Harry tiene le mani intrecciate dietro la testa e cammina con un'andatura rilassata e naturale che, come ogni volta, mi destabilizza. Odio questo posto, questa scuola, il senso di prigionia che mi riversa addosso. Le occhiate ammiccanti dei ragazzi che si assiepano attorno a noi cinque mentre passiamo loro accanto...una vera e propria tortura, non potrei definirle in nessun altro modo. Ma per Harry tutto è un gioco, quindi le sue risposte sono composte esclusivamente da sorrisini a trentadue denti dispensate alle sue ingenue vittime e pacche sulla spalla assestate agli individui lobotomizzati che chiama amici.
Una studentessa del secondo anno mima uno svenimento e Taylor comincia a guardarla in cagnesco. Tra loro due ha luogo un brevissimo scambio che termina con un repentino abbassamento degli occhi da parte dell'oca numero 157 (mi chiedo ogni giorno come io riesca a tenere il conto delle ammiratrici di Harry).
<<Tay Tay, un giorno riuscirai a relazionarti con gli altri esseri umani senza guardarli come se ti avessero affogato il cagnolino in piscina?>>, commenta subito Hunter, inarcando le sopracciglia bionde e tirandosi indietro un ciuffo ribelle con la mano destra.
<<Non abbiamo mai avuto un cagnolimo>>, bofonchia Jackson, spazientito.
Harry spalanca la bocca sino a disegnare con essa una gigantesca "O". <<Davvero?? E allora tu a che specie animale appartieni? Credevo ti tenessimo in famiglia per questo>>
<<Voglio vederti mentre provi ad affogarmi, cazzone. Nel giro di tre secondi, ti ritroveresti con la faccia incollata alla vasca>>. Jackson snuda un sorriso affilato e io fatico a contenere una risata.
Harry coinvolge entrambe le mani in gesti inconsulti. <<Aspettate un attimo: sta implicitamente ammettendo di essere un cagnolino impossibile da affogare?>>
Taylor si porta una mano alla fronte e la lascia scivolare fino alla punta del naso, che si appiattisce appena sotto il suo palmo. <<Oh, dei misericordiosi, sottraetemi a questo supplizio>>
<<Un giorno smetterai di blaterare frasi che sembrano citazioni di mattoni scritti da autori depressi?>>
<<Dipende>>. Sul volto di Taylor balena un sorriso furbesco. <<Un
giorno i tuoi neuroni smetteranno di ballare la macarena nel tuo cervello?>>Harry si congela. Resta immobile, con l'indice che sfiora il labbro inferiore. Alza gli occhi al cielo e fissa un punto indistinto sul soffitto inquadrato da due lampade al neon. Pare stia cercando la risposta nell'intonaco e non posso far a meno di sorridere di fronte alla sua espressione assorta. <<Dipende, Tay Tay. Di solito, preferiscono il reggaeton>>
Taylor si pinza il naso con due dita. <<Stavo cercando di dimenticarmi dei tuoi gusti orribili, Harry, lo sai. Perché infilare il dito nella piaga?>>
Harry fa per rispondere, ma l'ingresso dell'aula di studi internazionali si para di fronte a noi e lui ammutolisce. Il Professor Trewbaker è già dentro, i gomiti poggiati sulla scrivania, le dita intrecciate sotto il mento, le pieghe del collo taurino impegnate a disegnare una schiera di branchie al di sopra del petto prominente.
<<Se le nostre star hanno intenzione di sedersi, direi di cominciare la lezione>>, bofonchia, mentre noi cinque scivoliamo negli ultimi posti distanti.
Taylor si siede di fronte a me, Harry vicino a una biondina che non smette di incatenare alla sua sagoma occhiate lascive, Jackson e Hunter si posizionano l'uno accanto all'altro. Non capirò mai quest'idea del professore di farci sedere in banchetti come alle scuole medie. Sbigottisco quando noto la ragazza alla mia destra. È dannatamente bella, quasi eterea, un vero e proprio incanto in cui due occhi di un intenso verde brillante si accordano con lunghe frange di capelli rosso fragola.
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La punizione degli dei
Teen FictionJackson, Hunter, Harry, Lydia e Taylor, i cinque figli dei magnati Augustus e Antea Royal. Non sono semplici studenti della Starlight University, dove tutto trasuda bellezza, ricchezza e potere. Sono privilegio, passione, vizio e capriccio. Loro son...