Cap. 5

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Angel Pov's

Apro piano gli occhi.
Mi sembra di aver dormito per mesi.
Era da tantissimo tempo che non mi svegliavo così riposato.
Mi sento una persona nuova.
E Husk è davanti a me.
Le sue braccia ancora avvolte attorno al mio corpo.
Il suo profumo addosso.
Alcol.
Ma non solo.
Un profumo profondo.
Di bosco e uomo.
Non la solita colonia tremenda dei miei clienti.
Lontano anni luce dal profumo di Valentino.
È avvolgente.
Inebriante.
Gli occhi ancora chiusi.
Rilassati.
La bocca socchiusa.
Il respiro lento.
Il petto che si gonfia piano.
Il suo cuore direttamente contro il mio mento.
Batte piano.
Un ritmo dolce.
Confortante.
E vederlo così, di prima mattina, ancora addormentato.
Sereno.
Mi scuote qualcosa dentro.
Mi scalda il cuore.
È bello avere qualcuno accanto appena svegli.
Io che sono abituato a letti vuoti e freddi.
Alla solitudine.
A mani viscide.
Averlo qui mi piace.
Sentire il calore di un altro corpo che stringe il mio.
È rassicurante.
Nessun pensiero.
Sto bene.
Dopo veramente tanto tempo sono davvero felice.
Ma, come ho già detto, la mia vita è una merda.
Quando sembra che vada tutto bene non dura a lungo.
Mai.
Un leggero dolore alla testa.
La sento annebbiata di colpo.
Un senso di nausea che mi attanaglia lo stomaco.
Come anticipo a ciò che seguirà.
La mia dannazione eterna.
Che mi tormenta ogni secondo della mia vita.
O meglio della mia morte.
Come un monito.
«Angel baby non ti illudere. Lui non è niente per te. Prova solo pietà per la troia che sei. Non ci tiene veramente a te. Nessuno ci tiene. Ricordatelo sempre. Sei solo una puttanella da quattro soldi. Non meriti di essere amato.»
Le parole di Valentino rimbomano nel mio cervello.
Schiacciano il mio cuore.
Un dolore all'anima.
In profondità.
Mi lacera senza lasciare segni.
Cicatrici invisibili che continuano a bruciare all'infinito.
Come catene che mi stringono fino a farmi mancare il respiro.
Ma questo dolore mi fa ridestare.
Mi fa capire veramente a chi appartengo.
Chi sono.
Non posso dimenticarlo.
E se dovesse accadere la sua voce arriverà, sempre pronta a ricordarmelo.
Ancora e ancora.
Per tutta l'eternità.
Husk si dimena un poco, infastidito nel sonno.
Mi stringe maggiormente a se.
Sbuffa direttamente sulla mia testa.
Un gesto involontario.
Dettato dal suo stato di riposo.
Ma comunque mi da quella scarica di calore di cui ho bisogno.
Che probabilmente mi aiuterà ad arrivare a fine giornata indenne.
Forse.
Mi fa sorridere.
Gli sfioro un orecchio col dito.
Una carezza leggerissima.
Appena percettibile.
Ma al contatto il suo orecchio guizza via di colpo.
Per poi ritornare subito dopo nella medesima posizione.
Non riesco a trattenere una risatina.
Di cuore.
Schiude lentamente gli occhi.
Mi guarda contrariato e forse pure un po' infastidito.
Perché lo sto disturbando.
Ma non è arrabbiato.
Si stiracchia piano.
Una serie di schiocchi sordi provenienti direttamente dalla sua schiena.
Eh, la vecchiaia.
Il mio vecchio micione brontolone.
«Buongiorno. Come ti senti oggi?»
Mugugna, ancora assonnato.
Si tira su, mettendosi a sedere sul letto.
Dopo tutta la notte le sue braccia mi lasciano.
Tremo per il freddo.
Brividi mi scorrono lungo le braccia e la schiena.
Un leggero senso di vuoto.
Mi alzo pure io, cercando di non darlo a vedere.
«Bene.»
«Ottimo.»
Silenzio totale.
Una leggera coltre di imbarazzo che aleggia tra di noi.
Entrambi che realizziamo solo adesso di aver effettivamente condiviso il letto.
«Credi veramente che lui lo faccia per te? Ridicolo! Vuole solo approfittarsene. Pulirsi la coscienza. Gli fai pena.»
