[65] ti lascio brillare in pace

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Villa Borghese era apparentemente vuota, in una giornata così calda di marzo che aveva il primo sentore di primavera dopo tanti giorni di freddo.
Il verde che circondava Manuel e Chicca era brillante e pareva riflettere la luce solare, restituendo un bagliore diffuso che illuminava a sua volta ogni piccolo dettaglio adiacente al prato.
"Qua te piace?" chiese Manuel, indicando una parte di verde all'ombra di un grande albero, di cui, se fosse stato più interessato da piccolo a tutti gli alberi che gli indicava sua mamma, si sarebbe ricordato anche il nome.
"Me pare perfetto, metti giù il telo, così non ci sporchiamo e posso finalmente poggià tutte ste cose."
Cinque minuti dopo il telo rosso era coperto di blocchi da disegno, matite colorate, colori a cera e due o tre quadernini che Manuel aveva avuto la premura di tirar fuori con estrema attenzione dal suo zaino. Uno di questi era chiuso con un lucchetto e fu quello che incuriosì di più Chicca.
"Me fai fare un disegno?" pronunciò Manuel, stendendosi a pancia in giù sul telo, allungando le mani verso gli strumenti di disegno di Chicca, chiedendole implicitamente di dirgli di sì e di passargli il necessario.
"Che disegno vuoi fare?"
"Noi adesso. Me piace sta situazione, me mancava fare cose co' te."
"Che hai fatto Manuel? Me devo preoccupà?"
"Ma che stai a di', no. Damme qua."
Dieci minuti dopo tra le mani di Chicca veniva posato un disegno quasi completamente privo di colore, pieno solo di linee di penna nera e del verde del prato e del celeste del cielo. Tra le figure dei due ragazzi, poi, c'erano scritte delle parole. E sulle loro maglie spiccavano dei colori quasi impercettibili.

Chicca analizzò prima le maglie, e indicandole iniziò a porre domande a Manuel

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Chicca analizzò prima le maglie, e indicandole iniziò a porre domande a Manuel.
"Partendo dicendo che nun sai proprio che siano le proporzioni e che la barba tua nun è così," iniziò, facendo ridere Manuel. "Queste che so'?"
"Le spillette nostre, le bandiere nostre."
Chicca rimase in silenzio per qualche secondo, analizzando meglio il disegno che aveva tra le mani.
"Davvero Manu?" sussurrò, l'accenno di un sorriso già presente sul suo volto.
"Mh mh, c'ho messo un po' non tanto per capillo quanto per accettarlo."
"Che bello che me l'hai detto, che bello tutto. Vieni qua fatti da' un bacio, bello mio," disse Chicca, ridendo e buttandosi addosso a Manuel, dandogli cinque baci totali su tutto il volto e stringendolo forte, facendolo ridere mentre cadevano insieme indietro sul telo.
"Guarda che così penso che te piaccio ancora, e nun te potrei proprio soddisfare al momento."
"Coglione," scherzò Chicca, rimettendosi composta. "E perché nun me potresti soddisfare? Chi te piace?"
"Prima leggi quello che sta scritto sul disegno, che così te confesso un'altra cosa."
Chicca riprese tra le mani il disegno, focalizzandosi sulle parole scarabocchiate sullo sfondo bianco.

In una giornata di sole,
coi tuoi capelli cangianti,
accanto a te
mi vedo in bianco e nero;
che vorrei assorbire il tuo colore
ma ti lascio brillare in pace.

