prologue

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I just wanna feel okay again
-Mean, Taylor Swift










Asteria
Sei anni prima

Risate, risate e solo risate.
Questo era ciò che sentiva la piccola Asteria, ed erano tutte rivolte a lei che, dolorante, giaceva a terra nel bagno della scuola mentre dei calci continuavano ininterrottamente a colpirla. Aveva iniziato le scuole superiori solo da qualche mese, ricorda ancora il primo giorno come se fosse ieri, era emozionata all'idea di fare nuove amicizie ma al tempo stesso aveva paura dei possibili giudizi, degli sguardi dal basso verso l'alto, aveva paura di non essere ben accetta ed ora si stava rendendo conto che quelle paure si erano tramutate in realtà; una realtà cruda, fatta di risate maligne, violenza e frasi ripugnanti.
«che fai ratto, non ti alzi?» ride un ragazzo del quartetto
«scommetto che per quanto è grossa non ci riesce nemmeno provandoci» disse l'unica ragazza del gruppo, la stessa che fino a poco prima la riempiva di calci
«non sono grossa» disse Asteria, mentre provava a rialzarsi, lo disse per convincersi che le parole che le dicevano non fossero reali, che lei non era ciò che loro credevano che fosse.
I quattro la guardavano con disprezzo e mentre i tre ragazzi restavano fermi attorno a lei, la ragazza non ne aveva abbastanza, quindi si abbassò alla sua altezza
«ti conviene stare zitta e subire, se non vuoi che la prossima volta sia peggio di questa» disse prendendole il viso con una mano
«e questo lo prendo io» prese il cellulare della piccola e si alzò, andandosene con i ragazzi che la seguivano.
Una volta che uscirono dal bagno si mise a sedere, scoppiando poi a piangere.
Si odiava, aveva quattordici anni e si odiava, lo faceva perché non riusciva a reagire, a rialzarsi, si odiava perché, per lei, era colpa sua.
Da tre mesi a questa parte tornava a casa con lividi su tutto il corpo e se all'inizio era difficile coprirlo, per il caldo che persisteva ancora, ora era una passeggiata, bastava vestirsi con capi più larghi e coprenti o portarsi dietro una sciarpa, consapevole che anche quel giorno l'avrebbero picchiata.
Se per Asteria vivere in quel modo fosse come vivere all'inferno, per quel gruppo era divertente, eppure avrebbero dovuto comportarsi da adolescenti con una certa maturità, essendo che i tre ragazzi erano più grandi di lei.
Erano in quattro: Luigi Colombo il dominatore del branco, Leonardo D'Angelo la spalla destra di Luigi, Gabriele Lombardi colui che la maggior parte delle volte restava in silenzio ed eseguiva ordini ma che se voleva poteva essere il più perfido, ed infine Sabrina Rizzo, la piccola cugina di secondo grado di Gabriele, colei che viene considerata la 'principessa' del gruppo ma anche la più cattiva.
I tre erano in quarto superiore, mentre la ragazza, sorprendentemente, era una sua coetanea.
Non si capacitava del perché di tutta quella cattiveria gratuita, lei che sin dal primo giorno restava nel suo banco senza dar conto a nessuno, ma forse era proprio per questo.
Si asciugò le lacrime con forza, come a voler cancellare ogni minimo segno di debolezza, per poi alzarsi con difficoltà e tornare come niente fosse in classe: mancava solo un'ora e finalmente poteva scappare da quell'inferno.
Al suono della campanella prese di corsa il suo zaino e senza guardarsi indietro uscì di fretta dall'edificio.
Cominciò a camminare velocemente fino a casa sua che, purtroppo o per fortuna, era abbastanza vicina alla scuola, ed una volta essere arrivata davanti alla porta di casa si fermò, fece un bel respiro ed indossò il sorriso più falso che avesse per poi aprire la porta con le sue chiavi.
«sono a casa» urlò la sua presenza, lasciando a terra il suo zaino.
Non ricevendo risposta si diresse verso la cucina, dove trovò sua madre intenta a cucinare il pranzo
«ciao mamma» sorrise, facendo così voltare la madre verso di sè
«ciao amore, scusa non ti ho sentita arrivare» disse con tono distratto mentre passava dei piatti alla figlia
«tranquilla, papà?» chiese mentre continuava ad apparecchiare
«è in bagno, ora siediti» rispose sedendosi.
Una volta che furono tutti e tre a tavola, regnò il silenzio e l'unico rumore era quello della forchetta che sbatteva sul piatto
«com'è andata a scuola?» chiese la madre
«bene» mentì fissando la forchetta
«ed il compito d'italiano?» chiese di punto in bianco il padre
«bene, ho preso otto» sorrise Asteria
«stai scherzando?» rise il padre per poi tornare improvvisamente serio
«un otto significa 'delusione', un dieci è un bel voto» disse seriamente.
«ho studiato tutta la settimana, mi sono impegnata ed ho anche ricevuto dei complimenti dalla professoressa, non vedo dove sia il problema» rispose confusa
«il problema è che ti accontenti di poco e questo, Asteria, non va bene» disse duramente
«tesoro, infondo è un ottimo voto, magari con il prossimo compito otterrà un risultato migliore» disse la madre al marito, cercando di calmare le acque, inutilmente
«tu non intrometterti!» urlò di punto in bianco, per poi mangiare un boccone di pasta al sugo
«cos'è 'sta merda?!» disse sputando la pasta e alzandosi dalla sedia
«è pasta al sugo, avevi detto che-» rispose la donna
«devi stare zitta! non sei neanche capace a cucinare» disse avvicinandosi alla moglie, per poi farla alzare prendendola dal braccio mentre con una mano scaraventò a terra il piatto.
La donna, impaurita, fece segno alla figlia di andarsene in camera e così fece, ma prima si nascose in corridoio per sbirciare.
Vide il primo schiaffo, vide le lacrime della madre e vide un uomo fuori di sè.
Se ne andò di fretta in camera sua, prese il pc, attaccò le cuffie e si immerse in un altro mondo, in una altra dimensione.
Laddove era sola, ma serena, felice e spensierata, laddove non la deridevano e non esisteva violenza.
In quel momento sperò con tutta sé stessa che qualcuno la salvasse, la portasse via da quell'incubo che era la sua vita, anche se non era certa che potesse accadere; ma di una cosa era certa, se il costo da pagare per stare con qualcuno fosse la violenza, allora no, lei non si sarebbe mai innamorata di qualcuno, costo di restare sola a vita.
Asteria, però, non sapeva che quel giorno a scuola qualcuno la vide tornare in classe con le lacrime agli occhi, come non sapeva che sarebbe stata quella persona a salvarla.
















