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Siamo come astri, connati controvoglia all'interno di un immenso cosmo. Privati dell'amore e obbligati per troppo tempo a splendere per altri, poiché, d'altronde, non eravamo mai riusciti a vedere la nostra luce. Siamo stati sempre troppo poco, per chiunque, ma soprattutto per noi stessi. La nostra luce non è mai riuscita ad eclissare quella del Sole o a farci avvicinare alla Luna, eravamo sia troppo che troppo poco. Abbiamo cercato l'amore e siamo stati invidiosi di quello degli altri, che aspettavano una vita per unirsi in una semplice eclissi, mentre noi distavamo milioni di chilometri dal nostro. Ci siamo scoraggiati e siamo stati delusi da noi stessi. Qualche voce lontana ha provato a rassicurarci, ma è sempre rimasta troppo lontana per essere ascoltata. Siamo sprofondati, ripetendoci che non avremmo mai fallito nché non avessimo smesso di provare. Eppure è stato soltanto in quel giorno, in quel luogo, che abbiamo capito di essere sempre stati il Sole. E così, anche se ci siamo sentiti delusi da noi stessi, probabilmente per motivazioni che nemmeno ci riguardavano, dolori inaspettati che non volevamo ricevere. Abbiamo trascorso la nostra breve esistenza in cerca dell'approvazione altrui, desiderando di essere accettati dal mondo e mascherando costantemente la nostra vera essenza per sentirci persone migliori. Tuttavia, questi cambiamenti ci hanno fatto perdere di vista chi siamo veramente e chi siamo stati. Nascondere il nostro passato non ci ha aiutati a dimenticarlo e, sperando di dimenticare, non siamo riusciti a rimuovere le cicatrici dalla nostra pelle, perché le cicatrici hanno il potere di ricordarci che il passato è reale. Tutto ciò che abbiamo costruito merita di essere ricordato, sia nel bene sia nel male. Modicare chi siamo, per il volere altrui, ha portato a farci combattere una dura battaglia contro la nostra natura, permettendo al nostro io di mutarsi, perdendo la propria essenza. Purtroppo, l'umanità ha faticato a comprendere che la base della felicità risiede principalmente nell'apprezzamento di sé, nell'amare se stessi: questa è la chiave di tutto. Può sembrare banale, qualcosa che tutti credono di fare, ma spesso è solo finzione. Amarsi richiede un processo di apprendimento, bisogna imparare a far scivolare via le critiche, mettersi in gioco e avere ducia in se stessi. Che poi d'altronde cosa temiamo? Un giudizio? Una critica? Il dolore? Tutti noi che abbiamo vissuto nel dolore, delle scelte e delle conseguenze, ci siamo rimproverati di ciò che eravamo, dimenticandoci di prendere ato, di respirare, portandoci a cadere nel vuoto della paura,
che cercavamo di evitare da sempre, ma che ormai ci aveva già iniziato a mangiare da dentro, come ogni terribile mostro, senza che ce ne accorgessimo. Perché è così che funziona, le cose vanno avanti e tu non sarai mai al loro passo. Ed ora io, dopo tanto tempo, sono tornata a galla, ricordavo di aver gettato l'ancora ma per la prima volta io non sono sprofondata con lei.

Probabilmente perché ora non mi trovavo più nella mia realtà; era passato troppo tempo, e la durata della mia vita non era abbastanza lunga per rendermi conto che alla fine viverla delusa da me stessa era solo uno spreco. E spesso serve arrivare al limite per capire le cose; serve il dolore per amare la felicità e serve morire per amare la vita. Ed è quello che è servito a me: la morte per la vita.
Quando sei consapevole di star vivendo il tuo ultimo giorno sulla terra, è dicile guardare negli occhi chi ti ama e non essere un po' più dolce del solito. Andarsene è agonizzante, quando cala il silenzio e ripensi a chi ami e chi ti ama, piantarti una lama nel cuore e sentirlo smettere di battere fa male, ma il dolore più grande è quello che segue, dopo la morte.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 30 ⏰

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