Suona la sveglia. Che palle. Alzo la schiena dal materasso e guardo la mia stanza in disordine, se oggi avrei voluto uscire dovró sistememarla.
Appoggio i piedi scalzi sul tappeto di pelo rosa e nero. Mi alzo e vado in bagno, chiudo la porta dietro di me e mi lavo il viso per cercare di darmi una svegliata.
Torno in camera e mi apposto davanti all'armadio osservandolo disperata, prendo i jeans a zampa con le cuciture rosa, una maglietta a maniche corte aderente bianca e una felpa corta grigia.

Torno in camera e mi apposto davanti all'armadio osservandolo disperata, prendo i jeans a zampa con le cuciture rosa, una maglietta a maniche corte aderente bianca e una felpa corta grigia

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(Cosí)

Mi infilo i vestiti e mi trucco un po' alla cazzo di cane, prendo il mio mp3 e lo metto nella tasca esterna dello zaino scolastico; me lo metto in spalla e esco dalla mia camera, percorro il corridoio ed entro in salotto dove c'é mia madre che fa colazione.

Lei:<<Buongiorno>>

Mamma:<<alla buon'ora signorina>>

Ignoro il suo commento ed esco di casa, scendo le scale e cammino fino alla fermata del bus. Sono sempre da sola alla fermata sia quando salgo sia quando scendo, a me va alla grande cosí.

Arriva il pullman ed entro, la puzza di sudore mattutino mi fa vomitare, mi appoggio al palo per tenersi, mi sistemo gli auricolari e mi ascolto la mia musica.

10 minuti dopo

Arrivo nel catorcio della mia scuola e nei corridoi c'é giá un bordello assoluto, gruppetti e gruppettini e poi... Io con gli auricolari nelle orecchie lo zaino solo su una spalla che tra poco cade, truccata sugli occhi e voglia di socializzare pari a meno di zero, ragazzine mezze nude e ragazzi che se la tirano e ci provano con tutte, attraverso il corridoio, gente mi squadra, altri non mi vede, alcuni con occhi brillanti e altri vuoti e bui, vestiti di nero e verde fluo, tutti in un edificio gente cosí uguale ma cosí diversa che ormai non sai mai cosa ci si nasconde sia dietro ad un sorriso sia ad un pianto. Alcuni piangono per attirare l'attenzione e pugnalarti da dietro, mentre altri sono quelli che vengono definiti forti, non piangono e si lasciano tutto alle spalle senza apparire feriti.

Immersa nei pensieri entro nella classe 1BC alcuni posti erano occupati altri vuoti, banchi da due persone, solo uno era completamente vuoto, mi ci siedo, spero che nessuno si sieda accanto a me, per farlo intuire metto lo zaino sulla sedia accanto alla mia, tiro fuori il mio taccuino e una penna buttata dentro lo zaino la sera prima. Un quadernino vuoto, immacolato.
Apro la prima pagina e ci faccio la mia firma in stile graffito sopra.

ZAH

Lo perfeziono meglio ma sento una voce irritante alla mia destra.

?: <<Posso sedermi?>>

Alzo lo sguardo, un ragazzo che ho visto nel corridoio. Merda. Tolgo lo zaino e lo appoggio per terra, la classe si era riempita di persone, alzo le sopracciglia e torno con lo sguardo sul taccuino.

?: <<Ti chiami zah?>>

Ancora questo? Mo che gli dico si? No? In fondo é il mio cognome.

Lei: <<Cognome>>

Dico, senza guardarlo, lascio i miei occhi sul taccuino, non ho nemmeno visto com'é fatto. Mi giro verso di lui.

Occhi marroni capelli biondi ricci e abbastanza lunghi, sciolti, non sorride, ha un accento strano e una voce carina.

Lei: <<tu?>>

Mi era uscita una domanda, uau.
Lui sorride mettendo in mostra una dentatura bianca spiccante.

?: <<emanuele>>

Annuisco e torno a disegnare sul taccuino, ancora la prof non si era fatta viva.

Ema (Emanuele): come ti chiami?

Ugh mi da' un po' sui nervi questo.

Lei: <<non te lo dico>>

Peró mi sta facendo parlare, dovrebbe essere una green flag? Penso di si.

Ema: <<e perché no? Sei una ragazzina misteriosa>>

Misteriosa? Scary huh? Vabbé lascio cadere la penna sul banco dalle mani e stringo il pugno.

Lei: <<definiscimi un po' come ti pare>>

Mi giro e lo guardo appoggiando la schena contro il muro, siamo faccia a faccia.

Ema: <<ti chiameró ragazzina allora>>

perché sei cosí? -tom Kaulitz-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora