-Ebony-. la sua voce. Appena dietro di lei.
Si girò (tre passi), ma lui non c'era. Riprese a camminare, Jules la stava aspettando, probabilmente davanti alla porta, con la mano sulla maniglia d'acciaio.
Subito dopo aver sorpassato la pizzeria dove si ritrovavano sempre lei e la sua migliore amica a parlare di cuori infranti e lacrime versate (ventisei passi), lui la chiamò di nuovo.
-Ebony-. la voce era vicina, il respiro sul collo, le parole come soffiate. Una scarica di elettricità le attraversò il corpo, che si era tutto a un tratto pietrificato.
Si sentiva come in una bolla: niente la poteva raggiungere, ma qualsiasi cosa poteva fare scoppiare il suo scudo in un istante, facendola precipitare contro le grandi fauci del mondo.
Lentamente, passando il piede destro al di là del sinistro e girando su se stessa, si ritrovò ancora una volta a cercare lui. E lui non c'era, di nuovo. Si rigirò di scatto, innervosita dal comportamento di quel coglione che la cercava da giorni.
Cristo santo, è più idiota di quello che pensavo.
Gli si era parato davanti, e lei ci era andata a sbattere contro come un'imbranata, mettendo d'istinto le mani tra i loro corpi. Questo causò il formarsi di un sorrisetto sghembo sulla labbra del ragazzo davanti a lei.
-Merda, fatti vedere invece di piantarti davanti a me in modo che ti venga a sbattere contro-. Disse ancora più nervosa di prima, quel ragazzo la avrebbe fatta ricoverare in un ospedale psichiatrico prima o poi.
-Ma così è più divertente-. Ridacchiò leggermente, coprendosi la bocca con una mano. Che dolce.
Lei fece finta di non sentirlo, doveva arrivare da Jules il prima possibile, infilò le mani nelle tasche e prese a contare i battiti del suo cuore, che erano aumentati notevolmente.
-Ebony-. disse ancora dopo che lei ebbe contato ben cinquantaquattro battiti.
-So come mi chiamo!- le suole delle sue Vans sbattevano violentemente contro l'asfalto, producendo un rumore strascicato che le ricordava tanto il suono dei suoi passi veloci di quel giorno. I ricordi cominciarono a riaffiorare, e così sembravano voler fare anche le lacrime.
No, no qui, non adesso e non davanti a lui.
-Ascoltami, tu non devi andare a casa di Jules adesso-. Le disse seriamente, non sembrava più il ragazzo del sorriso sghembo di prima, le sue parole parevano colme di paura.
-Ashton si è arreso, puoi stare tranquillo e andartene, detto questo, ciao-. Gracchiò sottovoce, continuando a camminare (sedici passi), prima che lui parlasse.
-Come vuoi. Stai allerta, Sanders-. Replicò, quando ormai si sembrava allontanato.
-Contaci, Hemmings-. Il sarcasmo riempiva le sue parole. Si girò per vedere dov'era, ma ormai era sparito.
Lei avrebbe dovuto ascoltarlo, d'altronde lui se ne sarebbe già andato dalla Middle Zone se lei fosse stata al sicuro.
Sbam
Nuova storia, progettata con -hurricane-
Ci abbiamo messo ore per saltarne fuori con una trama accettabile, e speriamo vi piaccia.Ciao ciao
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Middle Zone ➵ lh
FanfictionNon è uno scherzo, anzi. È la tua realtà. È la decisione che hai preso quando eri nel caos più totale. È la fine che ha deciso per te. "Sei l'unica persona che probabilmente mi mancherà sempre. Più del dicibile. Più di tutto. Più del mondo. E non...