Stranezze

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Trovai Alex ad aspettarmi sotto il portico con un sigaro in mano. Salimmo in auto e il sollievo provato dall'essere lontana da quell'orribile uomo fu subito sostituito dalla delusione: la serata era stata piacevole nonostante l'interrogatorio, scaldata da quel ballo in cui teneramente mi aveva tenuta stretta forte a se. Constatare che la sua vicinanza aveva un effetto afrodisiaco sui miei sensi mi faceva sentire vulnerabile. Avvolti da quella dolce melodia mi aveva resa incapace di respingerlo, lo avevo lasciato avvicinare fino al punto da intrecciare i nostri piedi. Durò pochi attimi, ma nella mia mente mi parvero interminabili istanti, per poi gettarmi via come se si fosse vergognato di farsi vedere in mia compagnia, come se non fossi alla sua altezza. Era un atleta benestante con una brillante carriera davanti a se a detta dei giornalisti, mentre io ero solamente un'impiegata amministrativa con un mediocre avvenire. Tutti quei soldi lo rendevano arrogante e superficiale, qualità che io non apprezzavo affatto.

Arrivai al mio banale appartamento e quasi mi precipitai dentro sfilandomi velocemente il vestito per entrare sotto la doccia, solo l'acqua poteva portarsi via tutti quei dubbi, le assurde emozioni di quella serata. Non riuscivo a prendere sonno e per la prima volta scrissi un'email al mio capo per avvisare della mia assenza, il materiale era pronto da ieri: poteva assentarmi per un giorno, dopotutto era sabato. Da quando lavoravo per il signor Jonathan ero diventata subito indispensabile per lui: gli organizzavo gli appuntamenti, mi occupavo delle presentazioni per le riunioni, coordinavo lo staff, in poche parole ero la sua ombra.

Riuscì ad addormentarmi eppure non trovai la pace di un sonno ristoratore finché verso le cinque mi alzai, preparandomi per uscire: il mattino era il mio momento speciale, preferivo iniziare la giornata quando ancora tutti dormivano avevo l'impressione che la città fosse ai miei piedi, una sensazione di fiducia nell'ignaro fato, fare jogging aveva un effetto terapeutico, mi ridava la pace interiore che tanto agoniavo, aprendomi la mente liberandola dai dubbi, riusciva anche se per poco tempo a donarmi la speranza che tutti i miei problemi si sarebbe dissolti, che finalmente sarei stata libera dai vincoli e che tutti quelli che avevano osato mettersi contro la mia famiglia si sarebbero scontrati con la giustizia, pagandola a carissimo prezzo.

Avevo percorso solo pochi passi quando sentì squillare il cellulare, accorgendomi così di averlo lasciato sul comodino, arrivando appena in tempo per rispondere:

- Buongiorno.... Sono Jonathan -

Il mio capo che mi chiama alle 5:30 di mattina? Iniziai ad agitarmi.

- Mi dica signore cosa posso fare per lei? - dissi in un tono che era un misto fra polemico e paranoico.

- L'aspetto alle nove in ufficio, mi raccomando sia puntuale. A più tardi - riappese senza che potessi confermare. Non sarebbe stata la giornata tranquilla che desideravo: quella telefonata tutto presagiva tranne che buone notizie.

Feci colazione insieme a Jesse, le raccontai della bellissima casa nella quale avevo cenato, tralasciando tutti i malintesi e omettendo del ballo ovviamente. Mi preparai frettolosamente per andare al lavoro, quella mattina ero tremendamente inquieta, agitata e preoccupata come rare volte prima di allora così senza gingillarmi mi avviai a piedi essendomi dimenticata di chiamare il meccanico per accertarmi delle condizioni della macchina, solo quell'arrogante del signor Reynolds poteva farmi scordare della mia adorata tedesca! Arrivai in pochi minuti, non mi accorsi di aver camminato a passo di marcia per tutto il tempo senza prestare la minima attenzione a dove ero, a chi incrociavo nel mio cammino o di essere entrata in ascensore o di aver preso possesso alla mia postazione:

- La sua affidabilità è una delle cose che più mi mancheranno, mi segua prego -

Seguì quell'uomo di una certa età rifiutandomi di pensare alle conseguenze: era una di quelle occasioni in cui le spiegazioni sono solo la cornice non il quadro. Entrammo nella solita stanza delle conferenze in cui innumerevoli volte avevo dato prova della mia competenza e professionalità, dopo questa non ce ne sarebbero state delle altre ne ero certa. Ci accomodammo e alzò la mano chiedendomi silenzio:

- Collabora con me da ben cinque anni signorina Arya e mi rammarica doverle comunicare che il nostro rapporto lavorativo è giunto al termine -

Ecco la conferma ad uno dei miei sospetti.

