2015

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Infine, arriva anche il 2015.

Cosa c'è da aggiungere su quell'inverno? All'inizio del secondo quadrimestre mi viene assegnata una supplenza di qualche settimana in una classe prima, e sono costretto a rispolverare nozioni che avevo dimenticato nel corso degli studi su Iliade e Odissea. Lavoro, nel tempo fuori da scuola, all'editing di quello che presto o tardi sarà il mio primo romanzo. Leggiamo libri insieme in videochiamata. Rimango indietro con le lavatrici. Un giorno arrivo in classe con la camicia sporca di unto dalla sera prima. Vado in centro con Seungmin. Non fumo più.

Penso molto meno. Le preoccupazioni che, una volta, sembravano così rigide, le ritrovo d'un tratto prive dei loro contorni. Quello del 2015 è un inverno in cui non scrivo tanto. Annoto sporadicamente qualche evento della giornata, ma non tutti i giorni: Capodanno con le suore!!! (anche loro bevono), trovata merendina ammuffita sotto il banco di Jinho, Seungmin ha un appuntamento con uno di Tinder... Come dicono i romani, ormai alea iacta est. Ma della dedizione minuziosa che mettevo nelle pagine della mia quotidianità a diciannove anni non è rimasto niente. Non mi vengono in mente idee brillanti per le storie. Semplicemente non scrivo.

Per questo, tornando indietro, il primo periodo del 2015 mi sembra tutto uguale. Ricordo bene una sera, forse era fine febbraio o inizio marzo.

Dopo l'autunno senza quasi contatti, Changbin mi chiama per sapere come va. Gli racconto sommariamente quello che già sai: del nuovo lavoro, del romanzo in arrivo in estate, delle videochiamate. Non si risparmia in complimenti, dicendomi – questo deve proprio averlo preso da te – che mi vedeva già autore pubblicato quando ad F. sgattaiolavo in cucina la notte per scrivere su chissà che misterioso quaderno. Mi aggiorna sulle ultime cose: vive in un bilocale ad M. con un coinquilino, è stato da poco assunto come project manager presso un'azienda di trasporti. Commenta, camuffando il velo di delusione con qualche aneddoto divertente, che si aspettava qualcosa di più dall'età adulta. Il cammino è diventato piano e monotono prima che lo prevedesse. Lo invito a mangiare un kebab con me e Seungmin quella stessa sera.

Arriviamo sul posto con un certo anticipo rispetto a Changbin. Il negozio di kebab, d'altronde, è nella stessa via del collegio. Ci sediamo sulle sedie di plastica poste fuori dalla porta d'entrata.

"Che tipo è il tuo ex coinquilino?" mi domanda Seungmin, che Changbin non l'ha mai incontrato di persona. Quello che sa su di lui sono notizie frammentarie e generali, risalenti a quando la nostra amicizia stava affrontando dei punti morti.

"Gli importa degli altri. Molto." dico, "Se parlassi con il te stesso diciottenne, direi che Changbin è selfless."

Butta indietro la testa. La sua espressione è tra il divertito e il tormentato, "Non la smetterai mai con questa storia, vero?"

"No. Comunque, sono serio. Changbin è quel tipo d'amico che c'è e basta, a cui non dici mai abbastanza spesso grazie. Penso mi abbia capito prima lui di me. Non lo so, ha senso?"

"Lo dici di tutte le persone che incontri." osserva, "Lo hai detto di Felix. Lo dici di Changbin. Probabilmente, se te lo chiedessi, neppure per Minho la tua risposta varierebbe molto."

"Che ci posso fare? Non hanno poi tutti i torti quelli che dicono che ci ritroviamo negli altri. A te non è mai capitato?"

"Sì, ora che mi ci fai pensare." il suo profilo è in penombra, si riescono a distinguere a malapena i tratti del viso. Indossa un vecchio impermeabile del liceo dall'aria vagamente vintage. Neanche a dirlo, un forte odore di kebab e cipolla pervade l'intorno. La verità arriva a piccoli pezzi. "Quella volta al ponte di T., il Santo Stefano di qualche anno fa. Saranno passati quasi quattro anni. Mi dicesti che quello di cui t'importa sono le solite cose: la famiglia, gli amici, la felicità. Era un periodo in cui non sapevo ciò che desideravo. Gli studi non mi portavano soddisfazione e mi arrabbiavo con tutto e tutti per questo, in primis con me stesso. Ho realizzato che potevo concentrarmi sulla base delle cose. Ripartire da lì. Non so se è la stessa cosa che è capitata a te."

YANG CHE LEGGE RIMBAUDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora