Diario - Esilio, 23.06.2017
Cerco da tempo una risposta a domande su chi sono e perché mi sono stati dati doni che finora non sono stata in grado di usare degnamente.
Cerco il silenzio degli alberi, felicità, accettazione degli eventi e consapevolezza che da ogni occasione ne nasce un'altra.
Vorrei il tempo che mi è stato rubato, rielaborarlo, rimetterlo in circolo per seminarlo di nuovo.
Restare dentro me stessa, come mi chiedono di fare, non è nella mia indole.
Operare il radicamento mi ha portato a focalizzare ciò che sono e ciò che voglio essere. Tuttavia sta influenzando negativamente le mie doti. Sto perdendo il contatto con il divino, grazie all'opera di distruzione delle entità.
Era ciò che mi ancorava alla realtà. Perso il contatto divino mi rimangono pseudo convinzioni fatte di latta che si accartocciano su se stesse.
Mi chiedo perché gli angeli mi abbiano esiliato.
Non sono più la benvenuta.
Senza una reale giustificazione, senza un'accusa, è stato deciso che io non debba più far parte delle Dominazioni. Mi è stata tolta la mia famiglia, e la mia piccola barca è in balia di onde molto alte.
Ciò che ho sempre anelato ha smesso di esistere.
Non so come sopravvivono all'abbandono coloro che hanno smesso di credere in Dio.
Smettere di credere che esista una parte divina dentro di sé è il passo verso la non-esistenza. Eppure, ho smesso di cercare l'approvazione in altre persone.
Mettere me stessa al centro di tutto è un lento smantellamento di ciò che sono stata finora.
Temo ciò che sto diventando.
Non amo l'idea di diventare insensibile e di perdere completamente l'empatia.
L'altra me stessa piange e si dispera per ciò che era, e ora si è dovuta nascondere nelle Sorgenti.
Vorrei chiudere gli occhi e riaprirli su un mondo diverso.
Quanto ancora dovrò tenere l'armatura e nascondermi dentro di essa?
Quanto ancora resterò sola a combattere?
Non ho scelto di restare sola.
...
La prima cosa che percepii fu il rumore, una sorta di ringhio costante, quasi meccanico.
Mi resi conto di essere sveglia, con la mente lucida, fuori dal sogno. Sentivo la superficie tiepida e cedevole del supporto su cui ero distesa. Non concessi al mio cervello di analizzarla, il ringhio di fondo aveva tutta l'attenzione.
Attraverso le palpebre non avevo la sensazione di luce, dovevo trovarmi in un posto buio. Ma non ero sola.
L'odore fu la seconda percezione forte che aspirai attraverso il naso. Puzza di vento nero, ghiaccio, metallo surriscaldato.
Sapevano che ero sveglia, li sentii attorno a me che si avvicinavano strisciando.
Mi alzai seduta di colpo, gli occhi spalancati nel buio.
"Il primo che si avvicina è morto."
La testa iniziò a vorticare, sentii la pressione nei globi oculari, lo stomaco capovolgersi pronto a rigettare tutto.
Si arrestarono, qualcuno o qualcosa arretrò con uno stridio metallico.
"Sei umanaaaa...." Venne bisbigliato da un essere strisciante. "...non sei demoneeee...."

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TUTTI I FUTURI POSSIBILI
Paranormal"Sono tramortita, abbagliata dal tipo che sta sulla porta di casa mia, con gli occhi sgranati. Nero come la notte, giacca e pantaloni di pelle, anfibi, guanti, casco della moto in mano. Un metro e ottanta sicuro, non più di trent'anni, occhi verdi...