Prologo

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8 mesi prima

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8 mesi prima

9:30 di sera

Il suono dei miei passi rimbomba per il corridoio buio e completamente vuoto della scuola.

Stringo i libri tra le braccia, mentre con un dito tiro su gli occhiali che stavano scendendo, scivolando sulla base del naso piccolo e a punta.

È da anni che ogni pomeriggio dopo scuola rimango qui, in biblioteca o in un posto isolato, per studiare come meglio riesco fino a sera.

Devo buttarmi per forza sullo studio, perché oltre ad essere il mio unico mezzo per andarmene dal postaccio che è il South Side di Chicago, è un modo che mi aiuta a scappare dalla realtà per un paio d'ora.

La realtà brutta che è la mia vita.

Non sono mai stata la ragazza popolare e ben voluta da tutti, con una vita perfetta e i genitori perfetti.

A scuola mi trattano male tutti, tranne le mie migliore amiche, ma la maggior parte degli studenti e miei coetanei mi insultano, a volte, insieme a quello stronzo di Ares Miller, che continua a tormentarmi da quando sono piccola.

Ho imparato a stare zitta e stargli alla larga il più possibile, ed evitarlo funziona.

Sto molto meglio.

Sto molto meglio per davvero, anche a casa, a differenza degli anni scorsi.

Perché?

Mio padre è morto qualche mese fa, è stato ucciso di notte mentre era fuori a bere, come al suo solito.

E la cosa strana è che dovrei essere triste, eppure non lo sono affatto, e neppure mi dispiace.

Forse perché non era il padre migliore del mondo, proprio per niente.

Ma è meglio non pensarci.

Sto bene da sola con mamma.

Non mi serve nessun altro se non lei, per il resto poco mi importa.

Forse è stato anche un sollievo che papà se ne sia andato, era solo un peso in più per la mia mente e per il mio stato emotivo.

E anche per quello di mia madre.

Portava solo malumore, un malumore che purtroppo, nonostante siano passati mesi, ancora fatico a mandare via.

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