"È per me?" chiese Chicca, rileggendo quelle parole dall'inizio ogni volta che l'ultimo verso terminava.
"Certo che è per te, nun conosco così tante persone che se tingono la frangia. Che se tingevano, ormai," scherzò Manuel, allundedo al fatto che ormai i capelli di Chicca fossero tutti monocolore. Li avrebbe definiti quasi tristi se il sorriso della ragazza non avesse compensato quel colore mancante.
"E quando l'hai scritta?"
"Dopo che m'hai detto che non volevi tornare con me," rise Manuel, guardando in basso e scuotendo la testa. "Stavo già mezzo pensando che me piacessero pure i ragazzi e quando non ti ho trovata più ad aspettarmi, egoisticamente, mi sono sentito abbandonato. Che poi tu c'avevi tutte le ragioni per lasciarmi, però io te vedevo così piena de vita che me sembrava che solo tu potevi far vivere pure me."
"Questa è più bella di quella dell'architetta, se vuoi saperlo."
"E questa soprattutto ora ce l'ha la persona per cui l'ho scritta."
Chicca sorrise, mettendosi i ciuffi più lunghi della frangia dietro le orecchie.
"Ne scrivi tante?"
"Quando va male una al giorno."
"E quando va bene?"
"Sempre una al giorno."
"Non pensavo ti piacesse così tanto, non me l'hai mai detto. Sapevo te piacesse scrivere, e leggere, e la filosofia, ma nun pensavo così tanto. Sei bravo veramente."
"C'ho un profilo dove le posto."
"Davvero?" chiese Chicca curiosa. "E come te chiami? Così te seguo."
"Versidispersi."
"Sa proprio di te, c'hai un po' tutto disperso. I capelli, i pensieri," affermò, avvicinandoglisi e aprendo il social per cercare la pagina. "La posti questa che m'hai scritto?"
"Vorrei rimanesse solo a te. Poi c'è Simone che mi stalkera e nun lo sa che sono io. S'è appeso le poesie mie in camera, sopra il letto mio," rise Manuel.
"Simone che comunica con qualcosa che non siano i numeri o i pugni? Ma poi tra voi?"
"Eh, tra noi... chi me stava iniziando a piace' secondo te quando t'ho scritto questa?" chiese Manuel, sventolando il disegno in aria.
"E Simone lo sa?"
"Che me piaceva?"
"Eh."
"Lo sa."
"E che ste poesie che scrivi"- iniziò Chicca, mostrando a Manuel il suo stesso profilo di poesie, scorrendo tra i post- "so' per lui? Questo lo sa?"
"No," sbuffò Manuel. "Nun lo sa. E nun lo saprà mai."
"Codardo."
"Te e mi sorella siete uguali. M'ha detto le stesse parole."
"Le grandi menti pensano allo stesso modo, soprattutto se c'hanno ragione."
"Dai, nun me va di parlare de Simone. Lui è proprio la cosa a cui penso sempre e mo sto co' te, non mi va de pensare a lui mentre sto co' te."
"Che caro che sei," sorrise Chicca. "So' felice che siamo usciti, che stiamo qua sotto il sole caldo e che me stai a riscaldà co' le parole tue. Se m'avessi parlato così quando stavamo insieme forse nun t'avrei lasciato."
"Le persone crescono molto in due anni."
"Soprattutto se si circondano dei Balestra, a quanto pare. O forse è l'influenza di tua sorella. Quanto me piace Viola, me sa che prossima volta esco solo co' lei."
"Sta off limits, eh."
"Ce perde lei."
Manuel capiva, con ogni parola che lasciava le labbra di Chicca e si appoggiava leggera sul suo cuore, che ogni cosa che avrebbe fatto nella sua vita avrebbe sempre trovato il supporto di qualcuno a cui teneva ad attenderla.
Quindi sì, era un po' codardo, ma se per Viola era il più coraggiosissimo di tutti allora si sentiva tale.
Sentiva di poter parlare di Simone ancora e ancora, con ogni verso che gli sarebbe apparso nella testa a caratteri cubitali.
Sentiva che forse sua mamma meritava di leggere le cose che aveva scritto per lei, che tutti i suoi pensieri non erano da buttare.
Sentiva pure che scrivere era l'unica scorciatoia per rendere piacevole la vita che poteva concedersi, perché nel disegno era proprio negato.

"Magari io faccio un quadro e poi tu ce scrivi su una poesia."
"O tu te leggi una poesia mia e te lasci ispirare."
"Magari tutte e due."

versi dispersi (socmed simuel)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora