Arrivai al primo piano ed incontrai subito Orso, che aveva finito in quel momento la sessione di Potenziamento Fisico agli allievi del Settimo. Mi vide e sorrise divertito "Ma tu non eri di libero?" chiese. Cercai di fare un sorriso tirato.
"Ero infatti, sembra che qualcuno non fosse d'accordo, ed eccomi qua" alzai le spalle con noncuranza.
"Ti ha richiamato il Segretario? Qualcosa non va?" chiese serio.
Mi tormentai il labbro inferiore, poi feci cenno a Orso di seguirmi, stavano arrivando i ragazzi del Settimo e non potevo certo parlare davanti a loro di quello che era accaduto. Precedetti Orso nella sala di Addestramento Armi.
Lo guardai respirando a fondo "Le cicatrici" dissi, senza aggiungere altro.
Si accigliò e mi guardò confuso. Poi la sua espressione si mutò in sorpresa ed io annuii brevemente.
"Hai già parlato con il Segretario?" scossi la testa gravemente.
"Sto andando da lui adesso. Stanotte ho fatto il mio solito incubo" lui annuì "ma stavolta era diverso, più intenso, più reale. Sono andata alla Pagoda per cercare di chiarirmi le idee, ho pensato che forse il Maestro avrebbe potuto aiutarmi, fosse anche solo ascoltandomi. Mentre ero lì però, mi è venuto alla mente un particolare del sogno che fino a quel momento mi era sfuggito; anche se in realtà ho avuto la sensazione che il mio inconscio lo avesse volutamente nascosto. Dopo averlo raccontato al Maestro lui mi ha chiesto di mostrargli la schiena".
Presi fiato ed espirai l'aria lentamente, per prendere tempo. Orso mi osservava in silenzio senza mettermi fretta. Sospirai e lo guardai negli occhi "Orso, le mie cicatrici sono rosse. Sembrano volersi riaprire" scossi la testa affranta.
Mi fissò intensamente. Poi si accarezzo pensieroso la barba, alzò nuovamente gli occhi "Posso?" annuii e mi tolsi la maglietta. Era Orso, non avrei mai potuto negargli niente.
Flashback
(Dopo lo scontro)
Mi aveva trovato Orso all'alba. Aveva dovuto staccare la maglia dalla mia schiena, incrostata di sangue e ormai quasi fusa nella carne aperta. Mi aveva tenuto in braccio fino all'ospedale, anche in ambulanza. Nessuno aveva avuto il coraggio di dire niente. Lui mi guardava e sussurrava solo "andrà bene, Mica, andrà bene". Aveva passato una settimana in ospedale nel silenzio più totale. Solo quando avevo aperto gli occhi aveva sorriso stanco "Ciao Angelo". Sentire quel nome pronunciato non da un nemico mortale, ma da una persona che mi voleva bene, mi aveva fatto scoppiare in singhiozzi di sollievo. Ero viva ed ero a casa.
Poi avevo sbarrato leggermente gli occhi e trattenuto il respiro, avevo guardato disperata Orso, che aveva abbassato gli occhi ed annuito impercettibilmente, confermando che era successo davvero, che Andrei non era lì con me perché non sarebbe più potuto essere con me da nessuna parte. "Mi spiace piccola". Ero scoppiata a piangere ancora più forte e lui mi aveva sollevata dal letto, trascinando con me il lenzuolo sulle sue gambe. Io piangevo appoggiata al suo petto stringendo la sua maglietta fra i miei pugni e gridando fra le lacrime. Solo quando la voce mi aveva tradito, solo quando le mie corde vocali avevano infine ceduto, mi ero calmata e avevo guardato il mio amico negli occhi.
"Lui dov'è?" avevo sussurrato.
Mi aveva guardato rassicurandomi "È nella capsula criogenica, il funerale non si terrà senza di te. Non lo permetterò in nessun modo". Annuii grata. Altre lacrime premevano per uscire, ma tentai di cacciarle indietro, dovevo rimettermi in piedi. Letteralmente. Provai a scendere dalle sue gambe e lui me lo impedì. Scosse la testa.
"Ancora no. Ancora non puoi, sei debole, hai subito un'operazione piuttosto delicata" lo fissai confusa.
"Orso, che tipo di operazione, è successo qualcosa alla mia schiena?" lui mi guardò serio.
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Ali di sangue (Saga di Sangue libro I)
Ma cà rồngMicaela ha perso il fratello. Il colpevole è il vampiro che l'ha marchiata sulla schiena durante quello stesso scontro, o almeno così crede. "Ti ho spezzato le ali, Angelo" sussurrò al mio orecchio. "No, mi hai solo strappato qualche piuma, ricres...