Uscirò dalla tua vita per sempre - Parte II

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Sanem

Non poteva essere che così, dovevo andarmene, non sarei potuta rimanere ad Istanbul sapendo che lui era a qualche chilometro da me.
Mi avrebbe uccisa non uscire di casa ogni mattina con Layla per andare in agenzia, il luogo in cui avevo trovato nuovi amici, un lavoro interessante e l'uomo che è diventato in pochissimo tempo il centro della mia esistenza.

Non sarà facile vivere lontano dalla mia famiglia, dal quartiere, da Ayhan e Osman, ma sarebbe stato ancora più difficile resistere alla tentazione di tornare agli scogli, ai nostri scogli, dove abbiamo discusso e dove tante volte mi ha stretta a sè dicendo di amarmi. Sarebbe stata una sofferenza continua che so di non poter sopportare.

Come possiamo essere arrivati a questo? Non aveva forse detto che lontano da me non poteva stare? Ho sbagliato, è vero, ma se mi amava così come diceva di amarmi come può avermi estromessa così dalla sua vita affermando che sono "l'altra"?

Riapro gli occhi sollevando la testa dal  finestrino del bus dove l'ho tenuto appoggiata da quando siamo partiti. Gli ultimi sobborghi di Istanbul corrono via veloci sotto il mio sguardo che  a lungo rimane fisso sul  paesaggio senza vedere niente, completamente  persa nei miei pensieri. Nella mia mente un susseguirsi di "se solo, keşke", se solo non avessi avuto paura di perderlo, se avessi trovato il coraggio di dirgli di Fabri, del profumo e del dolore nel vederlo rinchiuso in una prigione. Forse mi avrebbe ascoltata, avrebbe capito... o forse no. Scuoto il capo correggendomi da sola, avrebbe agito allo stesso modo ne sono sicura. Mi avrebbe urlato comunque che ho rovinato la magia nel nostro rapporto, che è finita, che non c'è più un noi,  che sono come tutte le altre. Una lacrima traditrice riesce a sfuggire dalla morsa dei miei occhi serrati, ho promesso di non farlo più, dopo aver pianto tutta la notte per quell'amore perduto mi sono ripromessa di impedirmelo. Basta Sanem, è il momento di andare avanti.

Il  bus che rallenta e pian piano si ferma mi riporta alla realtà, passo una mano frettolosa a cancellare dal viso quell'ennesimo segno di  debolezza mentre prendo un respiro profondo. L'autista annuncia  che ci stiamo fermando nei pressi di Bursa per una pausa, decido di scendere insieme agli altri passeggeri per andare a sciacquare il viso nel bagno dell'autogrill, poi mi fermo a prendere un tè al bar ed un simith da mangiare più tardi. Il viaggio fino ad Ankara  è ancora lungo ed io non ho mangiato niente da ieri a pranzo. Ho lo stomaco chiuso dal rammarico per ciò che ho perso per sempre e per l'incertezza di un futuro tutto da reinventare in una città sconosciuta.

 Esco sul piazzale dell'autogrill dirigendomi verso il bus a capo chino, persa nei miei pensieri quando mi trovo a scontrarmi con un corpo massiccio. L'impatto è tanto violento  da rischiare di cadere all'indietro se due braccia forti non mi avessero sorretto prontamente. Imbarazzata, d'istinto mi scuso mentre  un profumo familiare mi porta ad alzare lo sguardo di scatto, potrei riconoscerlo tra milioni.
"Can? "
Sorride mentre sposta una ciocca ribelle caduta sul mio viso nell'impatto contro il suo petto.
"Sanem".
I nostri sguardi rimangono incatenati per istanti infiniti finchè sento l'autista richiamare i passeggeri del bus diretto ad Ankara.
"Devo andare". Faccio un passo indietro per liberarmi dalla  presa della sua mano sul mio braccio che si fa invece più stretta trattenendomi.
"Aspetta, vorrei parlarti". 
Prendo un respiro profondo, in un istante tutto il dolore e la delusione di queste ultime ore si  trasformano in rabbia. "Non capisco cosa ci fai qui. Non c'è niente di cui parlare Can Divit, sei stato chiarissimo ieri sera, se vuoi scusarmi, il mio bus sta per partire". Lancio uno sguardo  veloce  rendendomi conto che sono saliti già tutti, cerco ancora una volta di liberarmi dalla sua stretta. "Devo andare, stanno aspettando solo me".

Proprio mentre sto pronunciando queste parole vedo la porta del bus chiudersi ed il mezzo comincia a muoversi. Non posso crederci, mi sposto di lato alzando la mano e gridando all'indirizzo dell'autista. "Ehi, aspetti!" la sua presa rimane salda sul mio polso. "Lasciami, devo andare, la mia valigia..."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 20 ⏰

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