Capitolo 9

19 7 11
                                    

"Quell'infame" borbottò Andrea. Era la sesta imprecazione che Ingrid sentiva solo nell'ultima mezz'ora, e non serviva il potere della Volpe per capire quale fosse il problema del ragazzo: aveva diversi punti rossi sul viso e sulle mani, e continuava a grattarsi la schiena con fare ossessivo.

"Dovresti mettere in casa quelle lampade apposita per le zanzare: sai che soddisfazione" disse Ingrid. Andrea uccise immediatamente la ragazza con lo sguardo. "Secondo te non ci ho già pensato? Ho guardato in giro ma o non li vendono, o li hanno finiti o li stanno ordinando. È da una settimana che sopporto quella maledetta, una dannata settimana" replicò infuriato. "Più di una settimana di relazione. Le hai già proposto di fidanzarvi o vuoi fare una cena a base di carne al sangue?" chiese Ingrid con fare ironico. Andrea le scoccò un'altra occhiataccia, e la ragazza alzò le spalle ridendo.

"Se non fossi elettrica, ti avrei lanciato quello stufato in faccia" borbottò Andrea. Ingrid si pulì le labbra con il tovagliolo e lo appoggiò con vigore al tavolo della mensa. "Innanzitutto, è stufato di agnello. Secondo, si chiama Fårikål. È un piatto tipico della Norvegia" spiegò con voce acida. "Ah perché, voi norvegesi non andavate avanti con il salmone?" chiese la carogna con un sorriso ancora più acido in volto. "Ah perché, tu non vai avanti con pizza e caffè?" chiese Ingrid, adocchiando il piatto di Andrea: hamburger e carote tagliate a fettine. "Ah ah ah, simpatica" disse Andrea con tono ironico. Con stizza iniziò a mangiare le carote, mentre Ingrid continuò con il suo stufato di agnello.

Assorto in questi pensieri, Andrea iniziò a guardarsi attorno. La mensa assomigliava sorprendentemente a quelle scolastiche, con lo stesso pavimento, la stessa parete bianca, gli stessi tavoli bianchi e lo stesso bancone. C'erano anche lo stesso cibo ma cucinato meglio e quindi più buono, ma Ingrid si portava sempre il pranzo da casa. Non voleva saltare neanche una casella della sua tabella settimanale, e anche se il cibo della mensa l'attraeva in ogni modo possibile ed immaginabile, si era imposta di non dare ascolto alle sue pupille gustative.

Con un colpo, un vassoio di plastica azzurra atterrò di fianco ad Andrea. I due ragazzi sussultarono per la paura, e lanciarono uno sguardo in cagnesco al povero  Liam, che non aveva fatto niente di male che unirsi a loro per pranzo. "Beh, che sono these glances? Ho fatto qualcosa di male?" chiese Liam. "Niente, niente. Siediti pure!" rispose immediatamente Ingrid anche se con troppa foga da risultare normale. Liam non parve notarlo, e sorridendo tutto felice si sedette, pregustando con lo sguardo il suo riso e pollo.

Guardalo, Ingrid non riusciva a prendere sul serio quel ragazzino troppo biondo, troppo abbronzato e dalle magliette troppo sgargianti. Osservò la maglietta di quel giorno: un fucsia così acceso da sembrare un evidenziatore. "Che poi dove le trova? Ci sarà qualcuno che venderà questo abomini... Spero che l'attività sia fallita" pensò. Nuovamente provò a concentrarsi sul suo piatto, ma un colpo di tosse alle sue spalle la fece voltare con sguardo infuriato.

Venne ricambiata dallo stesso sguardo ma con fare più sprezzante. "C'è Noemi che vuole vederci in sala riunioni. Immediatamente" disse Sofia. "Ma... Stiamo mangiando. Io sono arrivato adesso" replicò Liam in modo quasi piagnucoloso. A Ingrid dispiacque guardare il viso da cane bastonato del ragazzino, ma a Sofia non fece effetto. "E a me dovrebbe interessare?" replicò secca.

"Perché non te lo porti dietro? Non credo che a Noemi cambi qualcosa" disse Andrea. Era già occupato a chiudere il suo hamburger e il resto di carote rimaste nel suo sacchetto del pranzo, mentre a Ingrid bastò ingurgitare l'ultimo pezzo del Fårikål e accartocciare la scatola di carta stagnola che aveva usato come piatto. "Forse avete ragione..." borbottò Liam. "Noi abbiamo sempre... E che cazzo Sofia, potresti aspettarci!" urlò Andrea. Senza farsi notare, la supereroina dal potere della Volpe si era già diretta verso l'uscita della mensa, sdegnandosi di aspettare i colleghi.

Caffè IrishDove le storie prendono vita. Scoprilo ora