Di nuovo la sua voce.
Una maledizione.
La mia gogna personale.
Stringo la testa tra le mani.
Vai via.
Non ti voglio ascoltare.
Ti sbagli.
Lui ci tiene a me.
Me lo ha detto.
«Ah! E tu credi davvero alle parole di un alcolizzato? Sei una sgualdrina patetica Anthony. Credi a tutto quello che ti viene propinato! Credi nella redenzione che quella troietta vuole tanto dimostrare possibile. Credi alle parole di un demone che fino a poche settimane fa ti criticava e basta. E hai creduto a me. Ad ogni mio "Ti amo.", ad ogni minchiata che ti ho inculcato in quella testaccia inutile che ti ritrovi, solo per poterti scopare. A quello che tutti ti dicono per ficcarsi tra le tue cosce. Sei veramente uno stupido passivello ingenuo Anthony.»
«Basta! Chiudi quella merda di bocca!»
«Angel!».
Sto urlando.
E piangendo.
Non me ne ero neanche reso conto.
Le lacrime scorrono come un fiume in piena lungo le guance.
Non riesco a fermarle.
Non mi importa neanche di farlo.
Sono patetico in ogni modo.
E Husk mi richiama.
Per svegliarmi.
Per tirarmi via dal mio incubo personale.
Per entrare a sua volta.
Per prendersi le mie pene.
Farle sue.
«Scusa. Sto bene, tranquillo.»
«Col cazzo che stai bene Angel! Era di nuovo quello stronzo vero? Avrei dovuto ammazzarlo ieri sera cazzo!»
Rabbia.
Paura.
Tristezza.
Colpa.
Rimorso.
Vergogna.
Solitudine.
Un misto di emozioni che mi stringe il cuore.
Tutte insieme a cercare di portarmi giù.
Di avvelenarmi.
E ci riescono.
E faccio la cosa più sbagliata al mondo.
Rido.
Come uno schizzato.
Non mi riconosco nemmeno.
Ma questo turbine di emozioni mi acceca.
Non mi fa ragionare.
Mi fa fare cose che non voglio.
Perché sono debole.
E vile.
«Ah si?! Intendi quando ti ha quasi strangolato a morte? AHAHAHAH! Ma non farmi ridere Husk! Ti avrebbe fatto a pezzi e lo sappiamo entrambi!»
«Anthony ma... Che ti prende?»
Lo vedo.
È spaesato.
Non capisce il mio repentino cambiamento d'umore.
Povero Husk.
L'hai capito solo ora?
Che stai cercando di salvare un pazzo malato?
Poverino.
Mi dispiace così tanto.
Ma la mia testa è altrove.
La parte razionale di me seppellita nel profondo.
Anthony è solo un lontano ricordo al momento.
Ora esiste solo Angel Dust.
La puttana star del porno.
L'alcolizzato e drogato che obbedisce ciecamente a Valentino.
Il suo giocattolino personale.
E pure quello di chiunque abbia due spiccioli.
Quello che se ne sbatte il cazzo di tutto e tutti.
Che pensa solo a stordirsi per arrivare a fine giornata.
A buttarsi nelle braccia di sconosciuti per soldi.
Ora c'è solo lui.
E io ho iniziato ad odiarlo.
Vorrei soffocarlo.
Impedirgli di prendere possesso di me.
Di farmi diventare così.
Ma è tardi.
Mi dispiace Husk.
Perdonami.
«Cosa prende a me?! Mi prendi pure per il culo Husker? La prossima volta che decidi di fare l'eroe ficcati le mani nel culo. Per colpa tua oggi sicuramente litigheró con Val sul set e quello stronzo non è facile da gestire quando è di cattivo umore. Vuoi aiutarmi? Allora non ficcare il naso nel MIO fottuto lavoro chiaro?!»
Sto gridando.
Troppo.
Le corde vocali che si sforzano eccessivamente.
No no no no.
Non lo voglio fare.
Non con lui.
Non se lo merita.
Ma ormai Angel è partito.
E riuscirò a fermarlo solo quando sarà troppo tardi.
Quando me ne sarò già pentito.
E non potrò più rimangiarmi quello che ho detto.
Sono una persona di merda.
Un essere orribile e spregevole.
Mi odio così tanto in questo momento.
Lo vedo vacillare.
Perso.
Non capisce che cosa sia successo.
Ma non scappa.
