Nuovi passi

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Se vi interessa questa canzone è stata scritta con Harpy Hare di Yaelokre in sottofondo

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Ansia.

È tutto quello che Annabeth riesce a provare in quel momento.
E, per gli dei, si sente così stupida!

Che idiota.
Eccola lì, ad un passo da un nuovo inizio, l'inizio di un sogno, il risultato di discussioni infinite, notti insonni e lunghi pianti.
Ad un passo dai risultati che il duro lavoro di lei e Percy aveva prodotto e tutto quello che riusciva a fare era non vomitarsi sulle scarpe?

Oh, andiamo Chase!

Un po' di contegno!

La macchina dell' assistente sociale si ferma davanti a casa loro. Percy le stringe la mano e le rivolge un sorriso nervoso.

Annabeth sta definitivamente per vomitare.

Non è un buon inizio.

Per nulla.

Inspira. Espira.

I passeggeri scendono. Una bambina coi capelli scuri ed un uomo sulla quarantina.

Percy le stringe di nuovo la mano.
《Certo quanta strada abbiamo fatto. Sembra ieri che abbiamo iniziato il college...》mormora Percy.
Annabeth sente il peso sul petto diventare più  leggero. In quel momento si rende conto che anche Percy probabilmente sta per vomitare. È teso come una corda di violino ma sorride lo stesso.

The show must go on.

È vero, hanno fatto tanta strada dalla sera dell'incidente, se così  si può chiamare.

Quella sera era arrivata la notizia della morte di un semidio. Uno qualunque. Tuttavia per loro non era stato "uno qualunque". In realtà  l'avevano visto poche volte. Almeno sembravano poche rispetto a quelle in cui avevano visto i loro amici o i ragazzi che addestravano al campo.

Era il figlio di una delle ragazze del college di Nuova Roma. Era rimasta incinta a soli quattordici anni di un ragazzo che era morto in missione dopo solo due anni dalla nascita del bambino.

Segnata in così giovane età  dalla responsabilità e dal lutto la ragazza non si era arresa e aveva finito prima le superiori e poi il college.

Avevano visto crescere quel piccoletto fra una lezione e l'altra, sorridere, giocare, fare i capricci...

E poi avevano sentito l'urlo di dolore che aveva lanciato sua madre quando era stata data la notizia della sua morte. Ucciso da un mostro, era uscito per sbaglio dai confini giocando con gli amici. Non era addestrato.
Avrebbe compiuto  dieci anni due settimane dopo.

Annabeth aveva ancora nella mente, vivido e chiaro, il ricordo di quando era stata data la notizia: erano in biblioteca, lei e Percy immersi nello studio mentre quella giovane madre prendeva in prestito libri per il figlio che non a rebbe più riabbracciato.

Ricordava la faccia stravolta del ragazzo che aveva dato la notizia, il modo in cui la madre, incredula, era impallidita e poi corsa fuori.

Ricordava il grido straziante che aveva lanciato di fronte al corpo spezzato della creatura che aveva messo al mondo e allevato con fatica e amore per quasi dieci anni.
Ricordava i quattro squarci diagonali che si allungavano sul petto e sul ventre di quel bambino che non sarebbbe mai stato adulto.
Ricordava il pianto isterico della madre e le lacrime silenziose sul volto di Percy.
Ricordava di come si era sentita pietrificata e di come il peso che aveva nel petto non si era alleviato nemmeno quando Percy l'aveva stretta fra le braccia.
Ricordava come, il giorno del funerale, i presenti avessere intonato la sua canzone preferita così che potesse accompagnarlo nell'Ade.
Ricordava lo sguardo vuoto della madre e lo portava sempre stampato a fuoco nel cuore come un marchio indelebile.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 02, 2024 ⏰

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