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Roma, 2023

Se sulla sua strada avesse incontrato una pattuglia della Polizia, probabilmente, Manuel si sarebbe trovato senza patente e con la moto sotto sequestro in una frazione di secondo, data la velocità alla quale stava andando.

Lui aveva capito.
Aveva capito tutto.

Uscire per l'ultima volta da quel portone che lo aveva visto crescere, gli aveva aperto gli occhi.

La consapevolezza di non varcarne più la soglia.
La consapevolezza di diventare adulti.
La consapevolezza che non ci sarebbero più state ore di scuola a tenerli uniti.
La consapevolezza che, alla fine del quinto anno, il rischio di prendere strade che portano a dividersi, si concretizza.

E Manuel non poteva permetterlo.

Non in quel momento.

Non dopo due anni di tormenti e conflitti interiori.

Lui aveva capito tutto e stava correndo a dirglielo.

La folle corsa per le strade di Roma.
Il suono forte e prolungato del campanello di Villa Balestra.
La corsa a perdifiato per la scala interna dell’abitazione fino a raggiungere la stanza di Simone.

E poi la triste sorpresa.

«Simò, te devo…– disse, con il fiato corto e il cuore in gola – che…? Perché stai a fa ‘a valigia?»
«Manu! Che ci fai qui?»
«No, Simò, mo’ n’è importante che sto a fa’ io qua. Che è ‘sta valigia?»
«Parto, Manuel. Vado a Glasgow da mia madre per l’estate e poi…»

Si interruppe, Simone, cercando dentro sé il coraggio per portare a termine quella frase.

«E poi?» gli fece eco la voce di Manuel.
«E poi… – un respiro profondo prima di vomitare la verità – e poi c’è un corso all’università di Glasgow che mi interessa e…te l’avrei detto, Manu, te lo giuro. Aspettavo solo il momento adatto»

Come se esistesse un momento adatto per dire, ad una delle persone alla quale tieni di più, che ti trasferisci in Scozia per almeno cinque anni.

«Ah, me l’avresti detto. E quanno? ‘Na volta sceso dall’aereo, immagino!»
«Ma no…soltanto che non sapevo come fare, immaginavo che l’avresti presa così e-»
«E allora – lo interruppe – meglio ‘n dimme niente e lasciammelo scopri’ pe’ caso, o magari fammelo di’ da tu’ padre o da tu’ nonna, così ‘n dovevi affronta’ la discussione»
«Non è così, Manu»
«Seh, vabbè Simò. Buona vita e buon viaggio» rispose, voltandogli le spalle.
«Aspetta Manu – lo fermò – perché sei venuto? Dovevi dirmi qualcosa?»
«Niente de importante» rispose.

Ho perso tempo.
C’ho messo troppo e so’ arrivato tardi.

E no, non parlava della velocità con la quale aveva coperto la distanza da casa sua a quella di Simone.

Aveva impiegato troppo tempo a capire, a capirsi.

Sconfortato, Manuel uscì dalla stanza e Simone, conoscendone il carattere, non lo forzò, lasciando che andasse via, inconsapevole del fatto che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbe visto.

***

Roma, 2030

Chissà se esiste ‘n girone dell’inferno pe’ quelli che c’hanno la patente ma ‘n sanno guida’.

Se lo chiedeva tutti i giorni, Manuel, intrappolato nel traffico di Roma mentre, di mattina presto, si recava a scuola per adempiere al suo compito di docente di filosofia.

Quella casa che avevamo in menteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora