Perdersi

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Angolo autrice

Salve, amici. Eccoci qui con la prima parte del mio processo di espiazione del lutto piecuro. Come dico spesso, purtroppo per me il canon è canon. Per cui non intendevo scrivere un epilogo diverso. Volevo soltanto che avesse un po' di senso e desse un po' di dignità alla storia di Carmine e Rosa - per come noi li abbiamo conosciuti e amati. Come ho scritto più volte su Twitter - procedendo nella follia di questa storyline oscena scritta a partire dal settimo episodio - tutto ciò che sarebbe bastato per rendere questa fine più accettabile è semplicemente un dialogo. E perciò questo ho scritto. 

Proprio come i nostri amati Farinessa e Casa Carut del Team Piatt Vacant, anche io ho lasciato dei "buchi di trama " - in questo caso non essenziali alla comprensione degli eventi (ad esempio non ho menzionato Donna Wanda) - e proprio come loro vi ho lasciato con una Rosa "irrisolta". La differenza è che qui Carmine ha modo di capire cosa sta succedendo. Qui c'è speranza per il futuro (seguirà, infatti, una parte II "Ritrovarsi"). 

Questo dialogo si colloca come linea temporale tra la notte del sesso gregopazzoh in spiaggia e l'alba del mancato matrimonio horror. 

Spero vi piaccia e che non vi deprima troppo. Se vi va, lasciatemi un commento :) 

PS: il POV è del piecuro perchè io e lui siamo intimamente connessi nel mai una cazzo di gioia. 

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Non avevo mai immaginato il momento in cui avrei fatto l'amore con Rosa. Mi era sempre sembrato così distante, così irraggiungibile. Come la spiaggia, il mare, il vento sulla pelle e la libertà. 

Un sogno fra i tanti che mi portavo dentro, che mi aiutavano a dormire la notte quando le celle si chiudevano e le luci si spegnevano. 

E adesso che ho tutto, adesso che la stringo nuda tra le mie braccia, adesso che non c'è più alcuna distanza tra i nostri corpi, la percepisco così lontana da me. Sono appena stato dentro di lei ma mi sento tagliato fuori. 

Fuori dalla sua mente, dai suoi dubbi, dalle sue paure.

Mi sfiora come se dovessi scomparire da un momento all'altro, mi guarda come se dovesse memorizzare ogni parte di me, mi ripete che mi ama come se dovesse convincermi, come se dovesse essere l'ultima cosa che ricorderò di questa notte. Di lei.

<<Che tieni? >>, le chiedo cercando il suo sguardo.

<<Niente, c'aggia tenè?>>, mi risponde evitandolo

La sento irrigidirsi e ritrarsi da me. Noto i residui del suo trucco sbavato. Il nero sugli occhi e il rosso scuro sulle labbra. Penso che non le doni, che sia solo uno dei tanti modi che ha per mostrarsi più adulta, meno innocente, più dura. Come quando alza la voce o incrocia le braccia al petto. 

Mi piace pensare di essere stato io a toglierle quel trucco dalla faccia, di essere stato io il primo con cui abbia mai sussurrato e il primo a cui le braccia gliele abbia gettate al collo.

<<Rosa, parla ccu me.>>, le chiedo ancora.

Ho così paura di quello che potrebbe dirmi. Eppure questa paura non è più grande di quella che provo ogni volta che non so leggerle dentro, ogni volta che la guardo e non la riconosco. Come adesso.

<<È stato Edoardo a 'accirer a papà... >>,  sussurra con un filo di voce.

Non ho il tempo di recepire quell'informazione, di processarla, di chiedermi perché, come lo ha saputo, quando.

PerdersiWhere stories live. Discover now