Πρόλογος - Prólogos
Il sangue fresco si lava via con facilità.
Mi basta strofinare i palmi nel fiume, ed è come se non fosse successo nulla: la mia pelle è tornata bianca, le vesti sporche bruciano alle mie spalle, e il tepore delle fiamme attenua i brividi di freddo.
Come se non fosse successo nulla.
Ispiro a pieni polmoni, e l'aria pesante li riempie rapidamente. Espiro, mentre sciacquo ancora e ancora. Se solo non fosse per le mie unghie spezzate sotto cui si annida la carne maciullata... maledizione!
Strofino forte, e raschio con prepotenza lo sporco.
Il mio stesso riflesso distorto dalla corrente del fiume mi guarda con un'espressione vuota. È davvero così che appaio? Perché io mi sento stravolta, altro che vuota.
Afferro da terra un ramo, e lo spezzo a metà così da creare una punta da cui mi sia più facile strappare una scheggia. La uso per togliere via i residui, le croste, e mi ferisco ripetutamente i polpastrelli nel farlo.Ho sempre pensato che dopo la mia morte avrei trovato un luogo serafico in cui poter riposare in pace, non ho mai creduto nel paradiso, speravo anche solo in un dolce sonno eterno. Devo dire che mi è un po' dispiaciuto scoprire che il mio decesso non fosse fra i piani degli Dèi.
L'avrei sicuramente preferito a tutto questo.A quanto pare però esistono alcuni piccoli ordini cosmici da rispettare, e una certa Tyche a cui non piace per niente essere ignorata.
Io sono Alessandra, e a me è vietato morire.
Per legge o per principio, non sono certa di aver ben capito.
Questo però i miei nemici non lo sanno. E torturarmi? Quello è perfettamente consentito. Tentare in tutti i modi di uccidermi? Caldeggiato addirittura.Chi sono i miei nemici?
Alle mie spalle la pira di vestiti brucia, il tessuto è quasi del tutto carbonizzato, lo scoppiettio del fuoco che ritmicamente riecheggia nell'aria tersa della selva assomiglia un po' troppo al suono delle ossa che si spezzano.
Ripenso al clangore del metallo, lo scintillio delle lame, le mani ruvide e callose che mi afferravano le braccia e le gambe e mi tenevano ferma.Tutti. Tutti sono miei nemici qui.
Stringo con forza i denti. L'adrenalina che avevo in circolo fino a un secondo fa doveva star scemando, perché improvvisamente avevo ben chiara in testa una dettagliata mappatura di ogni livido che mi ricopriva il corpo, così come ogni taglio o graffio o slogatura. E sembrava proprio che io ne vantassi parecchie.
Correre adesso è totalmente fuori discussione: sono stanca, affamata, e addosso ho soltanto la biancheria intima e un giaccone da soldato.
Quest'ultimo è un mio personale bottino di guerra. Prenderlo da un cadavere di almeno cento chili non era stato affatto semplice, e l'avrei tenuto, gelosamente anche. Così come avrei custodito gli insegnamenti che questa notte ha deciso di regalarmi.
La puzza che impregna il tessuto di sangue e sudore però mi rende una preda facile per le bestie selvatiche dell'Olimpo, questo lo so.
Caspita, l'Olimpo...
Quando all'Accademia studiavo mitologia l'avevo immaginato più come un simpatico isolotto galleggiante nel cielo, circondato da splendide nuvole, cavalli alati, ed eroi dall'aura luminosa, un po' come nel cartone animato di Hercules che guardavo da bambina.
Non mi sarei certo mai potuta immaginare fosse un'intera dimensione! Un'enorme, gigantesca, vastissima dimensione. E che un giorno mi sarei ritrovata alla sua mercé.Certo che gli Dèi hanno un'idea strana di ricompensa eh.
Metto in pericolo la mia stessa vita mortale per salvare le vite dei miei compagni, e anziché stringermi la mano e affidarmi un titolo d'onore, vengo spedita in un'altra dimensione a guadagnarmi la fiducia di Zeus per poter servire il Pantheon.
Oh grazie mille, questa sì ch'era la mia aspirazione massima!Non vorrei suonare ingrata, ma avrei preferito di gran lunga rimanere alla mia vecchia e cara Accademia per Héroes. Conosciuta nel mio mondo anche come Accademia Per Giovani Eroi in Formazione.
Lì non ero certo la più promettente, né la più popolare, anzi a malapena avevo qualche amico... però avevo una vita, con dei sogni, delle aspettative e degli scopi.«Noi siamo più che amici, non è vero Alessandra?»
Il ricordo affievolisce quando una fitta improvvisa mi colpisce il basso ventre, dove una cicatrice frastagliata sporge più pallida del mio colore naturale di pelle. Corrugo la fronte, e sento pizzicarmi gli occhi.
È tutto così irreale, non può essere appena successo ciò che è successo. Dev'essere un incubo. Senz'altro.
Io non sono capace di fare certe cose. Non sono capace di uccidere.
Ma la puzza di sangue e bruciato che si disperde nell'aria, e che m'intontisce i sensi, racconta una storia diversa dalla mia, a cui è difficile non credere.Che razza di mostro sono mai diventata?
Un dio... ecco cosa sei diventata.Dovrei esserne contenta, anzi dovrei essere al settimo cielo, ma se penso a come sono arrivata fin qui riesco solo a piangere. Ed è quello che faccio.
Mi asciugo le mani ancora bagnate sulla giacca, e mi alzo finalmente in piedi dopo quelle che sembrano essere state ore inginocchiata davanti il corso d'acqua.
Mi bruciano le articolazioni e non c'è niente di divino in questo.
Mi trascino sfinita accanto al fuoco, almeno potrei utilizzare qualcosa della roba che brucia per difendermi se ne dovessi avere bisogno, e se dovessi riuscire a riprendermi in tempo per farlo.
Ho vinto, eppure non riesco a pensare ad altro che non sia ciò che ho perso.
Mi premo i palmi contro gli occhi già bagnati, e finalmente piango.
Non sono più solo lacrime. Piango a dirotto e piango davvero. Forse grido anche.
Non lo so, ma la consapevolezza giunge tutta insieme, e io non ho le forze per combattere anche questo. Anzi non ho più le forze per combattere nient'altro.
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Alexandra
FantasyNell'antico regno degli Dèi, un'ombra si avvicina, gettando il mondo divino nell'oscurità. Alessandra, giovane erede di un potere dimenticato, si ritrova in un viaggio attraverso l'Olimpo, risvegliando antiche verità e affrontando nemici ancestrali.