lei è erede di un mondo che il padre si è creato con il sangue e le lacrime di persone innocenti.
lei è la figlia di un uomo crudele, affamato di potere e che farebbe di tutto per salire sempre più in alto.
ma si sa, più si sale più c'è il rischio d...
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dieci anni fa
Kali mi aveva riportato il mio portafoglio. ero incredula. aveva detto di aver trovato il mio portafoglio nella macchina ma ero certa di averlo portato con me al mercato.
quando lo riaprì, ovviamente non c'erano più i miei soldi né tanto meno la mia carta di credito.
non mi importava. i soldi non mi importavano.
i miei documenti c'erano. ma mancava una cosa, l'unica cosa di cui mi importava veramente.
la foto di mia mamma. non c'era. svuotai il portafoglio, lo aprì e lo richiusi almeno cento volte, lo capovolsi sperando che uscisse da qualche parte.
era una piccola foto quadrata che tenevo da anni nel portafoglio, perché prendersela?
avrebbero potuto tenersi persino i miei documenti cazzo, ma la foto di mia madre no.
era ormai notte fonda, mio padre era rincasato da poco e tutte le domestiche erano andate a dormire.
tutte le luci erano spente, il cancello era ormai chiuso e le guardie avevano iniziato il loro solito giro di controllo intorno alla casa.
ma io dovevo uscire e trovare quella foto. Kali dormiva nel gazebo che si trovava nel mio giardino. mio padre aveva fatto allestire quel gazebo come una vera casa soltanto per lui. doveva essere lì.
spensi la luce della mia stanza, ficcai un cuscino sotto le coperte cercando di modellare la mia sagoma, misi le scarpe e aprì molto lentamente la porta della mia camera.
se qualcuno si fosse svegliato avrei potuto dire che stavo per scendere a prendere dell'acqua, l'importante era non svegliare Ornella che dormiva nella stanza al piano terra vicino alla cucina, dove non mi avrebbe sicuramente trovato a bere un bicchiere d'acqua.
scesi con attenzione le scale, la luce soffusa attaccata alla parete mi permetteva di non perdere di vista gli scalini e cadere.
quando arrivai al piano terra, decisi di uscire dalla porta sul retro, che lasciai socchiusa per non rimanere chiusa fuori.
una volta all'esterno, feci attenzione a non farmi beccare dalle due guardie, corsi dall'altra parte del giardino per andare alla cosiddetta casetta di Kali che avrei raso al suolo se non mi avesse aperto entro cinque secondi.
bussai forte, due volte, guardandomi attentamente alle spalle e sperando che le guardie non facessero il giro per quelle parti.
