"Mi svegliai di soprassalto: le gocce di pioggia pungevano le mie guance come mille aghi. Che diavolo era il luogo in cui mi trovavo? Perché ero lì?
Mi guardavo intorno spaesata. Mura antiche e muschiate si ergevano a coprire parte della mia visuale. Il cielo plumbeo lasciava trasparire poca luce e non mi permetteva di orientarmi, o di capire che ora fosse.
Misi le palme a terra nel tentativo di alzarmi dalla posizione supina in cui mi trovavo. Mi resi conto che ero su dell'erba cresciuta tra un lastricato sconnesso. Quanto riguadagnai la posizione eretta, e riuscii a vedere oltre i resti delle pareti, capii di trovarmi tra le rovine all'interno della giungla. Dalla vegetazione dovevo essere ai tropici. Mi mossi con cautela, non ero certa di cosa mi aspettasse, né di quanto stabile fosse il mio passo. Testato che ebbi la mia andatura, andai spedita verso altre strutture. Ero in un complesso di edifici e, dall'apparenza, sembrano essere di civiltà Maya.
Quando, durante l'esplorazione, mi trovai davanti quello che doveva essere il tempio di una divisione solare, allora un flash mi riportò alla memoria l'accaduto.
Ero nel museo, la guida ci stava mostrando degli idoli del dio del sole, e come sempre era stato raccomandato più volte di non toccare nulla.
Io non era una maleducata, eppure quella maschera, così grottesca e così affascinante al tempo stesso, mi stava chiamando, mi attirava irresistibilmente a sé.
Mi era bastato sfiorarla, e ora ero lì, in un posto sconosciuto, affascinante e selvaggio. Un luogo che poteva nascondere di tutto e da cui non aveva idea di come andare via.
Mi rimisi in movimento per esplorare il più possibile, per quanto fossi terrorizzata, avevo sempre sognato di visitare un sito come quello.
La mia intraprendenza mi ricompensò. Vidi davanti a me un mondo fantastico, ebbi l'impressione di poterci camminare al tempo dei suoi fasti, nonostante a ogni rumore proveniente dalla foresta la mia inquietudine aumentasse. Ero tanto tesa da porter sentire ogni sussurrò, ogni fruscio.
Infine giunsi al luogo che sentì essere la mia meta. Si ergeva di fronte a me un enorme volto scolpito nella pietra. Ora sapevo esattamente dove mi trovavo.
Era davanti al tempio della città di Lamanai, nella foresta del Belize. Camminai a passi lenti fino alla statua. Ogni rumore sembrava sparito, solo quello dei miei passi sul selciato rimbombava ora intorno a me. Allungai la mano con estrema riverenza e sfiorai la liscia pietra levigata dalle intemperie. Chiusi gli occhi.
Improvvisamente mi sentii nuovamente supina, e una voce mi chiamava, mentre una mano mi scuoteva dalla spalla.
–Lucy svegliati!
Aprii gli occhi, stordita, le luci al neon mi accecarono per un attimo. Quanto rimisi a fuoco l'ambiente fui vinta da una sorpresa immensa, ero nuovamente nel museo.
–Come ti senti? –chiese la donna al mio fianco. Era la guida. Il nome lo aveva letto sul cartellino che portava appeso alla giacca.
"Non lo so!" pensai. Non avevo idea di come sentirmi.
–Cosa è successo? –provai a chiedere.
–É improvvisamente svenuta, sono quasi venti minuti che cerchiamo di farla rinvenire, sta per arrivare l'ambulanza.
"Quindi è stato tutto un sogno? Eppure era tutto così vivido, ogni suono, la pioggia sulla pelle... ogni sensazione!"
Poi mi guardai le mani ricordando quel contatto, e vidi i polpastrelli arrossati, come avessi toccato qualcosa bollente.
"Allora non è stato solo un sogno!?"
Nel frattempo era arrivata l'ambulanza, ora avrebbero fatto gli accertamenti, ma nessuno avrebbe mai saputo spiegarmi cosa era accaduto veramente.
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LE ROVINE
Short StoryStoria ispirata da un incipit per un giochino letterario presente sul profilo IG: https://www.instagram.com/federicoilfilibustiere?igsh=dmhwOWFvd3c4aHdx