Chiunque sarebbe fuggito a gambe levate dopo una reazione del genere.
Ma non lui.
Oh Husk.
Non sai quanto mi dispiace.
Stai cercando di aiutare una causa persa.
E lo sai bene.
Ma ugualmente continui.
Ad avere fiducia in me.
A prenderti cura di me.
Tentando inutilmente di guarirmi.
«Angel calmati. Questo non sei tu ok? Io lo so. Ti conosco.»
Preoccupato.
Cauto.
Dolce.
Non lo merito.
Per niente.
E preferirei si incazzasse.
Mi urlasse contro.
Mi prendesse a sberle.
Così da sentirmi meno una merda più tardi.
Ma me lo merito.
Sono una merda.
Non merito alcuna pietà.
Di certo non la sua.
Non dopo quello che gli ho detto.
«Tu non sai un cazzo! Vai fuori dalla mia stanza! Adesso!»
Le orecchie si abbassano lentamente.
Oh Husk, no.
Non restarci male.
Non per me.
Non ne vale la pena.
Ti prego.
Non gli vedo gli occhi.
Li nasconde.
Li tiene bassi, la testa ruotata per non farmeli vedere.
Ma lo capisco lo stesso.
L'ho ferito.
Scusami.
Non riesco a controllarlo.
Se ne va.
La coda che striscia in mezzo alle gambe.
Chiude piano la porta.
E pensavo di non poter essere più patetico di così.
Mi sbagliavo.
Scoppio in lacrime.
Tutto il pentimento di cui sono capace.
Scorre violento dentro e fuori da me.
Mi schiaccia il cuore come una pressa.
Mi viene da vomitare.
Stringo il cuscino al petto e piango.
Piango più di quanto potrei permettermi di fare.
Piango fino a farmi venire mal di testa.
Fino a finire le lacrime.
Sento gli occhi gonfi.
Il respiro che arranca nel petto.
Mi sembra di essere in apnea da minuti interi.
Che idiota.
Sono un coglione.
Vaffanculo a Val.
Vaffanculo a me.
Vaffanculo a questa vita di merda.
La odio.
Mi odio.
Nuggs mi da dei colpetti leggeri col muso sul braccio.
Pure lui si preoccupa per me.
Non mi merito lui.
Non mi merito Husk.
Non merito un cazzo di niente.
Mi alzo.
Meglio andare agli studios, prima di far incazzare ulteriormente Valentino.
Sono già abbastanza nella merda.
Ma la colpa è mia.
E di nessun'altro.
Sicuramente non sua.
Lui che ha solo provato a salvarmi.
Mi trascino giù dalle scale.
Mi è impossibile non buttare un occhio al bar.
Vuoto.
Lui non c'è.
Che mi aspettavo?
Esco dall'hotel.
Ci impiego un po' a raggiungere gli studios.
Come entro tutti gli sguardi si inchiodano su di me.
Compreso quello di Vox.
Smette di parlare con uno dei suoi collaboratori per fissarmi.
Un ghigno divertito prende forma sul monitor.
Lui sa.
Merda.
Non promette bene.
Per niente.
Faccio un sospiro prima di varcare la porta del mio camerino.
Come entro gli occhi di Valentino trovano i miei.
Senza margine d'errore.
Dritti al punto.
Sono fottuto.
Abbasso immediatamente lo sguardo.
Non voglio vederlo.
Come se potessi ignorarlo.
Come se potessi farlo sparire in questo modo.
Per non farlo tornare mai più.
Che razza di illuso patetico che sono.
«Angel tesoro finalmente! Vieni qui.»
La voce mielosa.
Fintamente amorevole.
Un'amara bugia.
Mi fa rivoltare lo stomaco.
Mi avvicino.
Col capo chino e il cuore che già palpita.
Completamente ignaro di quello che potrebbe farmi.
«Angel baby, come stai? Va tutto bene? Ti vedo cupo amore.»
Mi casca la mascella.
Ma come?
Non mi sta prendendo a pugni?
Non mi vuole urlare in faccia per ciò che è successo ieri?
Sono confuso.
Ma ormai dovrei averlo capito.
Dopo così tanti anni.
È solo una facciata.
Una menzogna interpretata con grande maestria.
Non la posso scampare.
«N-Non sei arrabbiato?»
Patetica la mia voce che esce come un sussurro.
Strozzata in gola.
