Ventisei.

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I giorni trascorrevano ad una velocità impressionante per una che di tempo non ne aveva più e Nayeon, in preda alla disperazione, si era alzata durante la notte per rifugiarsi in camera di Mina.

Entrare lì dentro le dava la sensazione di stringere un pugnale con entrambe le mani: una sul manico e l'altra sulla lama.

Era confortante ma anche terribilmente doloroso sedersi nel letto in cui sua sorella maggiore era solita dormire troppo, per non parlare delle innumerevoli volte in cui vi si era rifugiata assieme a lei.

Quella stanza era rimasta esattamente com'era e la donna delle pulizie era stata incaricata di mantenerla immacolata, anche se probabilmente avrebbero dovuto svuotarla quanto prima per evitare di soffrire ulteriormente ogni volta che ci passavano davanti.

Si era messa a sedere davanti al comodino, ricordando quanto colei che non c'era più fosse gelosa dell'ultimo cassetto. Infatti, nonostante le innumerevoli richieste, non le aveva mai permesso di aprirlo.

"Adesso non puoi più fermarmi, Minari" l'aveva aperto con forza, dato che sembrava essere bloccato, e trovò solamente un oggetto.

C'era soltanto una busta da lettera un po' macchiata di inchiostro nero e la bionda non era stata capace di trattenere la sua curiosità, aprendola in fretta per scoprire cosa ci fosse al suo interno.

Molte righe erano state scritte con una calligrafia elegante ed ordinata e le era bastato leggere le prime due parole per capire che fosse indirizzata proprio a lei.

"Cara Nay,
Se stai leggendo questa lettera è perché non sono lì ad impedirti di farlo, perciò suppongo di essere morta (mi domando per quale motivo, ma spero sia per qualcosa di tremendamente degno della mia magnificenza).
Ho deciso di servirmi di questo pezzo di carta per rendermi utile, dato che sono ben consapevole del fatto che presto o tardi verrai a frugare tra le mie cose, perciò stai molto attenta a quel che sto per dirti.
So di tutti i tuoi mal di testa terribili, del senso di intorpidimento, degli attacchi di panico che hai durante il sonno e delle innumerevoli volte in cui ti sei piegata da qualche parte a vomitare sangue. In parole povere sono a conoscenza della tua malattia.
Ti chiederai come abbia fatto a capirlo e sinceramente non ricordo bene quando sia iniziato tutto, so solo che i miei viaggi all'estero durante l'adolescenza servivano a cercare una cura che, purtroppo, non esiste ancora.
Ho provato a crearne una servendomi delle conoscenze della famiglia Myoui, eppure nemmeno quel genio di mio padre è mai riuscito a capirci qualcosa, lasciandomi da sola a lavorare (averlo ucciso dopo il vostro arrivo non è stata una grande idea, ma dettagli). Tutte le sue ricerche sono state inutili, è questo il succo del discorso.
Sono stata in grado di ideare una sostanza in grado di rallentare il processo, infatti sei l'unica persona affetta da questo malore ad essere arrivata a quasi trent'anni. Per fortuna me ne sono accorta in tempo o mi sarei persa la donna meravigliosa che sei.
La sostanza di cui parlo è la polverina nera che ti ho fatto assumere ogni volta che hai vomitato e che, molto spesso, ho mischiato nel tuo cibo. Puoi trovarla in cantina, ne ho fabbricata talmente tanta da permetterti di vivere almeno altri vent'anni.
Avrei voluto fare di più, sia per te che per la nostra piccola Tzu; avrei dovuto essere una brava sorella maggiore ed un capo migliore per la nostra squadra, ma a conti fatti mi sono dimostrata come la persona patetica che sono sempre stata.
Non mi pento di niente, nemmeno della nostra relazione amorosa che non è riuscita a decollare, e spero sia lo stesso per te perché, nonostante tutto, sei l'unico amore romantico che io abbia mai conosciuto. Non è vero che le mie uscite erano atte a fare sesso con altre donne, non ne ho mai sfiorata nemmeno una. Ti chiederai il motivo delle mie bugie ed è molto semplice: non volevo farti sentire incatenata a me, eppure mi sono spesso lasciata trasportare dal mio lato più tossico e me ne scuso.
So di essere stata altamente disprezzabile, ma so anche che non mi odi per questo e voglio rassicurarti che no, non me ne sono andata pensando qualcosa di male, anzi sono a conoscenza dell'amore che ci lega. A tutte e tre.
Devi dire alla nostra piccolina che sono orgogliosa di lei, ma che spero scelga di vivere in un modo diverso; deve godersi la giovinezza, divertirsi e fare tutte le esperienze possibili perché la vita è una sola ed io l'ho sprecata a fare la guerra con tutti. Falle sapere che se non farà come le ho detto andrò a tirarle i piedi mentre dorme (sperando non diventi ancora più alta, ogni volta che ci penso mi sento umiliata).
Sto divagando troppo perciò la chiudo qui, spero di aver detto tutto quello che dovevo e che tu non stia piangendo, sei brutta quando lo fai.
Cerca di vivere il più a lungo possibile e non ascoltare l'opinione del nostro medico di famiglia, quello lì è solo un coglione col parrucchino.
Ti saluto, grazie per avermi impedito di morire molto prima che fosse arrivata la mia ora. Ti amo"

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