Capitolo 1 - Ricominciare da zero

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Hope

Dopo undici estenuanti ore di volo eccomi finalmente atterrata a Los Angeles. Una volta scesa dall'aereo, mi dirigo con passo svelto verso il nastro di riconsegna per il ritiro dei bagagli imbarcati e nel mentre butto un occhio sullo schermo del mio smartphone per vedere eventuali messaggi ricevuti durante il viaggio. Nonostante la scarsa luminosità del telefono mi sembra di scorgere alcune icone poste al centro dello schermo che stanno ad indicare le diverse notifiche ricevute. Apro velocemente le chat per tranquillizzare le mie amiche del mio arrivo e, una volta avvertito chi più ho a cuore, rivolgo lo sguardo verso i diversi gruppi di persone che frettolose si accingono ognuno a prendere le proprie valigie, sovrastandosi l'uno con l'altro alla ricerca della propria valigia che scorre sul rullo. E' proprio in mezzo a tutta questa mischia che mi accorgo di essere sola, perché la figura di mio padre sembra essere magicamente scomparsa tra la folla.

Sbuffo alzando gli occhi al cielo. <<Dannazione, questa non ci voleva proprio.>>, penso tra me e me guardandomi intorno cercando di intravedere la sua testa fra tutte le altre.

Rassegnata afferro le valigie dagli scomodi manici neri e con fatica le trascino per i lunghi corridoi dell'affollato aeroporto di Los Angeles, camminando sulla punta delle mie amate Converse nella speranza di vedere, in mezzo alla confusione, il berretto blu di mio padre.

A costo di farmi sentire da tutte le persone che mi circondano, cerco di scandire bene le parole richiamandolo. <<Papà! Papà!>>. Forse il mio camminare a passo svelto, mentre rispondevo ai messaggi senza aspettarlo, deve averlo fatto rimanere troppo indietro. Sapevo che stava camminando dietro di me, eppure non capisco perché sia svanito così nel nulla, ero convinta che mi avesse seguito. Nonostante di mio padre non ci sia più traccia sono abbastanza tranquilla perché, conoscendolo, so che potrebbe anche essersi fermato distratto dallo sbrilluccicare di qualche orologio posto nella vetrina di una gioielleria come è solito fare ogni qualvolta che ne vede una in giro per le strade di Londra e, puntualmente, tocca a me poi tornare indietro a riprenderlo come fa un genitore con un bambino, incantato di fronte ad un negozio di caramelle.

Finalmente posso tirare un sospiro di sollievo: da lassù qualcuno sembra aver ascoltato le mie preghiere, perché tutto d'un tratto, in lontananza, vedo mio padre che si accinge a venirmi incontro con quella sua tipica espressione di chi non sa nemmeno dove si trovi.

<<Hope, dove ti eri cacciata?>>

Sistemo meglio lo zaino sulle spalle e rido. <<Ah io? Dove eri finito tu piuttosto! Mi sono distratta un attimo e tu sei sparito nel nulla, sembrava quasi ti fossi volatilizzato.>>

<<Pronta ad andare?>>, rivolge lo sguardo al quadrante dell' orologio che indossa al polso sinistro. << Il nostro taxi dovrebbe essere già arrivato.>>

Sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sistemo meglio gli occhiali scivolati sulla punta del naso. <<Si certo, andiamo pure .>>

Dopo aver caricato la moltitudine di valigie nel bagagliaio del taxi, papà fornisce l'indirizzo all'autista e ci avviamo verso la nostra nuova casa. Quando mio padre mi ha comunicato della nostra improvvisa partenza speravo stesse scherzando. Lasciare Londra avrebbe significato lasciare un pezzo della mia vita: la mia amata città, le mie care amiche, il coffee shop di Jessie dove trascorrevo interi pomeriggi a fare gossip e a studiare con Margaret e Sophie. Il solo pensiero di lasciare tutto questo da una parte mi rendeva profondamente triste, ma al tempo stesso sapevo che avrei dovuto seguire mio padre, accettando l'idea di lasciarmi il passato alle spalle pronta per incominciare questa nuova vita.

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