«Arrabbiato? Io? Oh Angel caro ma assolutamente no.»
Mente.
Porca troia è furioso!
Rapido nell'afferrarmi i capelli.
Mi tira la testa all'indietro, obbligandomi a guardarlo negli occhi.
Incazzato come poche volte l'ho visto.
La sua stretta violenta mi fa gemere di dolore.
Merda, sono fottuto.
«Infatti è proprio perché non sono arrabbiato che ho intenzione di lasciarti stare... Al momento. Oggi avrai il tuo bel da fare. Registreremo quarantasette clip, di cui ventitré  saranno con te al centro di una gangbang, formate da venti stalloni...Minimo. Sarà un vero inferno per te tesoro. Inoltre ti consiglio di azzeccare le scene al primo ciak altrimenti vedrai veramente quanto NON sono incazzato!»
Grida furioso.
Mi urla in faccia.
Le lacrime che spingono per uscire.
Non adesso, non adesso cazzo.
La saliva che non scende, la gola sbarrata.
Non riesco a respirare.
Se non muoio oggi è un miracolo.
«S-Si Val.»
«Ottimo. Allora muovi il culo e preparati. Giriamo tra sette minuti. Buona fortuna troietta.»
Mi lascia andare ed esce dal camerino, sbattendo violentemente la porta.
Cado in ginocchio e scoppio a piangere.
Un dolore atroce, non fisico.
Qualcosa che non riesco a curare perché è dentro di me.
Inciso nella mia carne.
Nella mia anima che non mi appartiene.
Ho paura.
Voglio scappare.
Rifugiarmi in braccia sicure e dimenticare tutto.
Realizzo quanto sia meschino questo mio pensiero.
Non posso farlo.
Non dopo che gli ho parlato così.
Dopo avergli detto quelle cose.
Che non si meritava.
Mi alzo in piedi.
Inutile piangere per l'ennesima volta.
Mi preparo alla buona.
Il trucco non durerà a lungo.
Non lo fa mai.
A nessuno piace una bambola perfetta da scopare.
Vogliono una troia ridotta ad un macello.
Sfatta.
Un casino, come me.
Come la mia vita.
E lo so bene.
Nonostante abbia iniziato a detestarlo conosco il mio lavoro.
Lo so fare bene.
Sono il migliore in quello che faccio.
Al diavolo.
Rovisto nel cassetto in cerca di un salvavita.
Raschiando il fondo lo trovo.
Una bottiglia di vodka piena per metà.
Meglio di niente.
Scusami Charlie ma ne ho bisogno.
La ingollo d'un fiato.
L'alcol mi brucia la gola.
Annebbia la testa.
Forse così riuscirò a sopravvivere.
Prima di uscire un'ultimo pensiero.
Solitamente va a mia madre o ai miei fratelli.
A quelle poche persone che mi hanno voluto bene.
Stavolta è diverso.
Rivedo nella mia mente i suoi occhi.
Rassicuranti.
Profondi.
Stringo le braccia attorno al busto, nella speranza di avere la sensazione che siano le sue.
Che mi stringono, mi proteggono.
Affondo il naso nella camicia, inalandone il profumo.
Il mio ma non solo.
Una nota diversa.
Ormai solo un lieve ricordo.
Ma ancora percepibile.
L'aroma leggero di un bosco profondo.
Mi impregno le narici prima di abbandonare l'indumento sulla prima sedia che capita.
Non mi servirà.
Non mi serve mai.
Guardo negli occhi Val.
Stravaccato sulla sua poltrona.
Un rinnovato lampo di sfida mi accende lo sguardo.
Questa notte per me forse sarà l'ultima.
Ma, in caso contrario, mi scuseró con lui.
Imploreró in qualche modo il suo perdono.
Lotterò per questo.
Non fuggiró.
Non piangerò.
Per una volta combatterò.
E lo farò per lui.
Per una volta che ho qualcosa, qualcuno, per cui lottare combatterò fino alla fine.
Il regista urla "Azione!".
Le luci si spengono.
Anthony muore.
Angel inizia a vivere.

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Ciao pesciolini :3
Capitolo pesantino, chiedo scusa. <3
Ammetto che scriverlo ha fatto restare male anche me.
Spero però che vi sia piaciuto.
In questo caso ci vediamo al prossimo.
A presto pesciolini. :3

Ama Me non Lui (HuskerDust) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora