Angolo autrice
Salve amici 🚶🏻
Eccoci con l'ultima parte di questa storia e probabilmente anche dei miei tentativi di scrittura piecura.
Stavolta nessun papiello introduttivo. Si riprende direttamente da dove ci siamo fermati l'ultima volta col piecuro che ha chiesto alla piecura chi è diventata Rosa Ricci in questi quattro anni lontani.
Spero vi piaccia perché io ci ho messo 'el corazon espinado e perché forse così adesso posso iniziare a lasciarli andare.
Come sempre, se vi va lasciatemi un commento qui o sul tuittèr. Enjoy ✨
PS: il titolo dedicato alle più gregopazze tra voi. Voi sapete.
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Non lo so perché ho pensato che fosse una buona idea trascinare Rosa a terra con me e stringerla tra le mie gambe con la sua schiena appoggiata al mio petto e i suoi capelli umidi che mi solleticano la gola e quella camicia bianca sempre più bagnata e trasparente che mi riporta indietro a quella notte sulla spiaggia, quando ho assaggiato ogni centimetro della sua pelle e mi sono perso tra i suoi nei e i suoi sospiri.
Non è tanto la vicinanza dei nostri corpi né il fatto che non so cosa farne delle mie mani a mettermi a disagio.
È il suo odore e il modo in cui riesce a insinuarsi in ogni parte di me. È il modo in cui per quanto mi sforzi di ignorarlo, sa di lei e di possibilità e di tutte quelle cose a cui non dovrei pensare in questo momento.
Ma è anche il modo in cui mentre io sto combattendo una battaglia silenziosa col mio corpo, per ogni millimetro di distanza azzerata lei invece sembra rilassarsi un po' di più. Come se il suo posto fosse qui, tra le mie braccia.
E parla.
Parla così tanto. Guarda dritto davanti a sé - al mare - e sembra stia misurando il ritmo delle sue parole su quelle delle onde e della pioggia. Mi racconta di Edoardo, di averlo trovato morto, di non essersi mai sentita così sola come quando ha gridato disperatamente aiuto in un cimitero vuoto di notte, di aver pianto quando è tornata in IPM e Pino le ha detto che una come lei è meglio perderla che trovarla. Mi racconta del processo, dell'accusa di omicidio volontario, del fatto che all'inizio avesse rinunciato a difendersi per punirsi, di tutte le volte che si è fatta spedire in isolamento perché non sopportava gli sguardi accusatori di Massimo o quelli pietosi di Beppe e Cardio o quelli tristi di Maddalena e Silvia.
Non sembra avere nessuna idea di quante volte mi si sia spezzato il cuore per lei negli ultimi cinquanta minuti né sembra accorgersi del fatto che a un certo punto - non so bene quando - le nostre dita abbiano cominciato a cercarsi e toccarsi mentre mi raccontava di una madre che credeva morta e che invece ha ritrovato, della vergogna che ha provato quando ha capito tutte le colpe di suo padre e della festa che le hanno organizzato nella sala comune per il suo diciottesimo compleanno.
<< T'ó giuro, parev 'e sta 'n'copp 'e quartier! >>, commenta ridendo.
E non si accorge che a me viene da piangere perché sui quartieri con lei ci volevo stare io. Perché il giorno del suo diciottesimo compleanno avrei voluto brindare a lei, a noi e a tutta la vita che avevamo davanti e invece probabilmente l'ho passato a chiedermi se stesse bene e se anche a lei a volte paura di crescere le facesse mancare la terra da sotto i piedi e se avesse qualcuno a dirle di che sarebbe andato tutto bene.
<< O' saje, chillu juorno t'agg pensato proprio assaje. >>, confessa, muovendosi piano.
È la prima volta in un'ora che si gira a guardarmi, realizzo. Sta cercando il mio sguardo perché vuole sapere che effetto mi fa sentirle dire che mi pensava e io glielo sto negando perché voglio vederla rincorrermi per una volta.
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Perdersi
FanfictionUna rivisitazione del finale di stagione di Mare Fuori 4 per i piecuri.