ALL I WANT

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Elia

Dopo aver letto quell'e-mail avevo già preso la mia decisione: mi sarei trasferito in Australia; non era un'opportunità che potevo rifiutare.

Avevo speso anni del mio tempo, libero e non, sulla mia passione. Anni di allenamento, giusta alimentazione, sacrifici, infortuni, soldi.

In più non potevo mollare l'unica occasione per rendere fieri i miei genitori. Finalmente avevo qualcosa di concreto, e non solo un sogno. Erano già orgogliosi di me, e per la prima volta mi ero sentito abbastanza per loro.

L'unico problema era Norah: non volevo ferirla, non volevo abbandonarla.

Io stesso avrei sofferto senza di lei. Come avrei potuto concentrarmi su questa nuova avventura senza Norah?
Senza la persona che amavo?

"Vieni con me", le avevo chiesto, ma nei giorni a seguire - dopo la mia rivelazione - scoprii che Norah sapeva costruire muri ancora più alti; non credevo fosse possibile.

Passava le ore con i Miller in casa sua o a casa loro.

Mi ero sentito spesso con Taylor per cercare di vedere Norah e parlarle, spiegare, in qualche modo, ma anche lei era arrabbiata con me. Felice per me ma infastidita per aver mentito alla sua migliore amica.

"Le avevi detto che non saresti rimasto solo per la stagione estiva, perciò lei ha pensato che potesse affezionarsi a te perché non saresti andato via. Invece il tuo obiettivo era proprio andartene. Lo hai sempre voluto e saputo, come sapevi ciò che Norah ha passato. Nonostante questo hai insistito, e sei stato egoista in questo. Quindi l'unica cosa che tu possa fare è pensare solo al tuo futuro, che è quello che avresti dovuto fare fin dall'inizio senza mettere in mezzo lei. Quindi scusami ma non c'è niente che io possa fare, e sinceramente, non voglio neanche farlo. Fai buon viaggio", questo mi aveva scritto.

Quelle parole mi fecero male, quanto quelle che avrei ricevuto se non fossi stato accettato in quell'accademia.

Venni preso, ma a quale prezzo? Lasciare andare Norah. E io non ero pronto a farlo.

Avrei dovuto concentrarmi sulla partenza: cose da sistemare, fare la valigia.

Dovevo pensare che avevo raggiunto il mio obiettivo, che potevo allontanarmi dalla mia famiglia e concentrarmi finalmente su me stesso, senza ascoltare i litigi continui dei miei genitori, ma l'unica cosa di cui avevo bisogno era lei.

Un giorno, con decisione, suonai il campanello di casa sua: Ronnie e Taylor erano andati via per il college il pomeriggio precedente quindi forse senza la loro influenza avrebbe accettato di vedermi.

Ma quando fu suo padre ad aprire la porta, le mie speranza svanirono.

Le sue parole le ruppero: «Norah non c'è. Starà un po' nei pressi di Harvard con i suoi amici.»

«E non sa quando tornerà?»

«Tra una settimana, credo.»

Io parto tra una settimana. Non vuole neanche salutarmi?

«Grazie signor Rivera...»

Mi allontanai da quella casa. E al solo pensiero di non poterla neanche più vedere, di non potermi affacciare dalla finestra per mirare la sua, mi venne il magone allo stomaco, lì fermo per un'intera settimana.

In Australia cosa mi verrà? Gastrite cronica?

Lo avrei scoperto presto.

Tra poche ore avevo il volo più importante della mia vita.

ANCORADove le storie prendono vita. Scoprilo ora