3. Regina di Cuori

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Spalancò di scatto gli occhi. La luce stava iniziando a rischiarare la camera, segno che la notte avesse lasciato il posto all'alba.

Non aveva altro tempo da perdere, doveva affrettarsi a raggiungere il molo sotterraneo o il suo piano sarebbe fallito miseramente.

Valutò lo stato in cui versava la stanza e ci mancò poco che le prendesse il panico: diversi mobili giacevano distrutti per terra tra cui la preziosa scrivania in ciliegio, spaccata bellamente in due e con una gamba di legno fratturata in un milione di schegge.

Merda, ora rammentava.

Durante la seconda scopata avevano scelto di impiegare un pizzico di ambizione, giusto per rendere il rapporto ancora più divertente –ed eccitante- e il risultato era quello, una camera completamente da rifare come se la Marina si fosse fatta un giro turistico.

Gli abiti per lo meno sembravano intatti, ragionò con sollievo Berlay, allungando il collo in cerca del proprio vestiario.

Provò a sollevare il busto ma si accorse giusto in tempo di una grande mano appoggiata con decisione sul suo fianco nudo. Doflamingo si era addormentato con il braccio allungato verso di lei, le dita serrate sulla sua tenera pelle.

Deglutì e la spostò il più lentamente possibile, adagiandola con cautela sopra al cuscino che oramai non le serviva più.

Così, si disse, non si sarebbe accorto troppo presto della sua fuga.

Abbandonò il materasso sempre facendo attenzione a non produrre alcun suono. Prese a raccogliere i suoi vestiti sparsi per il pavimento quando lo sguardo le cadde sul gigantesco specchio che occupava quasi metà stanza. Dalla lastra di vetro le venne restituita un'immagine che non le piacque particolarmente. Il suo corpo, prima niveo, ora era arrossato in più punti, come il collo, martoriato a furia dei ripetuti baci e dei morsi non troppo delicati, mentre alcune porzioni di pelle iniziavano a mostrare la comparsa di spessi ematomi violacei.

Non che il corpo di Doflamingo versasse in condizioni migliori del suo, la schiena dell'uomo era attraversata da profondi graffi che gli aveva inferto con le unghie mentre era intento a spingere dentro di lei. Dopotutto, non ci erano andati giù leggeri a vicenda ed era per quest'unica ragione che Berlay aveva vissuto probabilmente la notte di sesso più bella della sua intera vita.

Peccato averlo fatto solo cinque volte di seguito...

Sospirò e finì di rivestirsi. Infilò la camicia sgualcita dentro ai pantaloni in pelle, che terminavano all'interno degli stivali alti. Fissò bene il mantello al collo e senza ulteriori indugi fu pronta a lasciare la camera.

Gettò un'ultima occhiata attenta a Doflamingo, cercando di imprimersi nella memoria quell'immagine di lui, così calma e rassicurante.

L'uomo dormiva profondamente e un'espressione tranquilla gli rivestiva i lineamenti decisi. Gli addominali definiti e i muscoli allenati del corpo seguivano pigri il suo respiro regolare. Era bello e una piccola parte di lei si pentì di abbandonarlo in quel modo, dopo la notte folle che avevano passato. Ma si trattava appunto di una follia e come tale doveva rimanere circoscritta.

Addio Doflamingo, al tuo risveglio mi odierai, pensò prima di richiudere in silenzio la porta dietro di sé.

Non si voltò più indietro.


***


Berlay aveva raggiunto velocemente il porto mercantile. Il sole stava iniziando a sorgere alto nel cielo e ciò andava a suo favore: i giocattoli, che avevano lavorato senza sosta al molo per tutta la notte, si stavano allontanando proprio in quel preciso momento dopo essere stati sfruttati come schiavi.

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