2. Jane

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Mia madre mi accompagnò nella mia nuova scuola. Cercai di scendere dalla limousine frettolosa ma mia madre mi fermò.

«Jane» disse con tono severo «te lo dico ancora un'altra volta: Non. Combinare. Guai»

Mia madre mi guardò severa ma io chiusi lo sportello e sbuffando mi incamminai verso l'edificio ignorandola.

Mi trovavo davanti alla mia nuova scuola: un edificio enorme, circa 5 o sei piani e molto probabilmente frequentata solo da ricchi sfondati e viziati.
Entrai e già non mi sentivo al mio agio: avevano tutti borsette o qualche accessorio di marche costose e quando mi videro fecero quasi tutto una faccia disgustata che quasi sembrava avessere sigerito un pomodoro marcio.
Probabilmente non gradivano il mio modo di vestirsi, anche perché ero l'unica ad non aver la divisa, ma feci spallucce perché tanto non mi interessava.
Non mi era ancora arrivata la divisa, ma ero sicura che appena sarebbe arrivata mia madre mi avrebbe obbligato ad usarla.
Ma immagino che saprà già che non sarà facile convincermi, anzi, non la indosserò mai.
Mi incamminai nella mia nuova classe con stile elegante in modo da mettere a quei vociferi e intanto, mentre passavo per il corridoio, tutte le ragazze mi guardarono come se nella loro scuola fosse entrato un mostro. Ad una che stava masticando la chew gum quando mi vide per poco non le scoppiò in faccia, ma a me non interessava essere simpatica a quelle ragazzine viziate.
È vero, anche io sono ricca, ma se qualcosa è sicuro è il fatto che non ero viziata, soprattutto perché ho una famiglia dove l'affetto mancava, ma me ne ero fatta una ragione.
Entrai in classe e mi sedetti nel primo banco che trovai e stranamente ascoltai la lezione.

Durante la lezione, però, notai che una ragazza mi guardava in continuazione e guarda caso mi sembrava di averla già vista da qualche parte.
Finita la lezione la ragazza si avvicinò a me eccitata.

«Oddio, Jane» si mise le mani alla bocca «sei tu?!».

Chi era questa mo?

«Non sapevo di essere famosa, piacere» gli scoppiai la chewing gum che stavo masticando in faccia.

«Dopo quanti anni, non ci posso credere»

La guardai stranita.

«Non mi dire che non mi riconosci» si offese.

«Bingo» incorciati le mani disinteressata dalla conversazione.

«Bé, allora piacere di nuovo perché, sai, eravamo migliore amiche all'infanzia!»

Mi strinse la mano.

«Wow, incredibile, peccato che adesso non mi interessi»

La vidi accigliarsi.

«Ma smettila, sei cambiata tantissimo» fece una risatina.

La vidi allungare una mano verso la mia spalla ma la fermai all'istante.
Ah giusto, una regola fondamentale:

Regola N°3: il contatto fisico mi mette a disagio. Non farlo se non sono io a chiedertelo.
PS: è impossibile che te lo chieda.

«Non prenderti tutta questa confidenza con me»

Mi guardò paralizzata.

«Oh, scusa, non volevo»

Rimanemmo per un istante ferme là a guardarci, ma io mi ero già stancata così decisi di andarmene.

«Va bene dai, si ci vede» feci arrogante senza trattenerlo uno sbuffo seccato.

Ma quando mi girai notai che si era paralizzata dietro di me e intanto io mi allontanavi sempre di più.

«Hey, aspetta!»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 28 ⏰

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