, voglio assolutamente vederti con quello addosso, farai un figurone, ne sono sicura.»
Sorrido quasi intenerita dal suo entusiasmo, per poi decidere di fare una cosa a cui stavo pensando da un po’, ma che non avevo ancora avuto il coraggio di fare. «Dammi il tuo telefono.»
Lily mi guarda stupita per qualche secondo, senza muoversi, prima probabilmente di capire e di aprirsi in un sorrisone ancora più grande, prima di porgermi l’apparecchio, sul quale le salvo il mio numero.
«Sei sicura?» mi guarda ancora intimorita, quasi incredula, ma immensamente felice.
«Sicurissima. Siamo amiche e ti conosco ormai da quasi sei mesi. Mi fido, so che persona sei e poi oggi Oscar mi ha fatto ragionare un po’ su questa cosa.»
«Cosa ti ha detto?»
«Voleva convincermi a dare il mio numero di telefono a Lando, cosa che ha fallito miseramente, e mi ha detto che lui non poteva continuare ad essere ancora per molto l’unica persona al mondo ad avere il mio nuovo numero. È tanto che dico di voler riprendere in mano la mia vita, tornare a vivere come una persona normale, e mi sono resa conto che questo passo lo dovevo fare.»
Vedo Lily che sta piangendo e presto mi abbraccia fortissimo, scossa dai singhiozzi, ed è solo nel momento in cui la stringo tra le mie braccia, cercando di calmarla accarezzandole i capelli come fa sempre Oscar con me, che mi rendo veramente conto di quanto mi abbia fatto bene la nostra amicizia e di quanto io sia cambiata da quando la conosco. È stata lei a convincermi a tornare a vivere, è stato con lei che sono uscita per la prima volta con qualcuno che non fosse Oscar senza il terrore che potesse succedere qualcosa ed è stata sempre lei che mi ha convinto fino in fondo ad assecondare la pazzia che Oscar mi aveva accennato fin dal primo momento in ospedale, quella di seguirlo a tutte le sue gare. La prima volta che ne abbiamo parlato seriamente, qualche giorno dopo capodanno, pensavo che si arrabbiasse con me, che non mi volesse così vicino al fidanzato e che se la prendesse con Oscar per aver pensato a una cosa del genere, invece ne è stata fin da subito entusiasta. Lily sapeva fin dall’inizio che in questa stagione non sarebbe potuta essere molto presente alle gare e mi ha confessato che aveva paura di lasciare Oscar quasi completamente da solo a iniziare un’avventura così importante, senza la presenza di qualcuno che fosse sempre e comunque dalla sua parte, qualsiasi cosa succedesse, ma che con la mia presenza ha capito che questo non sarebbe stato un problema e che così si sente molto meno in colpa a non poterlo seguire molto in questa stagione.
Poco dopo siamo tutti e tre a tavola, che conversiamo tranquillamente davanti a un piatto di pollo con le zucchine. Grazie alla dieta strettissima di Oscar siamo tutti a stecchetto qui a casa, anche perché qualche volta il suo preparatore viene a controllare cosa c’è nel frigo per essere sicuro che Oscar non sgarri e mi ricordo ancora fin troppo bene la faccia che ha fatto la prima volta che ha trovato del gelato nel congelatore. Penso di non aver mai visto una persona normale passare così velocemente per almeno tre colori diversi in viso. All’inizio era tutto normale e stava scherzando con me e Lily in cucina mentre controllava il frigo, dove non c’era niente di più strano dello yogurt alla frutta di cui è dipendente Lily, per poi passare a una faccia dello stesso colore di uno scheletro non appena ha aperto il congelatore e ha trovato, in mezzo al pollo e al salmone, la vaschetta enorme di gelato alla nocciola. L’ha presa in mano, l’ha guardata per bene per mezzo secondo, e, quando si è girato, aveva una faccia paonazza che faceva quasi spavento. Appena ha iniziato ad urlare contro la scellerataggine di Oscar le nostre reazioni sono state molto diverse. Lily ha guardato la scena per pochissimo, ma dopo averlo visto urlare agitando quella povera vaschetta si è messa a ridere come una pazza, piegata in due e con le lacrime agli occhi. Io ero già attaccata alla ringhiera delle scale, pronta a scappare al piano di sopra, convinta che avesse perso completamente la testa e che fosse un pericolo, mentre Oscar aveva una faccia da cane bastonato molto tenera. Solo dopo mezz’ora di urla, dove per fortuna nessuno ha chiamato la polizia se no davvero eravamo alle comiche quella sera, Lily ha smesso finalmente di ridere e ha spiegato la situazione supportata da un Oscar decisamente imbarazzato, mentre io continuavo a tenermi a debita distanza, anche se ha continuato a venire per una settimana intera dopo cena per controllare che fossimo veramente solo io e Lily a mangiare quel gelato. Adesso ci ridiamo abbastanza tranquillamente su, ma all’inizio scattavo come una molla tutte le volte che lo vedevo, pronta a scappare.
Poco dopo siamo tutti e tre sul divano, pronti a guardarci un film, o almeno questa era l’intenzione iniziale, perché mi ci vuole poco a capire che Oscar e Lily stasera hanno poca intenzione di guardare il film e io non ho nessuna intenzione di fare il terzo in comodo e così, con una scusa, me ne torno dopo poco in camera mia, lasciandoli soli. È già un po’ che inizio a sentirmi in colpa per abitare con Oscar e stare sempre in mezzo quando vogliono stare un po’ da soli, ma non posso parlarne con loro perché Oscar andrebbe su tutte le furie se gli facessi un discorso del genere, ma non sono stupida, abbiamo tutti e tre vent’anni ed è normale che loro vogliano un po’ di privacy, cosa che con me in mezzo è impossibile, e la cosa mi rattrista molto. Ho provato anche a comprarmi dei tappi per le orecchie, per lasciargli la loro intimità, ma devo aver comprato i tappi sbagliati perché la loro prima notte in casa l’ho vissuta perfettamente anche io, per non parlare della volta che sono rientrata dalla seduta con la psicologa e mi sono ritrovata davanti il mio migliore amico nudo come mamma l’ha fatto. Per fortuna Lily aveva addosso una sua maglietta, ma descrivere l’imbarazzo di tutti e tre è veramente impossibile.
STAI LEGGENDO
Reborn
Romanceuna ragazza che scappa dal suo passato e un ragazzo con un passato non facile che si incontrano quasi per caso. Freya è una giovane ragazza che grazie al suo amico Oscar Piastri riesce a ritornare a vivere dopo una brutta esperienza che le ha condiz...