1. Ducati panigale nera

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Posso resistere a tutto
tranne alle tentazioni.
-Oscar Wilde

Non vado in università in macchina.
Semplicemente perché ho preferito stare nei dormitori piuttosto che a casa con i miei.
A casa ci sono anche mio fratello più grande e mia sorella più piccola.
Papà è avvocato, mamma dottoressa.
La maggior parte del tempo non ci sono.
Mio fratello Angel sta intraprendendo la sua carriera di avvocato come papà, ma non ha per niente l'aspetto di uno che fa quel mestiere.
Lui è esattamente come me.
Completamente fuori di testa e ricoperto di tatuaggi. Il più delle volte indossa camicie chiuse fino all'ultimo bottone. Così si camuffa.
Io studio psicologia alla UCLA, un'università prestigiosa della California.
Mia sorella più piccola Anita ha sedici anni, ce ne passiamo quattro.
Sta studiando come una normalissima liceale e un po' la invidio per questo.
Tornerei volentieri a quegli anni, erano belli, meravigliosi.
Attraverso il cortile dell'Università, mi dirigo verso la mensa e prendo un cappuccino.
Sento una voce.
Una voce che avevo sentito già ieri sera sopra al rombo di una moto.

<Juan non puoi nemmeno immaginare, quella ragazza era incredibile. Guidava quella Lamborghini come avesse sette vite.>

Lo vedo finalmente, senza casco.
È bellissimo, ma non è americano, non del tutto almeno.
Ad ogni modo lui, è di una bellezza cupa.
Gli occhi neri come quelli che ricordavo, i capelli color ebano sembrano bagnati.
Deve avere una grande quantità di gel a casa.
La cosa che ti colpisce è il naso grande, ma comunque proporzionato con il suo viso.
Ha i baffetti e un leggero pizzetto.
Credo che se di togliesse questa barbetta da capretta starebbe molto meglio, non che mi dispiaccia eh! Però forse...
Comunque è alto, un fisico da Dio greco, statuario.
La t-shirt nera aderisce perfettamente al suo corpo. Le braccia sono ricoperte di tatuaggi.
Ha il casco in mano, è proprio lui.

<James descrivimela! Avanti, usa le tue doti e descrivila.>

Juan è mio amico, ma voglio sentire di più, perciò non mi faccio avanti.

<Juan l'ho vista solo in viso. Ho visto che aveva un serpente tatuato su buona parte del braccio.
Capelli neri mossi, occhi chiari, non ti so dire come, era troppo buio, carnagione olivastra.
È latina, ci scommetto la casa e la moto che è latina.>
<Uououo chico, piano! Ci scommetti la casa che è latina?>
<Si chico, è latina!>

E ci ha preso.
Sono nata a Cuba in Havana.
E ci sono rimasta fino ai miei dieci anni.
Mamma è argentina.
Lei e papà quando scoprirono di me, decisero di rimanere a Cuba.
La mia Cuba è meravigliosa, ma ad ogni modo anche l'Argentina lo è.
Juan finalmente mi vede, decido di andargli incontro.

<So perfettamente di chi stai parlando...
Hola Nina!>

James si volta nella mia direzione e rimane di sasso.

<Hola Juanito.>

Lo abbraccio, poi mi dedico a James.

<Ducati panigale nera, ieri notte a Hollywood.>
<Lamborghini Huracán nera.>

<Visto? Vi siete trovati.>

Sento la voce fuori campo di Juan, ma sono totalmente concentrata su James.

<Piacere, Nina.> dico tendendogli la mano.
<James, piacere mio.>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 12 ⏰

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