▪︎La riunione▪︎

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La festa di lavoro più monotona della mia vita.
La faccia mi fa male a causa del fatto che ci sia impressa almeno da un'ora un'espressione di apparente felicità.

Un sorriso tirato, che cela la noia che in realtà provo da quando sono qui.
Adesso basta, ho bisogno di una pausa, penso.

"Scusami un attimo" dico in tono malizioso all'uomo in giacca e cravatta che si trova davanti a me, mettendogli una mano sul petto e avvicinandomi al suo orecchio per permettergli di udirmi sopra la musica alta che riempie l'enorme stanza.

È abbastanza rumorosa per essere una festa in cui gli uomini più influenti e ricchi d'America si recano per discutere di lavoro, ma non ne sono stupita, in quanto l'organizzatore della festa è il miliardario ed egocentrico Tony Stark, una festa più tranquilla non sarebbe stato nel suo stile.

Sono dentro la Stark Tower da ore ormai, e non trovo più la persona con cui sono venuta: mia madre, imprenditrice non sprovvista di furbizia, portandomi qui con lei, a questa "riunione di lavoro" voleva in realtà farmi conoscere un'uomo ricco da farmi sposare al più presto.

I soldi che abbiamo non sono pochi, ma  continua a dire che facendo un matrimonio di convenienza non avrei avuto problemi per tutta la vita, e benché non concordi con i suoi metodi, le voglio bene e so che lo fa per me, quindi non mi oppongo.

Mi dirigo a lunghi passi verso l'immensa vetrata dopodiché spingo la porta trasparente che si trova accanto.

Esco e prendo una grande boccata d'aria fresca chiudendo gli occhi, e poi mi incammino su quella che sono sicura sia la pista d'atterraggio privata del signor Stark.
Quando arrivo a tre quarti della pista rimango incantata, gli enormi palazzi di New York illuminano la notte creando un' abbraccio di luce, sento le gambe tremare davanti a quelle strutture imponenti.

Passati i tremori mi avvicino pericolosamente all'estremità della pista, e arrivata al bordo mi siedo, le gambe a penzoloni nel vuoto mentre guardo le mille luci dinnanzi a me.
Sento un nuovo senso di libertà, che non so se sarò in grado di provare ancora nella vita.

"Bello, non è vero?" Sento improvvisamente dire da una voce maschile alle mie spalle.
Colta di sorpresa dalla presenza di qualcuno, mi giro in fretta e riconosco subito Tony Stark.
I miei pensieri corrono veloci pensando che probabilmente avrei dovuto essere altrove, mi stavo già preparando a una sfuriata e iniziai a borbottare agitatamente delle scuse per essermi intrufolata in una parte della casa non accessibile agli ospiti della festa.
Solo quando smetto di blaterare alla rinfusa mi rendo conto che l'uomo non ha l'espressione corrucciata che mi spettavo avesse, ma guardava con occhi luminosi il paesaggio.

Senza dire nulla il signor stark si sedette vicino a me, anche lui con i piedi a penzoloni nel vuoto sottostante.

Si piazzò a pochi centimetri di distanza da me.
"Vuoi?" Mi dice con tono pacato indicando con un cenno del capo il drink che teneva nella mano destra e che sporgeva verso di me "grazie" Gli risposi allungando la mano per prendere ciò che mi era stato offerto, per poi sorseggiarlo.
"... è forte" dissi facendo una smofia quando sentii la sensazione di calore già dal primo sorso dell'alcolico.
L'uomo seduto accanto a me rise, nonado la mia reazione.

Per un momento ci guardammo negli occhi, ma poi Stark si concentrò nuovamente sugli edifici bevendo un sorso del suo drink, con la stessa espressione impassibile.
"Come mai è qui?" Mi chiese lui, improvvisamente.
"Avevo bisogno di una boccata d'aria, e lei? Come mai è qui?" Azzardai non sapendo cos'altro dire.
"Bhe, ho visto una bella ragazza tutta sola, sulla pista d'atterraggio di casa mia, e ho pensato di offrirle un drink" mi disse lui con tono voluttuoso, marcando la parola "mia".
"La ringrazio"
"Di niente tesoro"
Benché non mi dispiacesse l'appellativo datomi dall'uomo mi ricordò che non gli avevo ancora detto il mio nome, e così rimediai.
"Io sono Eliza, Lee"
"Eliza Lee" ripeté lui lentamente, come gustandosi ogni lettera, e quando pronunciò quelle due parole sentì una piacevole stretta allo stomaco, e per risposta anuii, guardandolo.

"Proprio un bel nome... ma preferisco tesoro" disse con tono sensuale ammiciando un sorrisetto nella mia direzione e flirtando con disinvoltura.

Distolsi lo sguardo, improvvisamente imbarazzata dopo aver capito le sue intenzioni.

Il mio sguardo cadde sul petto del del corvino e notai una flebile luce azzurra venire da sotto la leggera camicia bianca che aveva indosso "Ah questo..." Mi disse lui, senza controllare cosa stessi guardando, come se ci fosse abituato.

"Reattore arc, miniaturizzato chiaramente" rispose lui facendo un sospiro "la più grande delle mie invenzioni, ma anche la più grande delle mie sfortune" prosegui poi guardandomi negli occhi esaminando la mia reazione.

Non sapevo cosa dire, parlando aveva un tono che non riuscivo a decifrare
"Il reattore è ciò che mi permette di stare in vita" disse lui, per colmare il silenzio che si era creato, continuando a scrutare gli enormi edifici che troneggiavano dinnanzi a noi.

"Ti va di provare una cosa?" Mi chiese lui di getto, continuando a guardare di fronte a se.

▪︎Take me out tonight▪︎ Tony Stark Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora