Capitolo 6

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Ora stiamo passeggiando sulla riva. In un qualche modo sono riuscita a farli venire con me e non stare sola. Anche se ammetto non sto seguendo gran che i loro discorsi. Sono passati dal parlare dei nostri nemici numero uno a chi è il più veloce nel volo. E non so manco come, per fare capire il mio stato di attrazione.

Comunque sto camminando sulla strada bagnata, con l'acqua che mi arriva alle caviglie. L'acqua è calda rispetto al solito, quindi vado un po' più avanti fino a metà polpaccio, quando sento l'acqua muoversi accanto a me.

Mi volto e trovo Liam che sta guardando nella direzione del mare. Ho un bel legame con lui, è il mio migliore amico -dopo Mia ovviamente - e mi sento di poter parlare di quasi ogni singola cosa. Il problema dei miei incubi Mia l'ha scoperto una sera in qui era venuta da me a dormire.

Non volevo che lo scoprisse, ma da lì mi sono sentita libera di parlarne con lei. Probabilmente non so come reagirei se lo scoprisse qualcun'altro.

<<Ciao>>

<<Ciao>> rispondo

<<Ti sei isolata tutto il tempo, che è successo?>>ha capito che qualcosa non va.

<<Va tutto bene, stavo solo pensando, tu invece? Non stavi parlando con gli altri due?>> Rispondo con tono stranamente calmo.

<<Stanno tornando a casa, sono già a metà strada se ti interessa>>
<<Ah, grazie di avermi avvisata>> E dopo questo su di noi cala un silenzio confortante per qualche istante. Il sole sta per tramontare, quindi il cielo sta cominciando a tingersi di un rosso-arancio.

<<Perché non me ne hai parlato?>> Domanda di punto in bianco.
<<A cosa ti riferisci?>>sto cominciando a spaventarmi, io non ho parlato con lui di argomenti delicati riguardanti me da un bel po' di tempo. Oppure Mia ha capito che non avrei più aperto quell'argomento con nessuno, cosa più probabile.

<<Un'ora prima di venire tutti qui in spiaggia hai parlato con Mia rispetto a un certo "problema" che si manifesta e viene a farti visita durante la notte.>> Mantiene un tono di voce tranquillo, anche se so che lo sta facendo per non farmi abbattere via e darmi il tempo di metabolizzare sulla questione.

E lo rinfresco tra me e me per questa cosa.
<<Non doveva parlartene, non mi piace come argomento.>> Rispondo dopo un paio di secondi, restando a guardare l'orizzonte.

<<Cosa ti ha detto?>> Domando subito dopo. Voglio sapere cosa gli ha detto Mia, così magari capisco come comportarmi.
<<Ha detto che soffri di incubi da quasi otto anni. Di solito non sono tanto forti, come dire, ma ma nell'ultimo periodo sono peggiorati. Mi ha anche dato il numero di tuo fratello e sorella. Simon e Azzurra.>> Fa una piccola pausa <<Ho solo queste informazioni, ma vorrei sapere perché non me ho hai detto>> concluse quindi.

Almeno non Mia non gli ha detto di come a volte sia impossibile svegliarmi, specialmente quando mi agito. E di conseguenza il metodo che hanno adottato negli anni.

<<L'unico ordine ricevuto quando succede è di svegliarti, e se non ci riesco chiamare prima Azzurra.>> mi informò.
<<Va bene così. Meglio>> si gira a guardarmi e sembra volermi chiedere qualcosa, e fa per dirla effettivamente, ma poi torna a torna a guardare il tramonto.

Facendo così mi sta concedendo tempo e stazio per iniziare a parlare io di mia spontanea volontà, e lo ringrazio mentalmente per questo.
<<È successo -come ti ha già informato Mia- circa otto anni fa la prima volta. Non so se chiamarlo vero e propri incubi però sai? A volte sembrano più delle visioni che altro. Certe volte come se facessero parte del mio passato. Come se effettivamente avessi rimosso quella parte della mia vita dalla mia memoria. Altre volte invece è come se stessi guardando con occhi non miei, ma di qualcun'altro. E la cosa assurda è che mi sembra di sentire ancora i suoni e i pensieri quando mi sveglio grazie ai miei fratelli.>> Faccio una piccola pausa e mi volto nella sua direzione per incrociare in suoi occhi <<Sai però cosa mi infastidisce? Che non ne capisco il motivo! La prima volta che è successo ricordo perfettamente la faccia di mio fratello e poi quella di mia madre appena mi hanno guardato negli occhi. Erano, come dire... spaventati, avevano paura. Paura di... me. E mi chiedo ancora il perché. A volte mi hanno persino raccontato che non riuscivano a svegliarmi, quindi si sono messi a parlare a caso, e stranamente ha funzionato però.>> finisco così di raccontare in breve quello che mi succede.

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