Are we out of the woods, yet?

3. Louis

Louis osservava il foliage restituire al bosco il colore che la fine di agosto aveva minacciato di portargli via. Era in qualche modo poetico come, con il variare delle stagioni, il territorio non perdesse comunque mai, in nessuna circostanza, le sue peculiari caratteristiche. Il verde acceso degli alberi e il cielo azzurro dell'estate lasciava spazio a differenti scale di colori autunnali, il cielo si riempiva di nuvole bianche alle quali ognuno poteva dare una forma differente e le tonalità di azzurro che facevano da sfondo a questa tela erano ancora vivide. L'orologio segnava le sei passate del pomeriggio e, nonostante l'ora tarda, Louis poteva ammirare la natura compiere la sua magia, il modo in cui permetteva alla mezzaluna cristallina di splendere nel cielo ancora chiaro della sera.

La centrale era affollata e Louis era turbato e non riusciva a capirne la motivazione.

L'ufficio che era stato loro assegnato si trovava accanto a quello dello sceriffo e affacciava sul lato est, verso Worcester Range. Il gruppo di montagne si poteva osservare in lontananza anche se si confondeva appena a causa della dispersività del bosco.

Erano ad un bivio con le indagini. Tutti I fascicoli che avevano richiesto sull'ultimo omicidio venivano processati ad una lentezza imbarazzante e gli agenti di polizia non erano in grado di lavorare in modo preciso. Stowe non era Chicago, si trovava comunque all'interno di una valle a pochi chilometri dal confine con il Canada. Ma era una delle città più grandi del Vermont. Com'era possibile che si lavorasse così poco e male, per giunta?

Louis sospirò guardando la documentazione delle prime vittime. Quella gliel'aveva fornita Quantico, e tanto bastava per dire che fosse approfondita a dovere.

Stephanie Turner e Alexis Graham. La prima aveva trent'anni, era leggermente fuori dal range d'eta in cui solitamente il killer sceglieva le sue vittime. Era afroamericana ed era stata trovata con la gola tagliata e gli occhi rimossi, uno era stato posizionato tra le sue labbra mentre l'altro non era mai stato ritrovato. La ragazza non aveva più le mani, anche quelle mai trovate. L'omicidio di Stephanie era avvenuto almeno dieci anni prima. Il fatto che fosse afroamericana la collegava all'uccisione di Stephen Rich ma non a quella di Brittany, Alexis e Andrew. Tutti cittadini americani. Alexis, la più giovane delle vittime fino a quel momento, aveva ventun'anni al momento dell'omicidio e il suo cadavere era stato ritrovato circa sei mesi dopo l'uccisione di Stephanie. Lei era l'unica vittima ad essere stata fisicamente abusata dal killer. Nessuna traccia però di dna era stata ritrovata sul suo corpo. Anche a lei mancavano le mani ma non gli occhi.

Louis sospirò passandosi le mani sul volto. Sentiva la testa scoppiare e aveva ancora diverse ore di lavoro davanti a sé.

Sentiva che c'era qualcosa che gli stava sfuggendo. Riusciva a percepirlo persino in quel momento, con le foto delle vittime ordinatamente posizionate sulla superficie della sua scrivania. Cosa era che accomunava quei ragazzi e le loro tragiche morti gli uni agli altri? Tutte le loro teorie sembravano condurre ad un vicolo cieco.

In quel momento, gli tornò in mente Harry Styles e I suoi profondi occhi verdi. Il modo in cui gli aveva fatto intendere di sapere qualcosa di più su quel caso. Di aver compreso una verità che sembrava oscura a tutti gli agenti di polizia locale e persino a quelli dell'FBI.

Cosa sapeva e come faceva a saperlo?

Non credeva che Harry fosse colpevole. Non lo credeva capace di uccidere nessuno, senza contare il fatto quando il killer aveva iniziato a mietere le sue vittime, Harry non era nemmeno nato. Ma che fosse coinvolto in qualche modo?

Poi, il ricordo della perquisizione. L'espressione così diversa dal loro primo incontro, quasi come se stesse vivendo l'intera faccenda come un affronto. Louis sapeva che aveva chiesto un mandato di perquisizione per motivi sbagliati, motivi che andavano ben oltre l'assassinio degli ultimi due ragazzi. E poi il contenuto di quel borsone...