Ritrovarsi

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Angolo autrice

Buonasera, amici 🚶🏻 Eccoci di nuovo qui con la seconda parte del mio processo di espiazione del lutto piecuro.
Come vi avevo anticipato, nel mio universo i piecuri si sarebbero ritrovati un giorno and here we are.

Un paio di precisazioni per inquadrare il contesto:
- Il POV è sempre di Carmine perché mentre Rosa avrà i nuovi autori della s5 a dar voce ai suoi pensieri, a mio figlio chi ce pens?😭
- Quanto segue si svolge quattro anni dopo l'ultima volta che si sono visti in spiaggia (in sostanza gli eventi della prima parte di questa ff);
- Carmine non è nel programma di protezione testimoni perché io sono la vera realista e vi posso giurare che nessun giudice avrebbe speso i vostri soldi per un testimone che non è un testimone ✨
- Questa non è la storia di Rosa ma solo della loro reunion (per cui siete liberi di immaginare come lei lo abbia trovato o cosa le sia successo in questi quattro anni che non si sono visti oppure potete aspettare i nuovi autori e vedere questo come un flashforward).
- Sara (che vedrete menzionata) è la mamma di Nina. Carmine ha riallacciato i rapporti con lei perché mi serviva un escamotage per toglierci la creatura dal cazzo per una giornata 😇
- Poiché anche qui abbiamo un finale un po' aperto è un po' irrisolto (come piace al nostro Ivano), potrebbe o meno seguire un'ultima parte. Dipende se vi piace o se vi siete ammorbati la uallera perché è molto introspettivo. Del resto, mio figlio è nu poet ❤️

Enjoy e lasciatemi un commento se vi va.

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All'inizio odiavo la domenica. Quando Futura ancora non parlava, quando non conoscevo nessuno oltre alle persone con cui lavoravo, la odiavo davvero. Era il giorno della settimana in cui trascorrevo più tempo con me stesso, pensavo di più alle cose che mi mancavano e mi pesavano di più le scelte che avevo fatto e che quelle che altri avevano fatto per me.

È strano quando all'improvviso ti ritrovi libero dopo tanti anni dentro. Ti accorgi di tutto il tempo che hai, di come è difficile riempirlo a volte, di come i giorni della settimana abbiano tutti un ritmo diverso, di quante piccole e stupide decisioni è fatta una giornata. Cosa indossare, cosa cucinare, dove andare, cosa fare. Tutte cose che quando sei dentro sono così scontate, meccaniche. L'ora d'aria, la sala comune, il laboratorio, il pranzo, la cena, le docce, i colloqui, persino i permessi. Niente che tu ti debba preoccupare di ricordare o scegliere.

Da qualche anno, invece, mi piace la domenica. È diventata il giorno della settimana in cui trascorro più tempo con mia figlia, faccio più cose nuove con lei, vedo più posti, cucino le cose che le piacciono di più, mangiamo il gelato. È il giorno più pieno della settimana, sempre diverso, sempre una scoperta.

Non oggi, però.

Futura è da Sara per il weekend ed io mi ritrovo da solo con me per la prima volta in anni. Pensavo che mi avrebbe fatto lo stesso effetto di un tempo ma mi sento bene. Mi piace l'idea di essere solo un ragazzo e non un padre ogni tanto. Non avere piani, non avere orari, prendere tutto come viene.
Come adesso che stanno bussando alla porta ma io non aspetto nessuno, penso mentre mi affretto ad aprire.

Non lo so cosa mi colpisce di più quando me la ritrovo di fronte, se è la familiarità del suo odore o l'estraneità della sua immagine. Ha i lineamenti più pronunciati e i capelli più corti, è più adulta ma ha l'area meno austera, più... leggera? Soprattutto gli occhi sono diversi. Sembrano più grandi, forse meno schivi. Anche le espressioni del suo viso mi sembrano nuove, inedite. Non capisco se mi stia sorridendo o abbia soltanto gli angoli della bocca più rilassati di quanto ricordassi.

Ci guardiamo per un tempo che mi pare interminabile o comunque abbastanza lungo da registrare così tanti dettagli. È struccata, forse, – oppure ha un velo di un colore neutro sulle labbra? - e indossa un jeans e una camicia bianca.
Mi osserva come se stesse scegliendo con cura cosa dire e io mi aspetto che da un momento all'altro mi chieda "Non mi riconosci, Di Salvo?".
No, non ti riconosco, le direi perché mi sembra davvero di riconoscerla meno della prima volta che l'ho vista, quando non sapevo chi fosse ma sapevo cosa si portava dentro. La rabbia, l'odio, il dolore. Ce li aveva tutti stampati sul viso. E adesso che la vedo e non riconosco nessuna delle emozioni che sta provando, sento uno strano senso di pace. Come se non fossimo più legati da tutto il male che ci circondava.

PerdersiWhere stories live. Discover now