La giornata passa in fretta, emanuele, mi pare si chiama cosí non ha fatto altro che assillarmi, menomale che il lunedí ho solo la prima ora con lui. Torno a casa sull'autobus, un posto libero finalmente, mi siedo in fretta e furia, non guardo nemmeno chi c'é accanto a me, mi metto lo zaino sulle ginocchia e sprofondo del sedile. Giro lo sguardo sul ragazzo accanto a me, é biondo, le dita in po' arrossate, che mi guarda con occhi color nocciola scuro.
??:<<hey>>
Ha una voce adorabile, con un notevole accento tedesco, potrei anche parlarci senza smadonnare.
Lei: <<Hey>>
??: <<come ti chiami?>>
Lei: <<prossima domanda?>>
mi guarda un po' confuso ma alza le sopracciglia
??: <<io mi chiamo gustav>>
Lei: <<bel nome, questa é la mia fermata... Ciaoo>>
Mi alzo e lo saluto con la mano, scendo dall'autobus e arrivo davanti alla porta di casa mia, sospiro e apro la porta, corro in camera mia, non mi hanno sentito, grazie al cielo.
Sento delle urla in soggiorno e mio fratello che piange, butto dall'altra parte della camera le cuffie e mi fiondo nella stanza rumorosa.
Papá: <<perché tu non porti mai a casa un sei>>
Urla, mio fratello era serio, non piangeva ma io conoscevo quello sguardo, guardo mia madre, cucina il pranzo senza spiccicare parola. Prendo per mano mio fratello e lo porto in camera, sommersi dalle urla, chiudo la porta e mio fratello si lascia andare in un pianto silenzioso, mi siedo sul letto e rimaniamo in silenzio, gli asciugo le lacrime e lo abbraccio.
Il giorno dopo
Entro a scuola, attraverso il corridoio, entro in classe in fretta e furia, non voglio nessuno accanto a me.
Dopo cinque minuti arriva emanuele che si mette proprio accanto a me, inizia a parlarmi, pensandoci aveva una voce carina, anche i suoi ricci erano molto carini, mi mordo l'interno delle labbra, ero un po' sotto pressione per ieri ma emanuele sembra parlare senza sosta, guarda ogni mio movimento senza perdersene uno.
Ogni tanto sorride, la lezione é iniziata e aveva smesso di blaterare. Coloro un po' il banco dalla noia, emanuele mi toglie la matota dalla mano e lo fulmino con lo sguardo, fa girare la matita fra le dita, alzo un sopracciglio, fa cadere la matita sul banco e con la mano vuota prende la mia e le intreccia. Rimango sciettica ma lascio correre, rimaniamo con le mani intrecciate per il resto della lezione e ogni tanto mi accarezzava il dorso del pollice con il suo.
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perché sei cosí? -tom Kaulitz-
RomanceLei é quel tipo di ragazza diversa dalle altre ma che non vuole davvero esserli, non é legata ai suoi genitori ma vive sotto al loto tetto e non puó contraddirli. Lei ha 15 anni ed é una ribelle che non si fa mettere i piedi da nessuno ma é una raga...