6. Lingue dentro mani addosso

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LUIS


Nuova lezione al corso di "Fisioterapia di base e toccoterapia avanzata" e mi sento perfettamente a mio agio. Ho appena saputo che "toccoterapia" è il nome confidenziale attribuito da questo professore al suo corso, corso che, più che essere uno studio fisiologico delle terminazioni nervose nel paziente compromesso e le eventuali risposte muscolari, è un approccio delicato e quasi spirituale a quello che può essere il "sentire". Quando parla del massaggio ai piedi, in genere la parte del corpo più "lontana" dalla persona con disabilità, lo fa con un coinvolgimento quasi passionale, elencando gli innumerevoli vantaggi di un contatto di questo tipo, di come, anche se non percepito a livello sensoriale, esso crei un legame di fiducia e di abbandono tra il paziente e il fisioterapista, creando rilassatezza e di conseguenza una maggiore facilità di percezione.

Questo argomento mi crea un bel calore tra petto e collo, e molto probabilmente anche un sorriso strano, tant'è che Luzzi, accanto a me, mi smuove con una lieve gomitata. Mi fa riavere, e scuoto appena la testa, niente, penso. Niente.

Quando l'incontro finisce, Luzzi va a salutare il suo amico dott. Lo Conte, ed entrambi convengono che potremmo pranzare assieme, dato che è quasi mezzogiorno. Accetto volentieri visto che oggi ho il turno di notte e anche perché è meglio non imporre troppo la mia presenza al falchetto.

Poco dopo, io, il professor Luzzi e il dottor Lo Conte ci troviamo al tavolo di un'accogliente trattoria dietro l'ospedale. Pranziamo conversando un po' di tutto e poi finiamo per approfondire le lezione. Ne approfitto per porre ulteriori domande. Il mio obiettivo sarebbe quello di tenere nascosto a cosa sia dovuto il mio interesse per la materia, dato che è ben poco inerente al voler avanzare come soldato medico.

Luzzi, che mi ha invitato a chiamarlo semplicemente Francesco - credo di essere il primo studente al quale concede questa confidenza - racconta di quanto io risplenda di dedizione verso la medicina in generale e di come io sia naturalmente portato, poi sottolinea anche il mio appena nato interesse verso "i pazienti con lesioni midollari".

«Hai qualcuno in famiglia con un problema di questo tipo?» La domanda più che ovvia arriva dal dott. Lo Conte. Ezio, fa di nome.

«No, nessuno in famiglia» ho l'immagine di Robert stampata in fronte, «sto pensando a cosa vorrei fare nel futuro, nel caso non rimanessi nel Corpo.»

«Te ne sei accorto così?» Mi domanda ancora Luzzi, Francesco. «Non avevi mai mostrato un interesse in questo ambito. Hai attirato la mia attenzione, Luis.»

Sì, questo lo noto.

C'è una particolare intesa tra i due, come quando si pensa la stessa cosa e non si sa se dirla. Per questo passa anche qualche secondo di silenzio, mentre finiamo il nostro pasto.

Il dottor Lo Conte è in fascia 45/55 come Luzzi, è più alto e più piazzato fisicamente. Porta un pizzo ben curato sul mento e ha pochi capelli. Uno sguardo attento e scrutatore.

Francesco, invece, è più alla buona, compresa la capigliatura spettinata. Mi sorride apposta per farmi sentire a mio agio, ma io non ho mai avuto problemi di sorta a stare con persone che conosco poco.

«Ezio è stato nel Corpo, sai?» Mi fa sapere. «Si è dimesso prima della promozione a Rosso.»

«La mia strada era un'altra» precisa lui.

«Il Corpo di Stato è un calderone con molti ingredienti che non legano tra di loro. Ci sono pessimi elementi e ci sono bravi ragazzi fuori posto» riprende Francesco.

Ogni poro della mia pelle si mette in allerta e appoggio la forchetta, mi metto in attenzione.

«Mi trovo molto bene nel Corpo» abbozzo.

Tuo, LuisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora