capitolo 6

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                                James

     
                                         “A volte ho la       sensazione di essere solo al mondo.       Altre volte ne sono sicuro.’’
               
                                           
                               CHARLES BUKOWSKI

Riesco a prendere Julie in tempo.
Non so di preciso cosa abbia avuto ma credo che ha avuto l'ennesimo attacco d'ansia.

Non dovevo portarla con me,ma soprattutto,non dovevo metterla a disagio e spronarla a parlare.

Sono solo uno stupido.
Non dovevo.
Non dovevo.
Non dovevo.
Eppure, l'ho fatto.

Se prima mi odiava,ora il doppio.
Will chiama un'ambulanza.
I medici arrivano di corsa, la prendono e la mettono sulla barella.

Ho deciso.
Stasera non dormirò.
Tra i sensi di colpa e tutto non riesco.
Anche se volessi ma no.

Mi arriva una chiamata da Sara.
«che c'è?»
«sono stata da Julie »
Tutto sembra fermarsi
«perchè? Si può entrare?»
Inizio a fargli domande
«il perché mi avevano chiesto di venire con loro là,se no non sarei mai andata,e comunque,si,si può entrare»
Faccio un sospiro di sollievo e dico
«va bene allora ci sentiamo domani ciao»
Gli stacco prima che lei possa rispondermi.

Arrivo in ospedale.
Vedo tutti i miei amici,*perché non mi hanno chiamato?* Decido di andare da loro ma trovo Sara.
Pensavo che se ne era andata dopo quello che ha detto
«ma guarda chi c'è » dice sara
«sara non ora levati.»
Dico sbrigativo.
«devi andare a vedere la tua nuova ragazza per caso?» dice e si mette a ridere.
Non rispondo a quella provocazione e cammino verso la stanza.

Arrivo davanti alla stanza e un senso di vertigini mi assale.
*Chissà se vuole vedermi..*
Senza troppi pensieri,entro.

La guarda sdraiata nel letto.
Ha la flebo attaccata al braccio.
Sono uno stupido.
Non so neanche perché sono qui.
Ora.
In questa stanza.
Dove c'è lei.
Solo lei.
Siamo solo noi due.
Nessun'altro.

Deglutisco e mi avvicino a lei
«ei,come ti senti?..»
Alza i suoi occhi blu su di me
«meglio,ora meglio»
«okay,beh..»
«si? Mi devi dire qualcosa?..»
«si..beh ecco io...»
«tu?»
Non c'è la faccio.
È troppo.
Mi scambierebbe per un codardo.
E lo sono.
È questa la mia paura.
«no,niente,lascia stare,non è importante» mento.
«sei sicuro?»
Annuisco.

Esco dalla stanza e vedo gli altri che mi stanno aspettando fuori.
Gli raggiungo e vedo che c'è un altro ragazzo,non lo ho mai visto
Sarà un amico di Jacob
«lui chi è?» chiedo, perché ovviamente devi sapere chi sono le persone che non conosco.
«lui è nate,un mio amico» dice Jacob
Lui non me la racconta giusta.
«piacere,James loomis,sono il migliore amico di jacob»
Mettiamo in chiaro le cose,sia chiaro.
«felice di conoscerti james» mi sorride e io ricambio.
Sembra famigliare la sua faccia.

Andiamo da qualche parte ma non riesco a riconoscere neanche il posto.
La mia mente è solo offuscata dal senso di colpa di prima,infatti Jacob se ne accorge
«avanti amico,sta sereno,sta bene» doveva proprio specificarlo?
Ecco perché voglio picchiarlo.
«sta zitto e continua a guidare» dico in modo brusco.

Dopo vari minuti arriviamo al locale Imperial.
Ci andiamo ogni volta qua.
E ogni volta ogni ragazza che mi passa affianco mi dà occhiate indiscrete.
Sara si avvicina a me con fare possessivo,come se ha paura che qualcuno possa rubarmi in piena notte.

Mi avvicino al bancone per prendere da bere.
Come mi sfogo? Con la boxe e il bere.
La boxe per me è fondamentale nella mia vita,non so perché,ma quando la faccio mi sento..sicuro? Perfetto?

Inizio a bere come se non ci fosse un domani,come se la vita può fermarsi da un momento all'altro.

La mia mente pensa a lei.
Anche se non vorrei,ma sono preoccupato, è una cosa che non mi capita mai.
E questa cosa mi fa paura.

Decido di andarmene dal bancone e vado alla ricerca di Jacob,ma non lo trovo.
Sbuffo e lo vado a cercare.
«amico dove sei?» dobbiamo giocare a nascondino? Ma che razza di bambino è?

Dopo dieci minuti lo trovo.
Era fuori a fumare
Menomale che era fuori e non se n'era andato via

Domani dovrebbero dimettere Julie
Chissà cosa penserà di me ora..

Arriviamo a casa mia,saluto Jacob ed entrò in casa
Come sempre sento i miei litigare.
Litigano di continuo,non si curano neanche che io esisto in questa casa,o addirittura,in questa vita.

Prendo le cuffie che erano in cucina senza farmi vedere,e salgo le scale per andare nella mia stanza.

Alzo il volume al massimo in modo da trascurare il rumore delle urla,ma inutilmente.
Le sento lo stesso.
Sto cercando un modo per non fare entrare quelle urla nella mia testa,ma non ci riesco.

Proprio quando stavo per andare in bagno,sento un silenzio.
Sbatto le palpebre più volte,mi togli le cuffie per assicurami che avevano smesso.
Un silenzio.
Solo silenzio
Solo.silezio.
Questa cosa mi fa paura, abbastanza,loro di solito urlano ancora persino quando mio padre se ne va di casa perché doveva andare a fare un giro per sfogarsi.

In questa casa c'è troppo silenzio.
Quando mi decido di scendere per vedere cosa stava succedendo

Vedo mia madre accasciata per terra.
Corro verso di lei.
Mia madre alza gli occhi su di me
«james..vattene..tornatene in camera...» tremando torno nella mia stanza.

Provo a chiamare qualcuno,ma nessuno risponde.
Certo,cosa mi sarei aspettato?
Che tutti avrebbero risposto?
Che stupido.

Allora decido di dormire.
Con le cuffie ad alto volume perché mio padre era tornato,e avevano ripreso a litigare.
Mi addormento con le canzoni dei Chase Atlantic,la mia preferita è meddle about.

Erano le sette del mattino, così decido di alzarmi,mi lavo e mi vesto e scendo giù a fare colazione
«buongiorno» dico con lo sguardo chino,nessuno risponde.
Faccio colazione e me ne vado a scuola,non voglio più mettere piede in questa casa,ma devo.

Arrivo a scuola e mi avvicino a Jacob.
«ciao eh» lui mi ignora
«amico?» provo a chiamarlo
«cosa hai stamattina?» il vuoto
«okay,va bene me ne vado» me ne vado.

Quando passo per i corridoi nessuno mi guarda,ma cosa succede?
Il mio pensiero va subito a Julie,sta bene? Mi odierà sicuramente.

Finisco le lezioni e vado in caffetteria,ci vado sempre dopo le lezioni,non ho voglia di tornare di nuovo in quella casa.

Quando arrivo noto una persona nel tavolo dove ci mettevamo noi.
«questo posto è occupato,non lo sai?» dico in modo acido
«oh,si che lo so » dice una voce femminile,ma che a me è molto famigliare...
Julie.

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