Capitolo 4

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Il suono della campanella finalmente mette fine all'inutile litania della megera. Afferro lo zaino e scatto verso la porta ansiosa di andarmene dalla sua aula, ma mentre passo davanti alla cattedra i suoi piccoli occhi da viscida serpe si sollevano di sbieco sopra le lenti di quei suoi orribili occhiali da arrogante maestrina. Quando le sue labbra perennemente serrate si aprono quasi mi aspetto di vedere spuntare una lingua biforcuta tra i suoi denti.

«Si ricordi di presentarsi a rapporto del preside Allen signorina Walker!» Anche senza lingua biforcuta la sua voce è un sibilo quasi fastidioso.

«Siii siiignora Miller.» A malincuore decido di perdermi la sua espressione per la mia imitazione di Sir Hiss e, dopo averle risposto, mi giro verso la porta ed esco dall'aula mentre le pecore dei miei compagni ricominciano a belare le loro stupide risatine di soddisfazione per l'altro lupo da cui sono stata mandata.

«Non ci fare caso. Sappiano tutti che è solo una povera stronza ansiosa di mettersi in mostra con quel porco del preside.» Selina mi raggiunge e mi dà un buffetto sul braccio con il gomito prima di tornare a stringere al petto il libro di storia troppo grande per la sua piccola borsetta, di Gucci ovviamente, come impone l'attuale tendenza voluta da sua maestà Amelia.

«E comunque quel "Cazzo che sogno di merda!" è stato fantastico. Se gli avessi detto "Cazzo che lezione di merda!" avrei anche potuto baciarti.»

Sorrido anche se non mi aspettavo una frase del genere. Forse è solo una battuta, ma le mie guance non ne sono tanto sicure e mi sento avvampare.

«Beh allora almeno qualcosa di positivo nell'aver passato una notte del cavolo c'è, anche se avrei preferito svegliarmi fresca e riposata e non avere un incubo in classe.»

«Nell'aula della signora Miller basta lei per avere gli incubi.» Selina ricambia il mio sorriso stentato con uno quasi radioso di cui non la consideravo capace.

«Anche se quella stronza non mi crede, ultimamente non riesco a dormire. Continuo a fare sogni strani e a svegliarmi nel cuore della notte sperando che il brutto sogno da cui mi risveglio non sia solo quello che ho appena fatto.»

«Lo so, e non devi giustificarti. Da quando Jenna è scomparsa capita anche a me, quindi immagino che adesso che è scomparsa anche Lily per te sia tutto ancora più difficile e complicato. Non siamo mai state molto amiche, ma so che era molto importante per te e ci tenevo a dirti che mi dispiace davvero tanto per quello che stai passando perché so che dev'essere molto più doloroso di quello che sto passando io.»

Non riesco a credere alle mie orecchie. Mi blocco per controllare che la ragazza che mi sta confortando sia davvero la stessa Selina che fino a pochi giorni fa mi salutava appena. Forse è la presenza di quella strega di Amelia che la condiziona o forse sta solo recitando, e se è così finito il liceo ha una carriera da attrice drammatica assicurata. Mi fissa con i suoi grandi occhi blu e, anche se so che sono solo l'effetto delle lenti a contatto, questa volta non riesco a prendermi gioco di lei.

«Grazie.» Come una stupida riesco a dire solo questo mentre Selina allunga una mano e la poggia sul mio braccio.

«Ci sono momenti in cui ognuno di noi ha bisogno di qualcuno che gli dica ciò che ha bisogno di sentirsi dire e se mi fossi trovata io al tuo posto avrei voluto che qualcuno mi dicesse quello che ti ho detto.»

La sua mano scivola in silenzio sul mio braccio fino a che, al trillo della campanella, anche l'ultimo suo dito abbandona il mio gomito.

«Mi sa che siamo in ritardo. Adesso anche tu hai la lezione di scienze, giusto?»

Annuisco e insieme ci avviamo quasi correndo verso l'aula del professor Carter.

La porta è già chiusa, ma Selina mi lancia un occhiolino e prima di aprirla si sbottona uno dei pochi bottoni ancora allacciati della sua camicetta.

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