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"I remember the day you told you were leaving, I remember the makeup running down your face. And th.."

Mi giro e mi rigiro nel letto, sperando che un ufo spaziale si catapulti sulla mia scrivania e faccia saltare in aria il mio cellulare, in modo da zittire quell'odiosa sveglia. Anche se l'intento di aver scelto Amnesia dei 5 Seconds Of Summer non aveva prodotto buoni risultati: il risveglio piacevole non c'era stato e invece, mi toccava alzarmi.

Calum ha la sua parte nel momento in cui alzo lo sguardo verso la finestra.

I miei occhi, precisamente i miei bulbi oculari, cominciano a fondersi sotto le palpebre non appena i raggi bollenti attraversano la grande vetrata fino a raggiungermi in pieno viso, è inutile dire che comincio ad imprecare varie volte. Dopo un paio di secondi passati a strofinarmi gli occhi il fastidio passa, e nello stesso momento la sveglia va in stand-by.

«Grazie al Cielo!» sussurro, mentre volto lo sguardo verso il comodino: il mini-calendario piazzato davanti alla lampada rossa, segna il 19 Giugno. Sospiro. Mi alzo finalmente dal letto, con la voglia di vivere ed affrontare una nuova giornata di vita sotto ai piedi e giù fino agli Inferi, ed allungo una mano al calendario strappandone il biglietto fino a mostrare quello seguente, che segna il 20 Giugno. Mi fermo a pensare chissà cosa come mio solito fare fino a quando passano gli evidenti cinque minuti di stand-by della sveglia, e riprende a suonare.

Cammino quindi lungo la stanza fino alla scrivania, afferro il cellulare per spegnere definitivamente la sveglia, fino a mettere una canzone allegra dalla mia Raccolta Brani. Comincio a muovermi come un'idiota sulle note di Starships della Minaj camminando fino all'armadio quando, dopo averlo svuotato per metà, opto per un look total black: pantaloncini strappati e una camicia a quadri non troppo lunga. Alzo i capelli in uno chignon, e mi trucco come al solito.

Prendo cellulare e una borsa a tracolla abbastanza larga con l'occorrente e scendo nella mia piccola cucina al piano di sotto, dove mi aspetta come ogni mattino da due settimane il mio piccolo gattino, Rocket: un cucciolo di american curl.

Giusto due minuti a fargli le coccole, e poi opto per una colazione alla Starbuck's, non molto lontana da casa mia.

Un'ultima occhiata in giro: è tutto al suo posto. «Buona giornata Rocky, non far guai» dico un po' più ad alta voce come se il piccolo potesse intendermi.

Cuffiette e musica alle orecchie, mi dirigo velocemente alla Starbuck's e ne esco con un frappuccino e un cupcake al cioccolato che mangio fino al posto dove lavoravo.

Oltre all'università, d'estate più che durante il periodo invernale, avevo un lavoro che riusciva a mantenermi economicamente: commessa in uno dei negozi H&M, a Londra e la cosa mi stava bene. Alcune persone non avrebbero nemmeno pensato di lavorare e studiare allo stesso tempo, ma magari ne sarebbe valsa davvero la pena.

Entrata dal retro, come ogni giorno indosso il cartellino e do il cambio a Kate, la ragazza del turno prima e mi metto all'opera.

In giro per mia fortuna non c'è che qualche maglia da sistemare o rifornire qualche scaffale rimasto a secco di merce.
Le cinque ore passarono lisce come ogni giorno, tra maglie, pantaloni, persone un po' troppo esigenti, cartellini da registrare e codici a barre tutti perfettamente uguali, proprio come le giornate della mia vita perfettamente etichettate con il nome monotonia.

*

Cinque minuti esatti, e sarei andata a casa. Cinque minuti esatti, ed ancora una volta un'altra giornata monotona stava per finire.

All at once. || Benji e Fede.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora