Tic. Toc. Tic. Toc.
Ecco che se ne va un'altra ora.
Tic. Toc. Tic. Toc.
Il suono estenuante delle lancette non si ferma se le fissi abbastanza a lungo.
Tic. Toc. Tic. Toc.
Kira lo sapeva. Era diventata così brava a non fare niente che aveva imparato a memoria ogni centimetro della sua stanza. Ogni dettaglio; ogni macchia sul soffitto, ogni calzino a terra, perfino di quanto si staccasse dal muro il poster di quella band ridicola rispetto al giorno prima.
E lei odiava ogni cosa di quella stanza.
Macché, Kira odiava ogni cosa della sua vita. Odiava il modo in cui la pioggerellina, ormai di routine lì in inghilterra, picchiettava sul vetro della sua finestra. Odiava il profumo dei pasti deliziosi che sua madre le portava ogni giorno, in quella buia camera. Odiava il rumore che faceva il computer quando lo accendeva. Odiava lo scricchiolio delle scale quando poggiava i piedi sul legno. Odiava l'odore di pioggia bagnata che sentiva ogni volta che tornava a casa da scuola. Quando ci andava. Sì, perché Kira odiava anche la scuola. Odiava il modo in cui le sue stupide compagne ridacchiavano al suo sorpasso, odiava quello che veniva scritto sulle lavagne e odiava quello che spiegavano i professori. Quel lunghissimo e insensato blaterare dalla quale Kira non traeva niente di utile. Per questo smise di andarci. Così non ci sarebbe stato più nulla che l'avrebbe distratta dal mondo vero, dal piccolo mondo che lei si era costruita per scappare da tutto quello che odiava là fuori. Non fuori dalla sua stanza, dalla sua immaginazione, no, fuori da quel programma sul suo computer, quel programma che racchiudeva una realtà tutta nuova nella quale era possibile entrarvi solo con un click. Quello e, ovviamente, il dispositivo ad esso collegato. Entrambi erano invenzioni di Kira, ideate e messe in funzione nei sei anni in cui è rimasta chiusa nella sua casa, nella quale l'unica alternativa alla noia era un viaggio nell'immaginazione, dove tutto è sotto controllo, ogni sfida facilissima da superare.
Sei... lunghi... anni...
Kira ancora esitava a crederci. Sei anni equivalgono ad uno schiocco di dita se si passano quasi tutti in un mondo di realtà aumentata. Sì, perché questo era quello in cui consisteva la sua invenzione. Un dispositivo che, per via otologica che lo connetteva direttamente al cervello (Per precisione due dispositivi, uno per orecchio), una volta connesso al suo programma portava il giocatore in uno stato simile al REM, spostando la coscienza direttamente dentro il "Mondo Finto", False World. Erano coinvolti tutti i 5 sensi, vista, udito, tatto...il modo perfetto per rifugiarsi in un mondo migliore, quando non si è soddisfatti dal proprio. Geniale. La migliore idea che Kira abbia mai avuto.
Ora però il ticchettio dell'orologio le stava dando sui nervi.Tic. Toc. Tic. Toc.
E la mamma era venuta a portare la cena.