capitolo 1

2 0 0
                                    

2010

Essere inghiottita dall'oscurità spaventava tanto quanto la certezza di essere da sola in quel buio. La realtà era qualcosa di distante, di separato da me, e arrivai a credere di essere morta, finché non realizzai di poter ancora muovere il mio corpo.

Mi sforzai di aprire gli occhi e quando ci riuscì, bruciarono come se avessi visto la luce per la prima volta. Stordita e disorientata, mi trovai sdraiata sopra qualcosa di duro e cigolante che scoprì poi essere una specie di brandina con un materasso logoro e sporco.

Cercando di riconoscere qualcosa, la vista non mi fu per nulla d'aiuto. Ovunque guardassi tutto appariva sfocato o coperto da un velo scuro e come se ciò non bastasse, la testa prese a girarmi come una trottola appena osai tirarmi su.

Mi lasciai ricadere sul materasso, intontita e senza forze. Quando i miei occhi si decisero a collaborare, realizzai ero rinchiusa in una gabbia, ai lati c'erano solo file continue di sbarre.

Ero in trappola.

Non realizzai ancora cosa era successo che udii una voce

"Finalmente ti sei svegliata, hai dormito parecchio sai? Li c'è la tua colazione se hai fame" disse indicando un piatto semivuoto vicino alle sbarre.

La colazione consisteva in un bicchiere d'acqua e alcuni pezzi di pane e prosciutto, il tutto in un piatto color rame o più probabilmente ruggine. Neanche morta avrei assaggiato quella roba, chi poteva assicurarmi che non fosse avvelenata? Meglio soffrire la fame.

Cercai di alzarmi dal letto, ma con i muscoli indolenziti di sicuro dovetti sembrare molto goffa quando mi sforzai di rimettermi in piedi. Sperando in un minimo di collaborazione da parte del mio corpo, mi avvicinai lentamente alle sbarre.

Forse un dialogo poteva essere un buon metodo per raccogliere delle informazioni utili. In ogni caso, era sempre meglio che restare in silenzio.

"Tu chi sei? Dove mi trovo?" 

Okay lo ammetto, ero stata leggermente troppo diretta.

Per tutta risposta, il ragazzo, che avrà avuto diciassette massimo diciotto anni mi fissò come se stesse studiando qualcosa di nuovo "Saprai ogni cosa a tempo debito. Posso dirti però, che se io fossi in te, non farei così tante domande"

Sentii dei passi avvicinarci

"Alessio, il capo vuole vedere la nuova arrivata" esordì un ragazzo dal portamento trasandato e dall'aria strafottente rivolgendosi al mio carceriere.

"Sentito dolcezza? ora dobbiamo andare, parla solo ed esclusivamente se ti verrà richiesto" disse aprendo la gabbia e mettendomi ai polsi delle manette lucide

"Muovetevi, non conviene a nessuno farlo aspettare"

Alessio assunse un'espressione grave sul volto, io annuii consapevole, però, che non sarei riuscita a tenere a freno la lingua, avevo troppe domande. Percorremmo un corridoio lungo e stretto, alla fine del quale trovammo una porta, la spinse e si aprì, entrammo in un salone meraviglioso, le pareti della stanza erano rosso carminio, un lampadario argentato pendeva dal soffitto pieno di affreschi raffiguranti delle battaglie di caccia che sembravano essere stati realizzati dal Vasari, anche se non avevo idea di che cosa ci facesse lì un affresco così bello ed elegante, più avanzavo verso il centro della stanza, dove erano raccolti anche altri uomini, più l'odore della cera sciolta mi riempì le narici. C'era anche un bellissimo camino accesso dai bordi dorati e il fuoco scoppiettava come per avere attenzioni, avevo sempre sognato di averne uno in salotto, sedermi sul divano con una bella tazza di tè ed un buon libro e godermi quel tepore avvolgente. Quell'immagine era un ossimoro rispetto alla realtà che stavo vivendo. Sentii la porta sbattere dietro di me che mi riportò alla realtà. Ottimo ero in trappola, potevo dire addio alla mia via di fuga. Osservai il gruppo di uomini davanti a me, tutti intenti ad osservare con attenzione la scena che gli si palesava davanti agli occhi. Mi sentii fortunata che non stessero guardando me. Li osservai attentamente, libera di poterlo fare senza dare nell'occhio. Indossavano tutti gli stessi vestiti: pantaloni neri in pelle, alcuni avevano anche una giacca aperta oppure erano a torso nudo. Ed erano scalzi. Evidentemente qui è una moda non avere le scarpe. Sui volti avevano tutti la stessa espressione apatica, avrei potuto confonderli facilmente, un dettaglio catturò tutta la mia attenzione: il tatuaggio di una rosa, cosa ci faceva un fiore così bello e delicato tatuato sulle braccia di persone senza anima e crudeli? Guardai meglio e notai due lettere sotto quel disegno, non tatuate, ma sembravano essere state incise con un coltello I.M, non feci in tempo a provare inquietudine che sentii stringere il mio polso dalle catene, mi voltai e Alessio mi fece cenno di osservare la scena distogliendomi così dai miei pensieri. La vidi. Una donna seduta su un trono con feltro rosso con ricami dorati, i braccioli erano ornati per lato da due leoni dorati, un uomo era in ginocchio davanti a lei. Era davvero lei la donna che chiamavano capo? Una ragazzina che dimostrava trent'anni... come potevano essere terrorizzati da lei? Oltre a me, lei era l'unica presenza femminile in quella stanza, si distingueva dai suoi uomini anche per l'abbigliamento: portava un tubino nero molto elegante con scollo a goccia utile per mettere in risalto i suoi lineamenti dolci, su cui ricadevano i lunghi capelli color rame che incorniciavano un viso di porcellana con degli occhi azzurri e un naso alla francese molto sottile, inoltre a differenza dei suoi burattini non era scalza, ma aveva ai piedi delle décolleté nere con la suola rossa cremisi. La donna squadrò solenne l'uomo ai suoi piedi e sorrise quando sputò un rivolo di sangue sul pavimento. Il soggetto in questione aveva i capelli scuri raccolti in un codino e non portava altro se non un paio di pantaloni neri della tuta. Bloccato per le braccia da altri due uomini, probabilmente gemelli, con una corporatura robusta ed entrambi con capelli castani, il prigioniero non mostrava alcuna debolezza nonostante le sue condizioni. Fu sufficiente vedere la sua schiena per avere la certezza che gli era stata fatta colare della cera bollente addosso che aveva lasciato dei solchi profondi e rossi sulla pelle.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 22 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

le due roseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora