30 giorni .. alla tua dipartita.

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"Catalina.. ? Catalina, stai ascoltando?"

una voce interruppe l'istante di straniamemto della ragazza con il cappello in lana azzurra. Era quella del dottor Durkeh , primario di oncologia, che di scene come quella ne aveva viste a bizzeffe nel corso della sua dura carriera. Catalina fece di sì con la testa, gli occhi lucidi e persi ancora nel vuoto dei milioni di pensieri intrusivi che si stavano man mano annidando nella sua mente.

"Era una possibilità che avevamo già messo sfortunatamente in conto, e mi dispiace confermare che .. i nostri sospetti erano giusti. Le metastasi sono ormai giunte dove rimuoverle sarebbe impossibile, e rischiare non farebbe altro se non ridurre di molto la tua attuale prospettiva di vita."

Un tumore alla testa, così esteso, sarebbe stato impossibile da rimuovere, come avevano chiaramente testimoniato le radiografie effettuate negli ultimi giorni ; il corpo di Catalina era stato attaccato bruscamente da un mostro ben più grande di lei, che stavolta parve aver vinto la battaglia , e anche la guerra. La chiacchierata proseguì per qualche altro minuto, giusto il necessario per mettere ben in chiaro che restare in reparto, per quanto di conforto, sarebbe stato concretamente inutile. Ma questo, la ragazza, lo sapeva bene. Decise ugualmente di restare, non avendo alcun ritrovo caloroso a sufficienza ad accoglierla fuori, quindi si asciugò le lacrime, prese il suo peluche portafortuna, e con un macigno in petto si avviò verso la porta.. se solo avesse saputo che quella conversazione non era stata un senso unico tra lei e il dottor Durkeh.

Dall'altra parte della superficie azzurrina, difatti, vi era la figura curiosa di Ricardo, "Rick" per tutto il reparto di oncologia, che aveva prestato attenzione ad ogni minimo dettaglio, cambio di tono e notizia, prima che Rosy, una delle infermiere passanti per il corridoio, non lo riprese come al solito.

"Che cosa stai facendo, qui attaccato come una lucertola, mh?!"

Il tono tutt'altro che sottile della donna echeggiò fin dentro l'ufficio, il ragazzo le fece segno di tacere , di graziarlo almeno stavolta, ma lei parve non comprendere.

"Disgraziato che non sei altro, devi fare penare anche il primario adesso? — sono consulenze /private/ ! Private, dico i —"

Mai fu fatto gesto più impulsivo. La mano tatuata di Ricardo coprì le labbra di Rosy, di qualche centimetro più bassa di lui, la quale avrebbe volentieri proseguito quella faida .. se la porta verde non si fosse aperta, mostrando il volto sconvolto di Catalina intento a fissarli per pochi secondi, passando poi oltre come fossero trasparenti. Era chiaro che avesse problemi ben più importanti di cui occuparsi, piuttosto che di un ragazzino impiccione e di un'infermiera italiana incapace di farsi rispettare.

𝟑𝟎 𝐆𝐈𝐎𝐑𝐍𝐈 𝐏𝐄𝐑 𝐕𝐈𝐕𝐄𝐑𝐄 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora