"Cio che è destinato a te
Troverà il modo
Di raggiungerti."
(Hester Browne)
"Che palle!" sbuffò Takibi con ferocia, sbattendo la porta di casa, mentre era intento a litigare con una spallina dello zaino che, tanto per accentuare il suo pessimo umore, aveva deciso di agganciarsi alla piccola collanina di tormalina nera, regalo del suo defunto nonno, che portava sempre al collo con orgoglio.
"Bentornato a casa anche a te" gli rispose fra il divertito ed il canzonatorio sua sorella Akemi.
"Maledizione... invece che prenderti gioco di me, aiutami con questa, o andrà a finire che la romperò per la disperazione" sbuffò il giovane avvicinandosi alla ragazza che, ferma davanti ad uno dei grandi specchi appesi alla parete, proprio vicino all'ingresso di casa, era intenta a perfezionare il suo make-up eliminando le sbavature di rossetto color rosso porpora dalle labbra carnose.
"Uff... Sei sempre il solito Taki kun" gli si avvicinò divertita la sorella aiutandolo in quell'impresa eroica "Ecco fatto" concluse in seguito scompigliandogli i capelli come era solita fare quando erano bambini.
Nonostante la differenza di età di poco più di due anni, i due fratelli potevano vantare un legame profondo che li univa da sempre. Da quando, la piccola Akemi con i suoi due anni scarsi una volta venuta a conoscenza che, a nove mesi da quell'annuncio, sarebbe stata investita del ruolo di sorella maggiore, si era innamorata di quel bambino tutto occhioni e brutto carattere che, nonostante il passare degli anni, ai suoi occhi era rimasto tale, anche in quell'istante mentre gli era di fronte.
"Bah. Piantala. Non sono più un moccioso" le rispose falsamente indispettito il ragazzo posando, con poca grazia, lo zaino a terra e, facendo vagare lo sguardo verso le scale, cercando di capire se, fossero soli in casa o se, i loro genitori, fossero già rientrati dal lavoro.
"Mamma e papà non ci sono. Puoi stare tranquillo. Sono usciti a cena con una coppia di amici, colleghi di lavoro di mae, o almeno così mi pare di aver capito" iniziò a parlare la giovane ritornando a specchiarsi con attenzione. "Papà ha letto la tua nota sul portale dell'università. Si può sapere che diavolo stai combinando Taki-kun? Possibile che tu non riesca a passare un giorno senza guadagnarti qualche punizione?"
"Smettila con questo tono da mamma chioccia, mi basta già quello di okāsan. Non sto combinando nulla di che. Stavo solo passando da quel parcheggio per raggiungere l'aula di Analisi e... hanno pensato bene di darmi la colpa di un atto di vandalismo ai danni di una vettura, come se io amassi perdere il mio tempo dietro a queste meschinità infantili. Questa è la pura e semplice verità. Basta solo un errore e, automaticamente si è schedati a vita per ogni più piccolo sgarro che avviene nel mondo. Trovo tutto questo assurdo, il sistema giudiziario del nostro paese è davvero pessimo" mentì in modo credibile e spudorato il ragazzo essendo davvero l'artefice di quel gesto vandalico ai danni dell'auto di un P' della facoltà di scienze motorie con il quale aveva intrattenuto poco tempo addietro una fugace frequentazione senza troppa importanza.
Sebbene Takibi avesse giurato e spergiurato di essere innocente e, di trovarsi nel parcheggio, solo per accorciare il tragitto verso l'aula dove si sarebbe svolta la sua lezione, due matricole del primo anno avevano riferito al rettore della facoltà di ingegneria di averlo visto comportarsi in modo sospetto una volta avvicinatosi alla macchina del ragazzo più grande. Per mettere tutto a tacere ed evitare che sul curriculum di Takibi gravassero accuse pesanti, i rettori delle due facoltà e P' Wat, il possessore del veicolo, si erano accordati affinché il Nong svolgesse dei lavori socialmente utili all'interno dell'università, come aiutare in infermeria, occuparsi di qualche piccolo incarico affidatogli dai professori e, rendersi disponibile nel caso in cui i membri di uno dei club affiliati alla sua facoltà avesse avuto bisogno di aiuto. Niente di troppo impegnativo in confronto al danno, soprattutto economico, arrecato al veicolo del P'. Fortunatamente, l'unico obbiettivo di P' Wat era stato quello di chiudere al più presto la questione prima che l'intera università ne venisse a conoscenza. Il ragazzo si era già guadagnato una reputazione non proprio cristallina, soprattutto in campo amoroso. Il giova era diventato piuttosto famoso a causa di una brutta esperienza vissuta all'estero con un suo Nong e, ciò di cui non aveva bisogno in quel momento era che quell'interazione lieve e alquanto sterile con lo studente di ingegneria, i due non erano mai andati oltre allo scambio di qualche bacio, intaccasse ancora di più la sua nomea di P' che amava sedurre i propri Nong passando da uno all'atro intrattenendosi anche con due o più alla volta, il tutto alle spalle delle proprie conquiste. Se la voce si fosse sparsa troppo in giro, le ripercussioni sarebbero potute arrivare anche alla sua sfera lavorativa. Sarebbe stato un danno troppo grande lasciare che Takibi spiegasse le ragioni legate al suo gesto al rettore della sua facoltà che, aveva il potere di scacciare il P' in un batter d'occhio senza rinnovargli il contratto di collaborazione come assistente di cattedra, per altro già in scadenza, per il quale Watt aveva faticato tanto. Meglio pagare e chiudere lì la storia, sperando che il Nong la smettesse di essere così infantile continuando ad accanirsi contro di lui.
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Karashishi To Botan (storia sospesa)
FanfictionBotan (peonia) è simbolo di nobiltà d'animo, pace, senso dell'onore e amore sincero. Si possono rappresentare peonie di svariati colori ognuno con la propria peculiarità e sfumatura di significato: il il rosso simboleggia l'aspetto più erotico dell...