Alex
Sei anni prima

Il liceo, si sa, per gli adolescenti è un ambiente particolare e questo Alessandro lo sapeva bene, ha vissuto i primi tre anni facendo il conto alla rovescia per tutto l'anno e per qualsiasi festività, anche le più odiate da lui come il Natale.
Ma il quarto anno, purtroppo, era cominciato da qualche mese ed Alex già non vedeva l'ora di ritornarsene a casa e stare per tutto il giorno al pianoforte o con la chitarra in mano, l'importante per lui era suonare ma soprattutto cantare.
Per l'ennesima volta, come in quei pochi ma lunghi mesi, varcò la soglia della sua classe con gli auricolari ancora nelle orecchie mentre le note di "L'emozione non ha voce" risuonavano ad alto volume facendolo allontanare dal mondo esterno.
Prese posto al suo solito banco, infondo alla classe, quando la pace durò poco perché se un secondo prima sentiva la musica nelle sue orecchie ora, invece, ascoltava il gran baccano che i suoi compagni di classe stavano facendo.
«il signor Greco finalmente ci degna della sua attenzione» disse con finta ironia Luigi Colombo facendo così ridere il suo gruppetto
«non farci l'abitudine Colombo» rispose scocciato Alessandro girandosi verso di lui
«cosa stavi ascoltando, un'altra lagna vero?» rise il ragazzo, ignorando completamente l'altro
«perché non vai a farti i cazzi tuoi e mi lasci in pace? magari a scoparti qualche altra sedicenne» sputò il moro, stufo del comportamento di Luigi
«fidati oggi ho già dato»
«mi fai schifo, come ragazzo e come essere umano» disse con sguardo schifato per poi rimettersi le cuffiette.
Luigi non fece in tempo a rispondere che la professoressa di storia, la De Rossi, entrò in classe.
Alex non ascoltò minimamente la lezione, troppo preso dai suoi pensieri e dalle canzoni che man mano cambiavano.
Venne, però, scosso violentemente dalla spalla così si girò furioso, pronto ad un altra litigata con Colombo ma quando lo fece si ritrovò l'espressione arrabbiata della professoressa così tolse, a malincuore, la musica.
«ancora con queste cose nelle orecchie Greco?!» urlò la donna
«e allora?» rispose scocciato
«allora?! ancora non ha capito che di musica non si vive!»
«e di cosa di cosa si vive se non di cose che si amano?»
«di cultura! se non si studia, cosa che lei evidentemente non fa, non si va da nessuna parte»
«parla proprio lei, che per "vivere" si alza ogni giorno alle sei del mattino pronta a fingere che questo lavoro le piaccia veramente quando la realtà è che non vede l'ora nemmeno lei di andarsene di qui e magari cambiare mestiere o anche città» quasi sputò quelle parole
«ma come si permette di parlarmi così! lei non sa niente di me» urlò isterica la De Rossi
«neanche lei sa niente di me, quindi se ne vada a fanculo assieme a questa scuola del cazzo» si alzò e prese le sue cose di fretta e furia
«in presidenza, subito!»
«volentieri» e così uscì da quella classe.
Alessandro non seppe quanto tempo rimase in presidenza, con l'uomo che gli fece un discorso lungo quanto la Divina Commedia, ma quando finalmente uscì vide un angelo ridotto a pezzi ed il suo cuore che, inaspettatamente, provò più dolore del solito; così si promise che un giorno avrebbe scoperto cos'è successo quella mattina per la ridurla così.
E con il cuore pesante uscì dalla struttura, lasciandosi inconsapevolmente alle spalle qualcuno che l'avrebbe salvato.

















Nota Autrice
Ciao cuori belli!
Mi siete mancati tantissimo, come mi è mancato aggiornare e scrivere.
Mi prendo tutte le colpe per essere sparita da un momento all'altro ma è stato tutto davvero caotico e difficile, ma ora eccomi qui, Asteria e Alex son tornati ma stavolta in nuove vesti; lui ha un cognome diverso e so che avrete notato che non lo è solo quello ma tutta la storia.
Man mano scoprirete meglio come ho riorganizzato il tutto, ma nonostante ciò le piccole idee principali rimangono tali.
Come sempre aggiornamenti irregolari ma cercherò di impegnarmi di più e di farmi perdonare.🥹
Ora il mio l'ho fatto, tocca a voi fare il vostro. ✨
Mi è mancato tutto ciò, grazie, spero solo che sia rimasto qualcuno ad aspettarmi.
Spero che il prologo vi sia piaciuto, a presto! 🩷

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