Capitolo VII: Ensemble

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Eravamo ancora chiusi in quella stanza, lui di fronte a me ed io di fronte a lui.
Solo un metro di sola aria ci divideva.

"Chérie?" chiesi curiosa, continuando ad analizzare la sua intera figura. Così mi aveva appena chiamata, attribuendomi un soprannome così dolce e al contempo privato.
Nonostante fossero passati svariati minuti dal mio atto di difesa, Charles stava ancora sfregando il palmo della sua mano sull'impronta del mio morso, intendo ad alleviare il dolore.

"Si. Ti da fastidio essere chiamata così?" insinuò, sollevando il sopracciglio in modo accattivante. Alzai lo sguardo al cielo e risposi "Quando mai, petit garçon!", se aveva intenzione di attribuirmi un nomignolo gliene avrei attribuito anche io uno.

Abbozzò un sorriso e si sistemò i capelli con le dita della sua mano destra, seguii ogni suo movimento. Indossava un bracciale in pelle intrecciata, che circondava il suo polso e ad adornare le dita, diversi anelli.

"Quindi quali sono le tue intenzioni, Leclerc?" chiesi attraendo, ancora di più, la sua attenzione.

Finalmente si allontanò dall'unica via di uscita ed iniziò ad avvicinarsi alla mia figura, "Non lo so Chérie, magari hai intenzione di dirmi il tuo nome completo?" mi rivelò il suo desiderio e non possedendo alcun motivo per non farlo, decisi di accontentarlo.

Mi avvicinai a mia volta, trovandomi successivamente a pochi centimetri dal suo mento, coperto solo da un sottile strato di barba.

"Se ci tieni così tanto...  Alexia Aubry." confidai con un sospiro, scosse la testa due volte. Non era soddisfatto, cosa si aspettava? "Il tuo nome completo Alexia." mi ammonì utilizzando il mio nome, di conseguenza sentii un certo calore salire dal basso ventre sino al petto. Quest'ultimo, probabilmente guidato dall'eccitazione nel sentir pronunciare il mio nome, per la prima volta da parte sua. Possedeva una voce profonda, grave, e più mi avvicinavo, più riuscivo a percepirla.

Mi avvicinai ancora di più, sollevandomi sulle punte dei piedi, arrivando a guardarlo dritto negli occhi. Erano verdi come l'acqua del mare, lo stesso che ci aveva accompagnati la sera del nostro primo incontro. Sorrisi ricordando la serata che avevamo passato assieme, ricordando il bacio che ci eravamo dati.

Non ero l'unica persa nell'infinità di sensazioni provocate da questa situazione, riuscivo a distinguere, tra il silenzio della stanza, i miei e suoi respiri che, in modo invano, cercavamo di trattenere.

Ritornando a concentrarmi sul presente, a pochi centimetri dalle sue labbra, risposi "Alexandra Aubry, sconosciuto." e guardandolo un'ultima volta negli occhi, di colpo mi allontanai.
Il suono proveniente dallo scontro dei miei tacchi con le piastrelle del pavimento, lo riportò tra i vivi e vidi il suo viso colorarsi di pura confusione.

Mi girai verso la porta d'uscita e con un semplice cenno della mia mano destra lo salutai "È stato bello Leclerc! Magari la prossima volta non chiudermi in uno stanzino al buio e potrà succedere qualcos'altro.".

Sospirai tentata di non comportarmi in questo modo, di scoprire il vero motivo di questo incontro, ma non avevo la certezza che ci sarebbe voluto poco per scoprirlo perciò abbassai la maniglia della porta e, una volta per tutte, mi permisi di uscire dallo sgabuzzino.

Ancora una volta mi voltai verso il pilota in rosso e lo trovai ancora immobile, concentrato a seguire ogni mio movimento nel mentre che mi allontanavo da lui. Era deluso, lo potevo percepire anche da tale distanza.

YOU CAN'T IMAGINE || Charles Leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora