Capitolo 2

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Dopo la fine della scuola Dante li aveva accompagnati fino a Piazza Navona, dove partiva l'itinerario che avevano programmato per quel giorno in modo da proseguire abbastanza linearmente e arrivare infine al Colosseo e tornare al Da Vinci, dove Simone aveva lasciato la vespa.
Dopo aver visitato la piazza che ospitava la Fontana dei Quattro Fiumi, si stavano dirigendo alla chiesa di San Luigi dei Francesi.
«Ti posso chiedere perchè fra tutte le chiese solo questa e l'altra?»
«Simò non abbiamo tempo di vederle tutte»
«Sì ma perchè proprio queste due?»
«Mo ti faccio vedè»
Entrando in chiesa Mimmo mise la mano nell'acquasantiera, fece il segno della croce e si genuflesse. Simone, che non era credente, non replicò il gesto.
Mimmo si diresse nella navata a sinistra, dove in fondo c'era una fila di gente.
Simone lo seguì, e quando la vide ricordò di averla studiata non molto tempo prima in storia dell'arte.
«La Cappella Contarelli» disse
«Conserva tre dipinti di Caravaggio sulla vita di San Matteo» continuò Mimmo «lo vedi quello a sinistra?»
«È “La vocazione di San Matteo”, giusto?»
«Sì, la sai la storia di San Matteo?»
Ricordava qualcosina in merito al quadro, ma voleva che fosse Mimmo a parlargliene «No, ti va di raccontarmela?»
«Matteo era un pubblicano. Era un esattore delle tasse, l'agenzia delle entrate dell'epoca praticamente. La gente a quelli come lui li schifava, perchè avevano a che fare con i romani e gli ebrei ai romani li schifavano e anche perchè oltre alle tasse si prendevano pure una percentuale per farsi lo stipendio loro, e tanti si arricchivano così. Erano considerati pubblici peccatori come le prostitute. Chissà se c'aveva degli amici veri, gli unici che poteva frequentare erano i disgraziati come lui» fino a quel momento aveva parlato fissando la tela del Caravaggio, poi si fermò e si voltò verso Simone
«Però poi un giorno ha incontrato Gesù, e a lui non gliene fregava niente del suo passato, non vedeva la persona che era stato ma quella che avrebbe potuto essere, il bene che c'era in lui. E Matteo lo ha seguito perchè aveva trovato qualcuno che gli voleva bene nonostante tutto, qualcuno per cui valesse la pena cambiare ed essere un uomo migliore»
«Doveva essere un bel tipo 'sto Gesù» commentò Simone
«'na capa tosta. Teneva la passione per i casi persi» rise Mimmo

Visitarono il Pantheon, dove Mimmo scoprì essere sepolta la regina a cui era stata dedicata la pizza Margherita, e si diressero alla chiesa di Sant'Ignazio di Loyola.
«Mo mi devi spiegare perchè quest'altra» chiese Simone mentre entravano
«Alza la testa» rispose Mimmo guardando verso l'alto
«Ah. Cazzo»
«Siamo in chiesa, non dire parolacce»
«Che sei diventato Capitan America?»
«Che?»
«No niente. È stupenda, davvero»
«Ma tu c'hai la fortuna di vivere a Roma e non l'avevi mai vista?»
«Non vado molto girando per le chiese»
«Pover a te e che ti perdi»
«Me sa che c'hai ragione» concordò Simone, mentre entrambi continuavano a guardare la meravigliosa volta
«L'ho vista su un libro in biblioteca e mi è rimasta impressa, la volevo vede a tutti i costi»
«Guarda là ci sta la gente che fa la fila a uno specchio» disse Simone indicando la fila di turisti che usava lo specchio per vedere la volta senza farsi venire la cervicale e per farsi le foto «sai che ora che ci penso non ci siamo neanche fatti una foto insieme?»
«Jamm bell allora mettiamoci in fila»
Subito dopo aver scattato la foto, Simone la mise come sfondo del telefono.

«Ma quindi com'è quella leggenda del lancio della monetina?» chiese Mimmo
Erano arrivati davanti alla Fontana di Trevi, e nonostante la folla di persone erano riusciti a farsi spazio e arrivare vicino al bordo.
«Ce ne sono un paio: la prima dice che devi lanciare una monetina di spalle, con gli occhi chiusi e con la mano destra sulla spalla sinistra e poi ti devi girare e vederla un attimo prima che cada in acqua per assicurarti di ritornare a Roma»
«Vabbè tanto mica me ne devo andà»
«La seconda invece invece dice che si devono lanciare tre monetine, una per tornare a Roma, la seconda per incontrare l'amore della propria vita, la terza per sposarsi. Vuoi provare?»
Mimmo alzò gli occhi «E ij t'avessa fà arrefonn sord p st'mattizie»
«Accorto che se te do du spicci finisco in bancarotta»
«Vabbuò ja, caccia sti spicci»
Simone parve cercare a lungo nel portafoglio, controllando entrambe le facce delle monetine e alla fine prese due monete da 5 centesimi e due monete da 10.
Mimmo non capì perchè ci mettesse tanto a sceglierle, c'era anche qualche leggenda riguardo il taglio di moneta che si gettava?
Gli passò prima una delle monetine da 5 centesimi.
«Capito come devi fare?»
«Sine»
Mimmo seguì le istruzioni e, nel girarsi, vide la monetina un secondo prima che toccasse l'acqua.
Quindi avrebbe rivisto Roma quando l'avrebbe lasciata. Fantasticò per un breve momento sul quando e perchè, sarebbe stato magari durante qualche altro giorno di permesso in cui avrebbe portato Simone a vedere Napoli?
Gettò le altre tre monetine, di nuovo una per tornare a Roma, una per l'amore e una per le nozze, e gli tremava qualcosa dentro al pensiero che fosse proprio Simone a passargliele.
«Simò ma ti posso chiedere perchè c'hai messo tanto a sceglierle?»
«Lo sai che cosa c'è rappresentato dietro le monete da 5 e 10 centesimi italiane?»
«…no»
«Dietro i cinque centesimi c'è il Colosseo, dietro i dieci la Venere di Botticelli e Venere per i romani-»
«Era la dea dell'amore» concluse Mimmo sorridendo

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