- Oggi era il primo giorno di permesso che le chiedevo e la sua reazione è smisurata e totalmente ingiusta signore, comunque la ringrazio per il suo tempo, arrivederci -

- La decisione non è dipesa da me, ma non si rammarichi troverà un nuovo impiego e sarà sicuramente più gratificante di questo. Le auguro buona fortuna - Così dicendo mi congedò con un rapido gesto.

Non potevo credere di essere liquidata in modo così spicciolo e soprattutto senza nessuna spiegazione. Nella mia mente c'erano molte più domande del solito: io la ragazza iper riflessiva la cui esistenza era basta sulle incognite stava per essere sepolta dai molteplici interrogativi a cui non riusciva a trovare un filo logico. Eppure percepivo che avevo la soluzione proprio sotto il naso, possibile che avessi smarrito il mio affidabile intuito? Come fare, dove andare per avere risposta. Logan, già chi meglio di lui poteva districare la matassa, se la montagna non va da Maometto... Cercai in agenda il numero che avrebbe dissipato ogni mio dubbio: "squilla" bene pensai, cavolo la segreteria brutto segno, "riproverò" mi dissi e così facendo riappesi.

Passai la mattinata sdraiata sul letto senza far nulla. Il campanello spezzò il mio dolce far niente, era l'uomo mela finalmente una nota positiva dopo tutti i disastri degli ultimi due giorni. Raccontai anche a lui della splendida casa, della cena e anche di tutti le domande che Maja mi aveva rivolto e anche del bacio, ma una piccola virgola la tenni per me.

- Porca miseria!! Una serata degna di Beautiful!! -

Dovetti infine aggiungere il mio licenziamento e le parole criptiche con cui il mio capo mi aveva liquidata. Appena ebbi finito il mio resoconto pieno di dettagli proprio come il mio amico aveva richiesto squillò il telefono: era il mio informatore, risposi immediatamente dandogli appuntamento per cena in un locale in centro, naturalmente avrei avuto la mia fidata spalla al seguito.

Attendemmo il fatidico appuntamento in trepidante aspettativa, la sua fantasia galoppava imbizzarrita immaginando complotti, intrighi senza contare uomini ricchi e affascinanti che spuntavano come funghi in ogni scenario. Io smontavo le sue cospirazioni con un sorriso dandogli un piccolo incoraggiamento per la successiva. Si presentò alla nostra cena con mistero con il mio ex datore di lavoro: alcune delle teorie di Daniel ci sembrarono più fondate di quanto entrambi volessimo ammettere. Salutai con un "Salve Signore" glaciale, persino Logan mi lanciò un'occhiataccia, mi resi conto di aver un pochino enfatizzato la mia collera così cercai di rimediare, aggiungendo:

- Signor Jonathan tutto bene oggi in ufficio? -

Fortunatamente non si accorsero della lieve nota derisoria della mia voce, - Non immagina quanto sia dispiaciuto per quello che ho dovuto fare, no vi prego fatemi parlare, quando avrò terminato tutto vi sarà chiaro. Sono stato svegliato da una telefonata in cui mi si chiedeva di svincolarla dal suo contratto, ho chiesto spiegazioni, ma nulla. Non ho potuto fare altrimenti, non so proprio come riuscirò a trovare un'altra come lei... -

Io e Daniel ascoltammo la sua spiegazione senza proferir parola, finché verso la fine mi resi conto che Logan non era stupito, anzi sembrava imbarazzato:

- Dimmi chi è, dimmi chi può essere così sfacciatamente arrogante da interferire nella vita di una persona che non conosce -

- Te lo avevo detto, è difficile fidarsi a volte, ma.. -

Dannazione!! Non poteva essere, non era possibile, era stato lui?! Perché continuava a perseguitarmi?


E se lui... e se Lei...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora