Anima buona.

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"Your love's got me high
I long to get by
This time is forever
Love is the answer"

Erano le cinque del mattino di un freddissimo 5 novembre 2022, io oramai avevo preso la forma quadrata di quella scomodissima sedia di ferro dell'aeroporto di Milano-Malpensa e, nelle mie orecchie, risuonava come un mantra sempre la stessa canzone: I Just Can't Stop Loving You del mio amatissimo Michael.

Il volo che mi avrebbe portata dall'altra parte del globo per una più che meritata vacanza-lavoro offerta dalla mia università, era stato cancellato ed io, che non ho mai avuto così tanta dimestichezza con i treni, gli aerei e in generale i viaggi, cercavo in tutti i modi di non uscire fuori di testa ed entrare in uno stato di paranoia tale da farmi buttare all'aria tutto.

Ero sola. In quel luogo c'eravamo io, il mio borsone e il bagaglio emozionale che mi portavo dietro stracolmo d'ansia. Per poco anche quello non passava il check-in.

La compagnia mi aveva rassicurata dicendomi che avrei avuto la possibilità di viaggiare in prima classe con la Lufthansa, come se avessero voluto "scusarsi" dell'accaduto.

In realtà, tutto ciò che volevo era chiudere gli occhi, riaprirli e ritrovarmi direttamente a destinazione.

Ero terrorizzata dall'idea di dover trascorrere due ore in cielo aperto, completamente da sola e senza alcun contatto con i miei cari. Ma la verità, se proprio volete saperla, era che avevo tremendamente paura di partire e vivere per un mese in un posto che ero convinta non mi sarebbe mai appartenuto; una città che non sarebbe mai stata in grado di farmi amare di nuovo la vita come prima.

"È l'animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi" diceva Seneca.

E se l'animo non fosse cambiato? Dei soldi, del lavoro, dello studio, del tempo...Che cosa ne avrei fatto?

Lo so, al tempo la mia visione dell'esistenza era pari a quella del padre del pessimismo cosmico, ma questo era prima di incontrare Lui. Ero una persona diversa, con ambizioni diverse, con un cuore diverso.

"Ultimo richiamo per i passeggieri del volo verso Barcellona, l'imbarco terminerà tra esattamente cinque minuti".

Mi persi così tanto nella musica, nei pensieri e nelle scene catastrofiche che la mia mente stava producendo che, sopraffatta dalla negatività, non mi resi neanche conto che quell'aereo sarebbe partito senza di me se non avessi iniziato a correre alla velocità della luce per arrivare al gate. Chiaramente si trovava dall'altra parte dell'aeroporto.

Presi la borsetta, il telefono con le cuffie, il grande borsone rosso e corsi come non avevo mai fatto in vita mia. Una coppia di tedeschi iniziò a maledirmi, ma a me poco importava, dovevo arrivare a tutti i costi in quel maledettissimo posto.

E così fu. Ci arrivai.

Sudata, rossa come un peperone abbrustolito per aver fatto la maratona del secolo, con i documenti che per poco non cascavano dalla borsa e con la lingua praticamente a terra, ma sì. Arrivai in tempo per (in ordine): ricevere un'occhiata di fuoco dal controllore e dalla sua assistente, esibire il mio passaporto e salire sul piccolo pullman che mi avrebbe scortata fino all'aereo.

Quando guardai finalmente il mio nuovo biglietto, mi resi conto che il mio posto era l'1A.
Ciò significava che ero il primo passeggero della prima classe e che sì, avevo il posto proprio vicino al finestrino.

Avrei visto l'alba da cielo, dall'alto delle nuvole.

Non avevo nessuno che mi mettesse ansia perché accanto a me non c'era neanche l'ombra di un altro essere umano. Mi presi il mio tempo per sistemare le mie cose e mettermi comoda e, quando finalmente posai la schiena contro lo schienale del sediolino in pelle, iniziò a mancarmi l'aria.

Mi sentivo come se stessi per morire, cercavo disperatamente di inseguire il mio respiro e non riuscivo neanche per un secondo ad acchiapparlo. Attorno a me le persone parlavano, si preparavano per affrontare il viaggio, alcuni dormivano e nessuno, ma proprio nessuno, sapevo sarebbe stato in grado di aiutarmi.

Volevo scappare via, piangere tra le lenzuola di casa mia e non lasciare più il mio luogo sicuro. Portai una mano sul cuore, chiusi gli occhi e tentai di calmarmi perché sapevo di dover contare solo su me stessa. Non sarebbe arrivata nessuna anima buona ad abbracciarmi, a farmi stare bene.

Una lacrima si fece spazio tra le mie ciglia e, quando proprio non ce la feci più, sentii una voce fare eco nei miei pensieri.

"Sì mamma, ti chiamo appena arrivo."

Alzai lo sguardo e lo vidi. Era lui la mia anima buona.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 26, 2024 ⏰

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